Voglio bene a Paolo Sorrentino come se lo avessi incontrato e fosse un mio amico. L’ho conosciuto vedendo su Tele+ il suo primo film “L’uomo in più”. La stessa cosa mi era successa con una canzone di Lucio Battisti che era “Per una lira”. Di entrambi ho detto: questi sono da tenere d’occhio. Non sapevo nulla di Paolo, neppure l’età o la provenienza, così come di Lucio. Nessuno dei due mi ha mai deluso. Auguri, Paolo, per i tuoi 50 anni. Auguri perchè tu ci puoi dare ancora tanto e per questo ne scrivo come farebbe un amico, senza osannarlo, perchè nell’amicizia c’è la gratuità. Quando girò il suo primo film non sapeva se sarebbe stato l’unico e perciò mise insieme i due soggetti che aveva in testa, su un ex cantante e un ex calciatore. Ha avuto successo e quando fece “Le conseguenze dell’amore”, che per me resta il suo film migliore, la sua carriera non ha avuto più ostacoli. “La grande bellezza” e adesso le due stagioni della serie tv sul papa lo hanno consacrato regista internazionale. Sul Papa non mi esprimo perchè in realtà non è una serie ma un unico film lungo. Le serie tv più belle presentano dei personaggi che si evolvono, hanno una drammaturgia interna che si esalta perchè l’autore può fare uno scavo di ogni personaggio che non si esaurisce in novanta minuti ma si prolunga per 500 o mille minuti. Paolo invece è ormai un autore pop, è diventato un post-felliniano che fa prevalere forma e immagine all’intreccio e ai dialoghi. Essendo onnivoro, mischia le sue predilezioni, l’amore per la musica e quello per la letteratura e il cinema d’autore (il contrario di Tarantino che ama il cinema di serie), con la sua ricca sensibilità umana. Al contrario di Fellini che utilizzava maschere (caratteristi), è un generoso (si vedano i ruoli regalati alla Ferilli o a Elena Sofia Ricci e tanti attori italiani “medi”), umile, disponibile. Resta cioè partenopeo perchè mette tutti a proprio agio. La sua vita privata non è stata facile (adolescente ha perso entrambi i genitori per una stufa difettosa) e l’arte si è rivelata il suo modo di tenere a bada i fantasmi, la ricerca di “un centro di gravità permanente”. Ancora ha tante curiosità e tante cose da dire perchè è uno di quelli (i grandi per davvero) che ha capito subito che il “come” dici una cosa è molto più importante di “cosa” dici. Il suo sguardo sul mondo non ideologico speriamo ci terrà compagnia a lungo e so quanto il mio amico immaginario sia instancabile. Da amico gli consiglierei: più Scola, Risi, Monicelli che Fellini. Con lui ho un unico punto di disaccordo. Non è vero che, come ha detto, Fellini faccia ridere.