In questo paese di smemorati cronici nessuno intende ricordare più i nomi e cognomi di quelli del Pd che proposero Conte Giuseppi schiavo di Casalino nientemeno come “federatore dell’alleanza”. Ho letto ieri un articolo di Giovanna Vitale sull’incontro a pranzo tra Letta e Conte.
“…ma è proprio sull’uomo da proporre al Colle che fra Conte e Letta si sarebbero registrate alcune dissonanze. Il segretario dem è infatti convinto, e lo ha ribadito all’ex premier giallorosso, che Mario Draghi debba restare a palazzo Chigi fino al 2023. Serve dunque un alto nome di alto profilo. Capace di allargare la platea dei grandi elettori – ai centristi e forse pure a Forza Italia. ”
Letta avrebbe in mente Paolo Gentiloni ma Conte è arrivato all’appuntamento dopo aver raccolto dentro il Movimento molte voci contrarie a Paolo Gentiloni. Anche per via di quel sospetto che circola forte fra i grillini: il commissario agli Affari economici avrebbe giocato un ruolo nella caduta del Conte due. Molto meglio allora – gli hanno prospettato diversi ministri e parlamentari di peso – aprire a personalità come Romano Prodi, Walter Veltroni, persino Dario Franceschini, “gente che ha sempre avuto con noi ottimi rapporti”. Ma Gentiloni proprio no.
Su Franceschini ho scritto molto tempo fa che tutto l’amore per Conte e la freddezza con Draghi si spiegano solo per la sua immaginaria scalata al Colle. Così come ogni parola o articolo di Prodi e Veltroni si capiscono solo con questa ossessione che hanno in testa.
Adesso sentite questa e tenetevi forte.
“Per Conte, e questa è la parte decisiva del discorso, sarebbe invece preferibile spedire al Quirinale Draghi. Sul presupposto che l’attuale premier, alla guida di un governo d’unità nazionale, faccia male ai partiti, in particolare al M5S costretto come gli altri ad appoggiarlo. Circostanza che, nella lettura grillina, avrebbe fatto crescere la disaffezione dei cittadini e gonfiato le vele all’astensione“.
Come volevasi dimostrare, si capisce anche da questo racconto sul successore di Mattarella come non ci sia un solo punto su qualsiasi tema che accomuna 5Stelle e Pd. Sto aspettando che qualcuno me ne indichi uno solo, purchè non sia un pass-partout tipo “transizione ecologica”.
Gli amici del Pd che intendono affrontare le elezioni sulla base della coalizione di centro-sinistra (da Calenda ai 5Stelle a Fratoianni) sanno bene quello che hanno registrato in questi anni col Conte2 e poi con Draghi. Non c’è una sola soluzione che condividono, su qualsiasi argomento o questione. Ma che coalizione puoi fare con un socio dal quale ti divide tutto?
Per quel che riguarda il successore di Mattarella, visto che i grillini vogliono liberarsi di Draghi (proprio come la destra) mandandolo al Colle, il rischio è che Berlusconi riesca a comprarsi i 54 voti che gli servono per gareggiare nel gruppo dei 98 parlamentari non ascrivibili in maniera certa a nessuno dei due schieramenti. Lo schieramento Pd-5Stelle infatti si presenterà all’appuntamento come sempre in ordine sparso e gli Eterni Ambiziosi, i Veltroni, Franceschini e Prodi, cioè quelli che con Bersani e D’Alema hanno imbastito con i grillini questa tenera liason d’amore sul nulla, ci fanno rischiare. O di togliere Draghi dal governo (e allora addio fondi del Recovery) o di consegnare la nomina del capo dello Stato alla destra, che sul gruppo Misto può manovrare meglio di tutti. A Renzi toccherà come al solito, per la disperazione di Travaglio, scombinare lo schema. Si ricordi che Mattarella lo fece eleggere il rinnegato peggio di Kautsky, Renzi, scongiurando l’accordo D’Alema-Berlusca sul nome di Amato.