Credo fosse il 1999, agli scrutini finali compilammo la scheda (pagella) in 5 copie. La carta a carbone era sconsigliata. Pensavo avessimo toccato il fondo della burocrazia scolastica. Invece. Anni fa sono tornati i voti, per alcuni forma esauriente di valutazione, per altri no, così si sono aggiunti commenti, suggerimenti, giudizi parziali e globali. Poi si è cominciato a usare il computer per produrre le schede di valutazione e allegare altra carta per attività alternative, religione e commenti. Oggi, in sede di scrutinio, si deve scrivere: il voto e un giudizio in forma estesa sui livelli di apprendimento per ogni materia; giudizio per la descrizione del processo e del livello globale degli apprendimenti; giudizio di valutazione del comportamento (deprecabile chiamarlo voto di condotta); inserimento dei livelli raggiunti per la certificazione delle competenze. Inoltre. Per l’alunno con voti inferiori al 6, il consiglio di classe predispone un Piano di Apprendimento Individualizzato (Pai) in cui si indicano, per ogni disciplina, gli obiettivi di apprendimento e le strategie per raggiungerli. In considerazione della sospensione delle attività didattiche in presenza e delle iniziative svolte in modalità a distanza, se necessario, il consiglio di classe redige un Piano di Integrazione degli Apprendimenti (Pia) per ciascuna disciplina in cui non siano stati raggiunti gli obiettivi programmati all’inizio dell’anno. Si scrive molto ma quando torneremo in classe guarderemo negli occhi la Maria o il Francesco e dovremo trovare la chiave solutoria. E tutta la carta prodotta servirà a poco.
Giancarlo Zedde, docente di strumento musicale (pianoforte), I.C. Alvaro Gobetti di Torino (LETTERE al Corsera)