Il cinema comunale che i lametini hanno frequentato di nuovo in questi giorni per il film di Vitale, facendo una comparazione con le sale The Space ai 2 Mari e alle Fontane, è davvero messo male. La proiezione è buia a causa della lampada, l’audio è solo frontale, le poltroncine sono strette e scomode.
Nonostante tutto questo c’è qualche spettatore per nulla disposto a recarsi fuori da Nicastro e dunque contento di avere il cinema in via Colonnello Cassoli. E allora resta il problema di come far funzionare, da parte del Comune, il cinema. Il regolamento approntato dal Sindaco era troppo oneroso finanche per chi intendesse utilizzare il teatro per un convegno di poche ore, non so proprio come si potrebbe fare per approntare una collaborazione pubblico-privato per far funzionare in modo continuativo la sala cinematografica, pur nelle condizioni tristi di cui si è detto.
Mi aspetterei che fossero le associazioni di appassionati del cinema a fornire insieme una qualche proposta, ma dubito che vogliano farlo insieme, hanno avuto già tutti molto tempo a disposizione per pensarci.
Ci saranno senz’altro, nell’epoca in cui tutto si vuole che diventi pubblico, quelli che vorrebbero la Multisevizi del cinema, cioè un cine-teatro affidato a impiegati comunali e a carico del bilancio comunale. Ma al Comune non si possono pure imputare le perdite del cinema, ecco perchè non lo doveva proprio comprare il Teatro non avendo mezzi e modo per gestirlo. Non è che uno si compra una fuoriserie se non ha il reddito per pagare bollo assicurazione benzina e meccanico.
Col cinema, ecco la questione, un privato non guadagna (mi sfugge il rapporto privato-comune- teatro), anche se volesse proiettare soltanto film di cassetta come quelli del circuito The Space. Non è una impresa commerciale remunerativa neppure per chi fosse proprietario di una sala cinematografica. D’altra parte non può, secondo me, essere il Comune a gestire in prima persona un cinema per le stesse ragioni che valgono per un privato. Gli incassi non sarebbero mai in grado di coprire costi e manutenzione. Ecco quali sono le ragioni che mi inducono a immaginare uno scenario diverso, se la premessa del ragionamento è corretta (col cinema non si guadagna). Lo scenario dovrebbe prevedere una spesa annua stanziata dal Comune per l’attività “cinema comunale” (ritagliata dalla voce spese culturali) e nei limiti di quella spesa affidare a varie associazioni la gestione di rassegne. Per capirci, il Comune stanzia per un anno 10, da questa somma detrae 4 o 5 per manutenzione ordinaria e straordinaria, il resto lo destina alle associazioni disponibili A,B,C per tre rassegne. Le associazioni disponibili organizzano le rassegne nel senso che concordano tra loro il calendario e proiettano i film con impiego di personale proprio.
Insomma, senza che nessuno ci guadagni, comune e privati, si potrebbe pensare a proiettare film a Nicastro. Ma se qualcuno, comune o privati, ci volesse invece guadagnare dall’attività, andando oltre il volontariato, buona fortuna e spiegateci come si potrebbe fare.