(f. cundari) Il caso di cronaca giudiziaria che ha coinvolto Luca Morisi, il grande regista della comunicazione social salviniana, affettuosamente nota come «la Bestia», è solo l’ultimo sfortunato incidente in una lunghissima serie di rovesci che da qualche tempo stanno mettendo a dura prova la Lega e soprattutto il suo leader. Stavolta c’è anche la disgraziata casualità dell’episodio in sé, un’indagine per droga che per ovvie ragioni causa un serio imbarazzo al partito più proibizionista d’Italia, e a quel Matteo Salvini protagonista a Bologna dell’indimenticabile spedizione squadristica sotto casa di un presunto spacciatore, con citofonata in diretta social.
Al tempo stesso, però, la caduta di Morisi suona come l’ennesimo colpo a una linea politica già seriamente messa in discussione, dentro e fuori il partito, dopo la svolta segnata dall’uscita di Giuseppe Conte e dall’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, a brevissima distanza dalla defenestrazione di Donald Trump dalla Casa Bianca e nel quadro di un generale ripiegamento del populismo in tutto il mondo.
Quanto il clima sia cambiato lo dimostra anche, involontariamente, l’incredibile intervento della ministra cinquestelle Fabiana Dadone, che comincia con «scagli la prima pietra chi è senza peccato» e finisce con «la superiorità morale è una barzelletta» (testuale, giuro), dopo essersela presa con Morisi «per avere fatto del perbenismo provocazione, dell’aggressione digitale mestiere». Cioè per avere ricopiato pari pari i metodi della Casaleggio Associati e della propaganda grillina. Chi non è senza peccato, mentre tenta maldestramente di aizzare gli altri, potrebbe almeno evitare di scagliarsi la pietra sui piedi.
La verità è che il Movimento 5 stelle ha costruito un modello, che è stato imitato pedissequamente prima dalla Lega e poi da Fratelli d’Italia. Partiti che spesso dai grillini hanno ripreso non solo gli strumenti, ma anche il merito di tante battaglie, come nella vergognosa campagna su Bibbiano, per fare solo uno dei mille esempi possibili.
Morisi, insomma, non ha inventato niente, limitandosi a mettere la Lega in un solco già ampiamente arato, in Italia, dalla Casaleggio Associati, e nel resto del mondo dalle diverse formazioni populiste e di estrema destra che hanno avvelenato la politica un po’ ovunque negli ultimi anni, spesso con ampio e interessato sostegno da parte di potenze straniere desiderose di dividere il fronte occidentale e destabilizzare l’Europa. Non per niente, almeno fino a tempi molto recenti, l’orientamento di politica estera dei suddetti partiti è stato sempre perfettamente allineato e coerente con questo impianto, ostile all’Unione europea e assai amichevole verso la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping.
I social network, la comunicazione, le scelte di questo o quel guru, pertanto, non sono stati altro che il modo in cui i diversi leader populisti, chi prima e chi dopo, hanno tentato di cavalcare l’onda. Un’onda che si sono andati a cercare con cura. Il problema, insomma, non è mai la Bestia. Il problema sono sempre i Padroni.