DAVIGO L’ACCUSA DIVENTA SENTENZA

Dagli anni novanta in poi in Italia ogni “imputato” sbattuto in prima pagina dai giornali diventa un “colpevole”. Proprio per questo la carcerazione preventiva è diventata lo strumento principale utilizzato da alcuni giudici per intraprendere l’azione penale. Se vogliono colpire Tizio ancor prima di avere prove che possano reggere nel processo, basta immetterlo nel circuito massmediologico. Il suo arresto amplificato dalla stampa o il semplice avviso di garanzia sputtanano Tizio per cui quando e se sarà assolto il danno è già avvenuto. Pier Camillo Davigo non è d’accordo. «L’errore italiano è sempre stato quello di dire: “aspettiamo le sentenze”. Ma se invito il mio vicino a cena e lo vedo uscire con l’argenteria nelle tasche per invitarlo di nuovo non sono costretto ad aspettare la sentenza della Cassazione. E se è stato condannato in primo grado per pedofilia, io, in omaggio alla presunzione di innocenza, gli affido mia figlia di 6 anni perché l’accompagni a scuola?». Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani Pulite ora consigliere Csm, aveva spiegato così giovedì, a Piazzapulita , su La7 , la differenza tra sospetto («una cosa che viene in mente a qualcuno») e gli indizi («elementi oggettivi che aspettano di essere valutati»). Sottolineando che la «prudenza è una virtù cardinale» al pari della giustizia. Il presidente dell’Unione camere penali, Gian Domenico Caiazza, ha indicato il nostro vero problema: «Diciamo da tempo che da noi conta l’accusa e non la sentenza. Teorizzare che il problema è attendere le sentenze è la migliore conferma dell’impazzimento giustizialista». La presunzione di innocenza sino alla condanna definitiva fu voluta dall’Assemblea costituente per ripristinare le garanzie cancellate dal regime fascista con il Codice penale del 1930. Allo scopo di garantire questo principio, quando un cittadino è sottoposto a indagine riceve un avviso di garanzia, che è uno strumento pensato per permettere alla persona indagata di conoscere i motivi dell’inchiesta e, quindi, di organizzare al meglio la propria difesa. Davigo con il suo apologo inserisce una “questione morale” che è seria, però finge di non sapere che tra un pm e l’avviso di garanzia si inseriscono i media. L’accusa amplificata dai media (magari con arresto per non inquinare le prove) diventa così in Italia un anticipo di pena. Quando e se l’accusa cadrà nel processo, il dentifricio non si può più rimettere nel tubetto (un caso solo per tutti, Penati a Milano).