Severgnini, l’uomo non saggio pur con i capelli bianchi, lo “scontato del villaggio”, ha scritto sul Corriere:
Qualunque italiano dotato di onestà intellettuale lo ammette: in marzo e in aprile — mesi terribili — il premier Conte è stato all’altezza della sfida. Ha tenuto la barra dritta e la barca a galla. Una volta evitato il naufragio, però, ha iniziato a passeggiare sul ponte, guardare l’orizzonte e consultare freneticamente le carte nautiche, dando l’impressione di non sapere bene dove andare.
Sarò disonesto ma non la penso come lui, perchè Severgnini scrive sempre per essere approvato dalla maggioranza dei lettori (ecco la ricetta per la popolarità, il giornalista che orienta le sue opinioni sui sondaggi). Finalmente abbiamo gente come Polito, Cassese, Cazzullo, Cottarelli, Perotti, Boeri, giornali come Repubblica o Linkiesta che a giugno stanno mettendo a nudo tutte le incertezze e le ambiguità del “Conte del Grillo”.
(Cottarelli) “L’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno è un elenco infinito di promesse di azioni, e di frasi roboanti su quanto l’Italia sia bella, un lungo discorso volto a far contenti tutti. Occorre fissare priorità se ci si vuole muovere rapidamente. E devono essere chiare e poche”. Se non ci fosse stato il coronavirus Conte sarebbe caduto da tempo, invece… Però già a marzo (si veda inchiesta di Repubblica) è subito apparso evidente quanto e come Conte abbia frenato e ritardato la linea Speranza, più decisa da subito a chiudere, al lockdown. 31 gennaio, primi due casi accertati in Italia: “Conte. Niente panico, siamo preparati”. 21 febbraio: “Conte. Siamo preparati all’emergenza”. Preparati un corno. Un capo del governo deve avere una sola qualità, una sola, la prontezza della decisione, perchè una decisione presa troppo tardi o contraddetta o incerta, crea confusione. Basterebbe solo pensare (ma ancora è troppo presto per farlo compiutamente) alle 5 autodichiarazioni, alle multe e ai controlli insensati a tipi solitari, ai Dpcm, alle conferenze stampa annunciate, rinviate e quindi con una massa di anticipazioni giornalistiche che hanno condotto l’8 marzo all’assalto ai treni per il Sud nel timore della paralisi. Un premier indeciso a tutto, intento a salvare capra e cavoli, favorito da un pd come al solito gregario e senza aver deciso cosa deve fare da grande. Insomma, il Conte 1 o 2 è il Carlo Conte dei presidenti del Consiglio, l’italiano tipico (pochette, look, tintura) che si adatta, opportunista, senza convinzioni (Salvini o Di Maio purchè se magna), chiamato come un Sordi qualsiasi ad un impegno eccezionale e che si arrangia come può. Dire che a marzo (ripeto, l’8 marzo treni e autobus hanno portato il virus al sud) ed aprile si è comportato bene è da Severgnini, un altro piacione (con barba o senza) che non parla mai di fatti (l’altro da sè) ma sempre e soltanto di se stesso, che riconduce tutta la realtà a se stesso. Severgnini non analizza Conte, esprime la suggestione che ha di Conte. Conte è inadeguato ma non perchè sia Carlo Conte e non un Churchill, perchè in momenti eccezionali occorrono statisti eccezionali e lui è il professore universitario medio, quello che, quando fa l’esame la bella ragazza, interroga lui mentre i giovinastri li lascia agli assistenti.