Firenze la preside trasferita per incompatibilità ambientale

Agli inizi di marzo del 2021 avevo scritto un articolo. Cominciava così. “La preside Annarita Fasulo dell’Istituto comprensivo Masaccio di Firenze è stata trasferita “d’urgenza” dal direttore generale toscano Pellecchia nel termine di una settimana. Il motivo è “incompatibilità ambientale” che è risultato dopo: una petizione a provveditorato e Comune firmata da 1200 genitori delle quattro scuole che fanno parte del comprensivo; una manifestazione in piazza Oberdan con 200 persone; un faccia a faccia tra genitori, prof e provveditorato; una serie di incontri organizzati dai docenti con sindacati e Prefettura. La dirigente è stata trasferita in un altro comprensivo, il Sandro Pertini di Vernio, in provincia di Prato”.

Oggi 22 ottobre sul Corriere Fiorentino leggo aggiornamenti sul caso. La preside ha presentato ricorso al giudice del lavoro di Prato il quale le ha dato ragione: il decreto di trasferimento difetta di motivazione. La decisione è stata confermata anche in appello, ma la dirigente è stata reintegrata all’IC Verdi di Firenze.  Pertanto ella ha chiesto di nuovo al giudice di ritornare alla guida del Masaccio. Il giudice deciderà il prossimo 19 novembre 2021. Nel frattempo i genitori del Masaccio non demordono e hanno consegnato all’USR toscano una lettera con oltre 1200 firme.

Il mio commento sulla vicenda risale a marzo e poneva alcune domande: 1) Non sembra esagerato che per allontanare un dirigente si debba scendere in piazza come si fa con un sindaco? Non dovrebbe bastare un ispettore? 2) Se ti fai cacciare da una scuola perchè non ti vogliono genitori e docenti, perchè non cambi mestiere? Infine, la domanda del secolo: 3) Dirigenti, docenti, Ata, perchè in Italia è così difficile trasferirli in tempi ragionevoli ad altro ruolo se dimostrano ampiamente che in una scuola non possono operare?

Se guardassimo alla questione con gli occhi degli studenti la vicenda assume un significato molto diverso dalla semplice “questione di diritto” che appare. Anche perchè il diritto sganciato dalla logica sancisce il dominio delle norme astratte sulla vita concreta quotidiana.

Prendiamo il caso della dirigente scolastica di Torino, condannata a 13 mesi nella vicenda della maestra d’asilo messa alla gogna e licenziata dopo che l’ex fidanzato aveva divulgato delle sue foto osè nella chat Whatsapp del calcetto. La mia domanda è: 4) Siamo sicuri che sia adatta a fare la preside?

Il concetto fondamentale, del tutto misconosciuto in Italia, riguarda il rapporto tra scuola e democrazia. Ancora molti non hanno capito che soltanto a scuola i giovani apprendono la democrazia, che pure non è annoverata tra le discipline di studio. Con semplici esempi di vita essi imparano cosa sia la democrazia, se non lo fanno a scuola non lo faranno più per il resto della loro vita.

Noi italiani siamo garantisti (i gradi di giustizia sono tre, gli avvocati una pletora e poi ci lamentiamo delle lentezze) ma ancora non abbiamo capito che dopo 12 anni di frequenza scolastica dei ragazzi e dopo 17 anni che servono per creare dei disoccupati, tutto questo tempo ad una sola cosa servirà davvero ai giovani, senza che venga rilasciato un titolo, una certificazione, un attestato. Servirà a capire cosa sia la democrazia, perchè una scuola è una piccola società o comunità, dove operano persone con ruoli diversi, allo scopo di far apprendere i ragazzi, e quel metodo che rende possibile raggiungere lo scopo in un clima sereno e senza che nessuno prevarichi sull’altro si chiama democrazia. Se dalle scuole, per dire, si tolgono i prepotenti, qualsiasi ruolo o età abbiano, esse funzionano bene. Solo che in Italia il sistema rispetto ai dipendenti pubblici che non funzionano gira a vuoto, si perde nei cavilli e gli azzeccagarbugli impartiscono ai giovani terribili lezioni su una democrazia incapace di garantire un clima sereno e rapporti interpersonali corretti.