ALESINA E GIAVAZZI SUL GOVERNO

Per capire quanto il governo Giuseppi by Casalino sia inadeguato, basta leggere queste poche considerazioni di due economisti che segnalano alcune evidenti criticità. Per non dimenticare. Iniziamo dalla scuola. In alcuni Paesi europei, peraltro molto colpiti dall’epidemia, ad esempio in Francia e Svizzera, durante il lockdown asili e scuole elementari hanno sempre garantito il servizio ai genitori occupati nei settori essenziali: sanità, forze dell’ordine, protezione civile, vigili del fuoco. In Austria, Danimarca e Germania asili e scuole elementari sono già aperti; in Francia e Svizzera la prossima settimana. Questa è la condizione necessaria perché i genitori possano tornare al lavoro. Il ministro della Pubblica istruzione, Lucia Azzolina, per togliersi il pensiero di trovare soluzioni complesse per una situazione difficile ha chiuso tutto fino a settembre. Fra riaprire tutte le scuole oggi e chiuderle fino a settembre si dovevano cercare soluzioni intermedie, difficili da inventarsi, certo, ma questo dovrebbe essere il compito del ministro che pare solo interessato ai, pur importanti, dettagli dell’esame di maturità. Sul lavoro l’emergenza non consentiva esperimenti. Come ha spiegato l’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, bisognava estendere la cassa integrazione a tutti. Invece si è preferita la cassa in deroga, che prima di arrivare all’Inps richiede l’approvazione di ogni singola Regione. Questo ha solo creato ritardi e diversità di trattamento da zone a zone del Paese. Con il risultato che a molti lavoratori la cassa continuano a pagarla le aziende. L’Agenzia delle Entrate ha l’Iban di tutte le imprese, poteva accreditare i 25 mila euro direttamente sui conti. Per la liquidità alle imprese ci si è affidati alle banche, e la liquidità arriva con il contagocce. Il motivo è che se un’azienda fallisce, come purtroppo potrebbe accadere, nel turismo ad esempio ma non solo, un pubblico ministero potrebbe formulare un capo di imputazione per bancarotta fraudolenta, e il direttore di banca che ha concesso il credito correrebbe rischi penali. Non sorprende che nonostante il prestito sia garantito dallo Stato le banche procedano con cautela. Si doveva usare l’Agenzia delle entrate che conosce gli Iban di tutte le aziende e avrebbe potuto accreditare i 25mila euro direttamente sui loro conti correnti. E se non si voleva fossero a fondo perduto il rimborso poteva essere previsto tramite le imposte future.