Scordovillo la cronistoria di poveri accolti per votare alle comunali che diventano terroristi

(5ago2021) La storia di Scordovillo non capisco perchè nessuno racconta mai come sia cominciata. E’ normale che il tempo cancella la memoria ma per capire la qualità della politica lametina basta ricordare per quale motivo i rom sono stati accolti a Lamezia ed è stata fornita loro la residenza. Per poche decine di voti. Gli “apprendisti stregoni” dei nostri grandi politici sono stati capaci per pochi  voti che oggi pagano dieci euro di accettare un campo profughi non in periferia ma in pieno centro. I furbi hanno confezionato con le loro manine una bomba sociale che ha avuto effetti devastanti sulla nostra società, e dopo tanti anni nessuno sa come si possa procedere allo sminamento. Ma detto questo, ora leggete un’analisi sociologica seria del problema “sistema abitativo per una specifica etnia”.

L’Italia oggi è l’unico Paese in Europa ad aver creato, organizzato e consolidato un sistema abitativo  per una specifica etnia che, nel nostro caso, assume forma architettonica nel “campo rom”, uno “spazio-contenitore” all’aria aperta posto lontano dal centro cittadino, realizzato per soggetti che, a partire dall’abitare, appaiono culturalmente incapaci di intraprendere percorsi di inclusione. Il “sistema campo” parte dal container dove sono concentrati i rom per irradiarsi in tutta la città plasmando menti, orientando politiche, ispirando studi, ricerche accademiche, articoli di quotidiani, post sui social.

Ogni azione di sgombero forzato, non finiremo mai di dirlo, rappresenta sempre e comunque una grave violazione dei diritti umani, senza mai rimediare all’inadeguatezza dell’alloggio o alle criticità di carattere igienico-sanitario, reiterandole invece altrove e con maggiore intensità e gravità. (ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO. COMUNITA’ ROM NEGLI INSEDIAMENTI FORMALI E INFORMALI IN ITALIA. RAPPORTO 2019)  -Carlo Stasolla, Presidente Associazione 21 luglio Onlus 6 parallelo-

Personalmente condivido ogni parola di quello che ha scritto Stasolla. Una sola cosa vorrei chiedergli, se anch’io e tutti i lametini abbiamo dei diritti umani da far valere, il primo dei quali è quello di non restare vittime di una guerra chimica “di fatto”, cioè non dichiarata. Le armi chimiche sono classificate dalle Nazioni Unite  come armi di distruzione di massa, e la loro produzione e stoccaggio sono stati messi al bando dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993. Se lo Stato ci riconosce questo diritto, vale a dire il diritto di non essere intossicati da fumi derivanti da incendi accesi da persone che si avvalgono dall’anonimato (in guerra li chiamano cecchini), allora si può negoziare uno sgombero di Scordovillo fornendo al centinaio di nuclei familiari rom un altro alloggio dignitoso, senza però farli risiedere in un unico territorio, ma in varie zone della città.

Immaginate un condominio con 10 famiglie, dove c’è un condomino che ad un certo punto fa fuoriuscire dalla sua abitazione un fumo che costringe tutti gli altri a tapparsi in casa. Cos’è, un problema politico o di ordine pubblico? Una guerra o una negoziazione? E se gli altri 9 condomini si limitano a parlare tra di loro senza far nulla per decenni, come li possiamo definire, persone civili o cretini?

Questa storia, che si ripresenta da decenni in moltissimi territori del paese, potrebbe essere titolata “Lo sgombero annunciato ed i proclami”. Nonostante le proposte, i finanziamenti e gli innumerevoli interventi dell’autorità giudiziaria, la questione resta irrisolta. Direi, irrisolvibile. E lo sarà anche dopo il rogo che ha invaso la Piana di Lamezia. Il 16 luglio 2021 il governatore ff Nino Spirlì ha dichiarato di avere «convocato, per la prossima settimana, un nutrito e competente tavolo di lavoro per risolvere, una volta per tutte, i problemi che ruotano attorno al campo di Scordovillo». Non è stato il primo, non sarà l’ultimo. “Una volta per tutte” è una frase che per i lametini ha ormai lo stesso significato che “riprova, non si sa mai” ha per un ludopatico. Dopo il rogo del 14 luglio ci sono state interrogazioni parlamentari e lunedì  19 luglio un sit-in di un centinaio di persone ha protestato davanti al Comune. Tutto il resto dell’articolo, per chi intende leggerlo, serve per capire come i lametini siano ormai passivi e rassegnati dinnanzi questa emergenza. Un problema che non si risolve con lo sgombero, ma neppure con la mobilitazione dal basso. Un problema strettamente politico che la politica locale e nazionale non è in grado di risolvere. Lo ha spiegato bene il pubblico ministero dell’inchiesta “Quarta chiave” (giugno 2021):

«Emergenza umanitaria e ambientale»
Scordovillo è una situazione di «emergenza umanitaria e ambientale da affrontare unicamente con lo sgombero immediato e la bonifica dell’area interessata dal campo rom, non essendo ipotizzabili strumenti alternativi in considerazione della resistenza della popolazione rom ad integrarsi mediante l’occupazione in attività lecite ed in considerazione del fatto che il suo allontanamento dalla società civile è destinato a crescere in misura proporzionale alla crescita prevedibile della popolazione del campo e del correlato aumento dell’elusione massiccia dell’obbligo scolastico. La scuola, che potrebbe rappresentare la via maestra per l’integrazione, non fa il suo ingresso nel mondo rom ed il campo rom, di converso, diventa ancor più la palestra per l’addestramento al crimine delle nuove generazioni. I finanziamenti periodici per le bonifiche e/o le ristrutturazioni del campo si sono rivelati inefficaci quanto alla soluzione definitiva della questione rom, intesa nel suo significato complesso di fenomeno criminale ed umanitario, e di mero tamponamento di fortuna quanto all’emergenza generata di volta in volta, nel frattempo, dalla mancanza di una sistematica osservazione e prevenzione dell’involuzione delle dinamiche criminali interne alla popolazione rom». La richiesta di sgombero del pm contiene in sé l’analisi di una situazione allo stremo nella quale una mai integrata popolazione rom vive senza rete fognaria e con allacci illegali alla rete elettrica, visto che gli allacci legali sono stati interrotti. Il campo rom è un ambiente insalubre, a rischio incendi e con la scolarizzazione dei bambini ridotta all’osso, sempre più emarginato e mal tollerato dal resto della popolazione. Il campo rom di Scordovillo è una sorta di campo profughi in pieno centro città».

Per noi lametini e per gli storici futuri sarà un motivo di vanto o di disonore? Il motivo per il quale scrivo questo articolo lo ho pertanto annunciato in premessa. Una comunità capace di mettersi un campo profughi in centro, a due passi dall’ospedale e dal suo comune (in tempo di pace e nel sistema capitalista) come la possiamo definire?

Ci viene in soccorso un episodio (Bart il giostraio) del 1998 dei Simpson : Per ripagare dei danni causati in un luna park, Bart e Homer lavorano gratuitamente come giostrai, diventando amici di Cooder e suo figlio Spud. Involontariamente Homer fa sì che la polizia chiuda la giostra di Cooder, lasciando lui e suo figlio senza una casa. Per scusarsi Homer invita i due a stare a casa loro, nonostante Marge non sia d’accordo. Il giorno seguente la famiglia Simpson escono per far una visita guidata su una barca “dal fondo trasparente”, grazie ai biglietti donati loro da Cooder, ma al loro ritorno a casa scoprono che il giostraio ha cambiato la serratura ed ha preso possesso della loro abitazione. La famiglia Simpson alle prese con i giostrai sembra davvero la comunità lametina alle prese con i rom, capaci per mera cretinaggine di far diventare i rom padroni a casa nostra. Il 14 luglio 2021 è una data che in tempo di pace dimostra come si possa diventare vittime di una guerra chimica a causa di un ricatto che 400 persone, diventati cittadini di Lamezia per votare qualche politico alle comunali, ci hanno fatto. Solo che non sappiamo cosa vogliono in cambio.

Nessuno in tutti questi anni ha voluto specificare la natura del problema. C’è chi ha descritto i rom come se fossero gli ultimi, i disperati (alla De Andrè); chi come se fossero vittime di violenza etnica o settaria, perseguitati, tipo curdi o ebrei; chi li descrive come strumenti della ‘ndrangheta. La colpa di Lamezia sarebbe quella di non averli integrati. Solo che Lamezia non è la Somalia  o la Siria, la Repubblica Centroafricana e il Sud Sudan. Ma in ogni caso, se in qualsiasi città italiana un gruppo di 400 persone “disperato” per la povertà o la perdita del lavoro o per qualsiasi altra causa, ricattasse lo Stato attraverso spargimento di diossina, avvelenamento delle acque o altri mezzi violenti, che facciamo? I populisti la risposta politica ce l’hanno: a tutti diamo il reddito di cittadinanza. Se questo bonus servisse a non usare la violenza e non diventasse l’incentivo a lavorare in nero, ci si potrebbe pure pensare. Ma in ogni caso a Lamezia i veri poveri ( e ne abbiamo molti) sono abbandonati e non ci pensa nessuno mentre i rom sono una scheggia impazzita.

Alessia Truzzolillo, con la sua abituale professionalità, ha scritto sul Corriere della Calabria “Scordovillo, storia del ghetto più grande del Sud Italia e le «aspettative deluse». Consigliando la lettura integrale dell’articolo, lo riassumo a partire dalle date fondamentali, per ragionare su quanto  tempo abbiamo sprecato senza risolvere il problema.

Non soltanto non lo ha saputo fare la politica locale, ma neppure noi cittadini siamo esenti da colpe, basti ricordare le resistenze che ogni volta si sono frapposte all’integrazione di nuclei familiari in qualche zona della città. Così come il passare del tempo ha reso evidente  quanto l’azione di contrasto alla criminalità comune sia stata blanda. Il problema rom a Lamezia si è incistato nella città e nessuno può chiamarsi fuori, tranne i cittadini inermi. Amministratori, giudici e polizia, come è avvenuto in tutta Italia, hanno guardato e magari “studiato” il fenomeno senza riuscire a risolverlo in senso democratico. Politica e istituzioni insieme dimostrano che questo come altri problemi sociali (le periferie, la disoccupazione e il collocamento, i servizi) non sono in grado di governarli e piuttosto li subiscono facendoli diventare col tempo vere bombe sociali. Quali elementi consentono di definire la questione Scordovillo una tragedia sociale gravissima e senza paragoni?

In primis, l’accampamento rom più grande del meridione si trova a Lamezia in località Scordovillo su una superficie di circa due ettari che confina con l’ospedale “Giovanni Paolo II”. Le due zone vengono separate dal terrapieno della ferrovia.
L’area è pubblica, è comunale, mentre la strada d’accesso al campo, da via Salvatore Miceli, è di proprietà delle Ferrovie dello Stato poiché ricade nella fascia di rispetto del terrapieno della ferrovia che collega la stazione di Nicastro a quella di Sant’Eufemia.
Secondo il Piano regolatore generale comunale, ancora vigente, l’area del campo rom risulta essere “zona ospedaliera”. Secondo il Piano strutturale comunale l’area risulta classificata per attrezzature urbane ed in particolare usi ospedalieri complementari e integrati nella previsione di smantellamento del campo rom.

Questi dati consentono di poter chiamare in causa non soltanto gli amministratori locali ma anche tre ministeri, quello degli Interni, quello della Salute e quello dell’Ambiente (per l’inquietante impatto ambientale di cui si parlerà in seguito).

Adesso raccontiamo la nostra (croni)storia da oggi al passato, per dimostrare come la storia non ci insegna mai nulla. Noi ricominciamo sempre da zero.

19 LUGLIO 2021 Venticinque anni di sopralluoghi parlano di «emergenza umanitaria e ambientale». Quello di lunedì alle 17 davanti al palazzo Comunale di Lamezia Terme sarà l’ennesimo  sit-in di iniziativa popolare per chiedere una soluzione al problema . Un gruppo di cittadini ha deciso di dire basta e reagire. Hanno creato la pagina Facebook “Class action fumi tossici Lamezia Terme” che conta oltre 4000 iscritti.

Luglio 2019 QUANTI SONO A SCORDOVILLO?  Un capitolo apposito nell’ultimo DUP del Comune afferma che a Scordovillo si trovavano 419 cittadini italiani, divisi in 99 nuclei familiari, come da rilevazione dell’Ufficio demografico comunale del mese di luglio 2019. 419 persone (lo 0,59%) sono capaci di ricattare 70mila e più cittadini.

Nel 2011 erano state censite 130 unità abitative (per un totale di circa 800 persone) ma «la visualizzazione delle immagini satellitari dimostra la proliferazione di abusi edilizi, che hanno inciso significativamente sulla conformazione urbanistica del territorio, sebbene l’ultima ordinanza di demolizione sia datata 15 maggio 2012».

Le indagini dei carabinieri, in particolare, hanno permesso negli anni di tracciare la progressiva espansione dell’accampamento, che ha visto la superficie estendersi da circa 14.000 metri quadri agli attuali 25.000 metri quadri.

14 LUGLIO 2021 È stato uno degli incendi più vasti che si sia mai sviluppato. E’ stata dopo meno di un mese la risposta terrorista alla Operazione “Quarta chiave”. Le forze dell’ordine hanno ricevuto segnalazioni delle esalazioni tossiche fino a Marcellinara. Oltre 200 copertoni sono stati divorati dalle fiamme, oltre a carcasse di automobili, resine sintetiche e rifiuti di ogni ordine e grado. Una vera discarica incontrollata posta, quale monumento all’emergenza ambientale, proprio davanti al palazzo comunale e all’ospedale cittadino. Una discarica nata con la complicità di ditte compiacenti e privati cittadini (cretini quanto e come Homer Simpson ) che smaltiscono copertoni e scarti lasciandoli al traffico illecito dei rifiuti praticato dai rom. Due giorni hanno impiegato i vigili del fuoco a spegnere l’incendio e mettere in sicurezza un’area pericolosamente impregnata di diossina.

18 giugno 2021 QUARTA CHIAVE (inchiesta) L’area, circa 300 metri quadri, era stata posta sotto sequestro lo scorso 18 giugno nel corso dell’operazione dei carabinieri e della Dda di Catanzaro denominata “Quarta Chiave”.

2019 la terna commissariale

Di Scordovillo si era occupata anche la terna commissariale che ha lasciato via Perugini a fine 2019, ricordando che «tra le misure individuate è stata prevista la costruzione di alloggi, utilizzando le risorse previste dalle Strategie di Sviluppo Urbano Sostenibile – P.O.R. Calabria FESR FSE 2014 – 2020 (Agenda Urbana), la destinazione di unità immobiliari di proprietà comunale e di altre strutture da individuarsi con l’acquisizione di forme di finanziamento o di intervento. »(Lamezia informa, G. Gambardella, 14/7/21)

2018, un progetto da 700mila euro mai realizzato
A giugno 2018 ci fu una nuova operazione. Nuovi arresti per traffico illecito di rifiuti, discarica non autorizzata, inquinamento ambientale e violazione di sigilli. Il Comune cosa fa? Istituisce una “Unità di Progetto”, denominata “Rom Scordovillo”, che ha come scopo il monitoraggio del campo rom e degli insediamenti abusivi; identificazione e il censimento di tutti gli abitanti, minori compresi; controllo della situazione economico patrimoniale di tutti i nuclei familiari, anche mediante l’ausilio dell’Agenzia delle Entrate e/o i nuclei di polizia tributaria; sgombero e abbattimento immediato degli insediamenti abusivi; sgombero e abbattimento dei container dei cittadini rom residenti a Lamezia Terme aventi diritto alle misure agevolative per la risistemazione alloggiativa che dovrà avvenire in modo graduale.

Un progetto faraonico che a marzo 2019 porta l’ente ad adottare un programma triennale dei lavori pubblici (2019/2021) che prevede: “realizzazione alloggi per cittadini rom” per l’importo di 700mila euro.

Il 2016 e l’inquietante impatto ambientale
A febbraio 2016 il gip di Lamezia Terme, su richiesta della Procura, emette un’ordinanza di arresto nei confronti di alcuni dimoranti nel campo rom ritenuti responsabili di plurimi incendi di rifiuti speciali pericolosi. Il giudice parla di «inquietante impatto ambientale». Dall’analisi chimica di un campione di terreno superficiale è emersa la presenza di concentrazioni superiori ai limiti di legge di metalli pesanti (antimonio, cadmio, piombo, rame, zinco), idrocarburi pesanti, «che dimostrano, in maniera univoca, il rilascio di elementi tossici nella matrice suolo, con elevato rischio di inquinamento anche delle acque sotterranee». È l’ennesima riprova dieci anni dopo le analisi del 2006.

Nel 2011 sequestro

Venne eseguito un nuovo sequestro preventivo questa volta dell’intero accampamento, con differimento dello sgombero di circa 30 giorni per permettere agli interessati di arginare l’emergenza abitativa. Pochi mesi dopo il sequestro, la relazione del Noe di Catanzaro, trasmessa alla Procura di Lamezia, relative ai campionamenti di terreno fatti nell’accampamento rivelò una «elevata  contaminazione da idrocarburi, piombo, cadmio e rame, con valori ben al di sopra della norma».

2011-La Procura e Speranza
Il 31 ottobre 2011 la Procura di Lamezia Terme dispose l’esecuzione dello sgombero del campo. Ma il Comune di Lamezia Terme – amministrazione Speranza – presentò un’istanza di dissequestro alla Procura di Lamezia Terme, firmata del coordinatore dell’ufficio speciale rom, con la quale comunicava l’avvenuta presentazione di un progetto al ministero dell’interno, denominato le “Tre Chiavi di Ciaiò”, finalizzato ad ottenere di un finanziamento nell’ambito del Pon Sicurezza 2007 -2013 per potenziare e proseguire lo sgombero dell’accampamento di Scordovillo.
Un anno dopo, a dicembre 2012, il sostituto procuratore Domenico Galletta, ritenuta condivisibile e affidabile l’istanza, ordinò il dissequestro del bene e la restituzione al Comune di Lamezia Terme per le ragioni e le finalità sopra indicate.
«Le aspettative sono state deluse – scrive oggi la Dda di Catanzaro –. Difatti, nessun provvedimento è stato (ancora) adottato dall’autorità pubblica per fronteggiare l’emergenza».

 21 novembre 2006 L’allarme della Procura e le orecchie da mercante delle istituzioni
L’allarme la Procura di Lamezia Terme lo sta lanciando dal 2006, quando il 21 novembre venne eseguito il primo sequestro preventivo dell’area adiacente al campo che veniva usata come discarica e delle sue vie d’accesso.

2021-1995  il tempo dell’ignavia

Ma gli investigatori non possono che constatare amaramente che nel 2021 «considerata l’assenza di interventi concreti, permane quello stato di precarietà ed irregolarità diffusa già evidenziato all’atto del sopralluogo eseguito nel maggio del 1995, che si riporta, aggravato da ulteriori 25 anni di espansione ed edilizia incontrollata: “le opere relative ai servizi primari quali l’acqua potabile, la fognatura e l’energia elettrica realizzate per il campo progettato in origine risultava insufficienti e inidonei a causa della crescita incontrollata dell’insediamento in termini di popolazione presente, cui è corrisposta una crescita caotica e disordinata delle abitazioni, […omissis…] la viabilità all’interno del campo è stata compromessa dagli ampliamenti successivi degli insediamenti, che hanno progressivamente ristretto la carreggiata stradale fino ad interromperla in alcuni punti. Le stradine interne originariamente bitumate, sono allo stato dissestate e prive di un’adeguata canalizzazione per la raccolta delle acque superficiali”».

Se avete seguito questa storia scritta a  ritroso, vi sarete resi conto che ognuno fa il suo dovere e fa quel che può e deve, ma il problema è irrisolvibile. Se sia un problema di ordine pubblico o politico rientra nel palleggio della questione. Le guerre chimiche 2021 si avvalgono anche dell’incertezza delle parti che si interrogano: di chi è la competenza ad affrontarle?

Ma adesso c’è Spirlì.