C’è un’altra malinconica litania massmediologica che fa il paio con quella sull’astensionismo nelle elezioni. Ogni anno, ho perso il conto da quanti, si leggono frasi come questa “È sempre meno sentita la partecipazione dei genitori alla vita della scuola e ogni anno scolastico diminuisce il numero dei genitori che si rendono disponibili alla elezione quali rappresentanti all’interno dei Consigli di Classe“.
Ogni ottobre infatti in tutte le scuole italiane si svolgono le operazioni per le elezioni dei rappresentanti. E’ un appuntamento annuale solennizzato dallo strumento base dell’interazione scuola-famiglia, il “Patto educativo di Corresponsabilità”, che deve essere firmato da genitori e studenti contestualmente all’iscrizione nella scuola secondaria di I grado.
La disaffezione aumenta passando da un grado d’istruzione ad un altro, così come gli elettori politici diminuiscono in progressione. Detto questo, che si fa se aumentano gli astensionisti, i non partecipanti ad un rito democratico? Nulla, dal momento che se io non vado a votare significa che non mi interessa contribuire alla scelta, dunque non mi interessa che nome abbia e chi sia il mio rappresentante. Sfiducia, rassegnazione, protesta silenziosa? Quello che volete, ma le elezioni continuano a farsi.
Mentre capisco perfettamente e ci mancherebbe altro le elezioni politiche, confesso che sin dal 1974 i “decreti delegati” che hanno instaurato la cd “partecipazione democratica nelle scuole” non l’ho mai nè capita nè condivisa.
Quei decreti sono stati la risposta burocratica al movimento del ’68, ricordate quella stagione quando si voleva la fantasia al potere e si combatteva il Sistema? La contestazione studentesca del 68/69 in Italia ha dato origine ai decreti delegati per cui nelle scuole superiori si elegge un consiglio di istituto presieduto da un genitore. In Italia il problem solving è sconosciuto, in compenso abbiamo una produzione smisurata ed incessante di norme attraverso le quali pensiamo di poter affrontare i problemi. Nelle scuole i rappresentanti dei genitori nelle classi dovrebbero o avrebbero dovuto interfacciarsi con i docenti, un genitore dovrebbe o avrebbe dovuto dirigere un organismo collegiale che si occupa di definire le linee generali dell’istituto firmando atti e bilanci. Nella realtà i presidi debbono spesso e malvolentieri pregare qualche volenteroso a presentarsi, a farsi eleggere e poi la pratica è lasciata all’interpretazione personale.
La faccenda sta in questi termini: i genitori non intendono fare i rappresentanti ma questo significa che si disinteressano completamente del comportamento scolastico del figlio? No, tutt’altro, i genitori protestano e si “precipitano” a scuola soltanto quando il rendimento scolastico del proprio figlio è preoccupante o quando ha combinato qualcosa di serio.
Insomma, partecipano per tutelare un bene privato e non gli interessa perder tempo sulle questioni generali. Gli stessi genitori all’interno del consiglio di istituto sono molto attenti alle problematiche concernenti la classe del figlio ( il riscaldamento non funziona, mancano i banchi, il viaggio si fa o non si fa) piuttosto che a quelle generali. Per queste ultime bastano il dirigente e il Dsga.
Niente di nuovo sotto il sole, tutti i consiglieri comunali o ragionali, o i parlamentari, si fanno eleggere per motivi e faccende il più delle volte privati e personali (una licenza o concessione da ottenere, un appalto, un’assunzione di un parente). Sono pochi quelli che lo fanno per mero spirito di servizio, in genere sono anche quelli più soddisfatti dal punto di vista economico.
Insomma, è il concetto di rappresentanza che è cambiato da molti anni, così come la partecipazione alla vita pubblica. Il privato (e il narcisismo) come un blob inarrestabile ha invaso il territorio pubblico, nonostante qualche buontempone abbia pensato alla democrazia diretta (un click su una piattaforma per decidere insieme ed essere consultati ogni giorno) per sostituire la democrazia rappresentativa.
Gli spiriti semplici pensano invece che troppe elezioni provocano disaffezione e si partecipa dunque quando lo si ritiene davvero importante. Nelle scuole è proprio necessario che ogni classe abbia i propri rappresentanti e che siano rinnovati ogni anno? Non si potrebbero eleggere per un biennio o triennio?
E’ necessaria la fatidica assemblea prima di far votare i genitori o tutto potrebbe svolgersi on line? In un mondo dove i gruppi waths-app tra genitori o tra studenti e proff provocano più problemi di quelli che risolvono, la cd “partecipazione democratica” dei genitori se non smantellata va profondamente rivista. Ma ancora aspetto che qualcuno mi spieghi per quale motivo i rappresentanti dei genitori e dei malati non siano stati applicati negli ospedali. L’istruzione, questo è il senso, la può dirigere un genitore, la salute no, forse è davvero così o forse ciascuno dovrebbe fare quel che sa fare.