Continua la battaglia tra Mogol e i familiari di Tenco. Nuovamente, la famiglia Tenco ha scritto a Mogol invitandolo «a non divulgare notizie errate e fuorvianti che riguardano la vita di Luigi Tenco» ricordando di avergli già scritto nel 2016 per «correggere le sue affermazioni fantasiose».
Il riferimento è ad alcune frasi dette dal celebre autore, Giulio Rapetti, ritirando il premio Tenco a Sanremo in cui ha raccontato di aver tentato di convincere il cantautore e amico Luigi Tenco, a non partecipare al Festival. « Se Lei fosse stato realmente amico di Luigi, non avrebbe raccontato tali fantasie ma avrebbe saputo che Luigi era l’esatto contrario del ragazzo triste e solo che Lei dipinge!», affermano tra l’altro gli eredi rivolgendosi al presidente Siae Giulio Rapetti, in arte Mogol. «Contrariamente alle Sue dichiarazioni, relative al fatto che Lei cercò di convincere Luigi a non andare al Festival di Sanremo, dobbiamo invece ricordarle che fu proprio Lei una delle prime persone che già negli anni precedenti gli aveva scritto per tentare di convincerlo a prenderne parte. A meno che, stando ad altre sue dichiarazioni secondo le quali lei non avrebbe aderito alla manifestazione sanremese proprio per convincere Luigi a non andarci, in realtà lei intendesse dire che non gradiva che Luigi Tenco partecipasse a quel Festival del 1967 con la canzone «Ciao amore, ciao» poiché Lei gareggiava con altre canzoni tra cui «La rivoluzione» (citata nel biglietto di denuncia scritto da Luigi pochi minuti prima di perdere la vita) e sul cui retro del disco 45 giri vi era incisa la canzone intitolata «Ciao ragazza ciao».
Una polemica nata sabato 24 settembre 2016: quel giorno andò in onda su Rai 1 lo speciale «Viva Mogol!» condotto da Massimo Giletti. Si parlò anche di Luigi Tenco. Per la famiglia del cantautore scomparso nel 1967 alcuni racconti del conduttore e di Mogol protagonista della serata non corrisponderebbero a verità. Inviarono una nota stampa in cui chiedevano una puntata riparatrice per false notizie sul cantautore e per le allusioni al suicidio di Tenco.