Finiti i partiti novecenteschi, quelli che avevano i Leader e gli Uomini Soli Al Comando ma che usavano alcuni rituali (congressi, assemblee, direzioni) per dare una parvenza democratica al tutto, oggi la politica è soltanto un fatto personale. L’ultimo in ordine di tempo che aspetta scuse da chi lo ha costretto alle dimissioni è l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Uno che nell’autunno del 2015, riuscì a far perdere le staffe persino a Papa Francesco (lo ha ricordato Francesco Cundari perchè se lo sono dimenticati tutti nell’ansia di riabilitare un personaggio davvero pittoresco).
Basta sfogliare i giornali: non c’è problema politico, per quanto importante, che non sia invariabilmente subordinato a simili beghe personali. In quella che Guia Soncini ha chiamato “l’era della suscettibilità” in un bellissimo libro edito da Marsilio, ieri sera in tv si poteva vedere Romano Prodi che ancora precisa di non esser stato eletto capo dello Stato nel 2013 ad opera di 120 franchi tiratori e non da 101 come da vulgata corrente (lo ha fatto ancora nell’intervista uscita due settimane fa sul Corriere della Sera).
Otto anni non gli sono bastati per dimenticare o quantomeno farsene una ragione. Il più torvo di tutti nonostante un lungo esilio parigino resta il segretario del pd, Enrico Letta, tornato alla guida del pd non per rinnovarlo come qualcuno ingenuamente pensava , ma per farla pagare a Renzi per quel suo hashtag, #enricostaisereno, lanciato all’inizio del 2014. Sette anni non son bastati per rimuovere e rielaborare il risentimento, tanto più che ora Renzi non è più nel pd. Pertanto Letta (fateci caso) è costretto a fare l’esatto contrario di quel che propone Renzi. Il toscano ama Draghi? E lui ne prende le distanze, e così via.
Complotti, tradimenti, sgambetti, tiri mancini e pugnalate alla schiena (vere o presunte), pettegolezzi e piagnistei (per lo più fasulli), Cundari come me vede che la storia d’Italia sta diventando una telenovela di quart’ordine. Io da anni trovo che c’è già tutto in Beautiful (lunghi dialoghi che vanno avanti per settimane, poi scarti improvvisi, tutti/e vanno con tutte/i).
Il pd da partito degli oppressi è diventato il partito degli offesi. Il fatto è che nessuno accetta più di perdere un congresso e di restare in un partito in cui non è lui a comandare, che si tratti di Bersani quando al vertice c’è Matteo Renzi o di Matteo Renzi quando a vincere è Nicola Zingaretti.
Solo che quel che succede a Roma è ben poco rispetto a quello che avviene in periferia. Non c’è un paesello o una città, i comuni italiani sono ottomila, dove la politica non sia diventata faida, bega personale. Anzi, più il paese è minuscolo maggiore è la spaccatura (Lamezia è meno divisa di Decollatura o Nocera). Lamezia comunque non fa eccezione e per farla breve basti ricordare a sinistra (per la destra dovrei fare un trattato) la lunga contesa tra Doris Lo Moro e Gianni Speranza, cominciata quando il secondo era assessore e la prima era sindaco. Una vicenda ancora non rimarginata dalla fine degli anni novanta che ha avuto il suo culmine in una vicenda paradossale. Speranza & i suoi amici erano in maggioranza nel pd lametino e lo lasciarono per non convivere più con la minoranza lomoriana. Un caso eccezionale in cui il partito della sinistra viene abbandonato da chi comanda e lasciato alla mercè della minoranza. Ma Lamezia è stato sempre un laboratorio per sociologi e psicanalisti dove poter studiare la “frantumazione” vale a dire le migliaia di associazioni e gruppi amicali che agiscono in un caleidoscopio di azioni senza che le tessere del puzzle riescano mai a comporre il mosaico. Non c’è settore o campo in cui le iniziative si coordinino o facciano massa critica.
A Lamezia, per fare un solo esempio banale, il teatro Grandinetti è chiuso, eppure è del Comune, mentre le associazioni fanno rassegne di cinema ciascuna per sè. Come gli ambientalisti, i cultori dei premi, i presentatori di libri, i rassegnisti, i collezionisti, gli artisti vari. Ognuno gioca per sè ma non perchè lui è peggio di me. Non è come me, tutto qui.
Ti puoi sorprendere se a Milano alle comunali si sono presentate decine di liste comuniste, da “Potere al Popolo” al Partito comunista dei lavoratori al Partito comunista italiano al Partito comunista? La sinistra che rimugina sugli sgarbi, sempre a caccia di traditori, rinnegati, dove i puri danno la caccia agli impuri fino a quando avanza uno più puro in candeggina che fa fuori gli altri, è soltanto una parte di un intero paese di narcisisti convinti che spacciano per politica il vecchissimo “come non c’è nessuno, io sono l’unico al mondo”.