Prima del calciomercato di gennaio una notizia per quei pochi che seguono l’incessante calciomercato della carta stampata. Per esempio il passaggio di Rampini da Repubblica al Corriere, della calabrese Cuzzocrea da Repubblica alla Stampa o magari l’incessante riorganizzazione di Repubblica voluta dal direttore Molinari. C’è ora “Il ritorno degli inviati” (Professione Reporter A.G., 25/12/21): “Questa storica figura del giornalismo mondiale (e cinematografico), data per finita a causa dell’avvento delle nuove tecnologie e dei risparmi redazionali, riprende vita. Almeno a la Repubblica. Un riconoscimento al giornalismo che va, vede, ascolta, perché tutto ciò che si trova dentro Internet non è sufficiente a raccontare la realtà.
In una serie molto numerosa di promozioni e trasferimenti di fine anno, il direttore Maurizio Molinari di Repubblica nomina quattro nuovi inviati tra i quali Tommaso Ciriaco. Questi, che segue la politica italiana, è promosso inviato “per la ricerca continua di notizie e contenuti originali, a conferma di quanto la Direzione scommetta su una nuova generazione di colleghi, destinata a essere il futuro del giornale”.
Sono passati quasi otto anni quando (27/6/2014) l’ Huffington Post nella rubrica “Giornalista del giorno” segnalava Tommaso Ciriaco di Repubblica: Dal blog di Beppe Grillo minacce e cattivo gusto.
“L’attacco del sito di Beppe Grillo a Tommaso Ciriaco, giornalista di Repubblica, va oltre. E attinge a piene mani nel cattivo gusto, arrivando a toccare la vita privata del cronista: Tommaso Ciriaco è un giornalista de La Repubblica, quindi chi lo paga si sa. Chi lo ha messo dentro questa Pravda piddina è invece incerto. Forse per meriti? Quali? Tommaso è calabrese, ma in Calabria non lo conosce nessuno. Pare addirittura che Tommaso non abbia mai lavorato in un giornale locale nella sua regione. In rete è invisibile, a parte un profilo Twitter, non ha un sito, non è reperibile un suo cv. Che ha fatto nella vita?”.
Sono passati otto anni e nel paese degli smemorati che girano con l’agenda Smemorandum chi si ricorda più di quando i grillini minacciavano i giornalisti? Hanno fatto tante cose, hanno fatto anche questo.
“Tommaso non ha alcuna intenzione di fermarsi. L’Italia è un Paese semilibero per la libertà di stampa ma lui se ne frega. Quanti Tommasi ci sono nelle redazioni dei giornali di regime italiani? Tanti, ma non incazzatevi perché una cosa è certa: dureranno poco. Dopo di che dovranno cercarsi un lavoro come milioni di italiani, e di questi tempi non è facile“.
Chi si ricorda più oggi di queste cose così come di una registrazione audio del 22 settembre 2018 (su Repubblica) in cui parla Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (governo Conte 1 giallo-verde)? Racconta a un interlocutore non identificato che il Movimento 5 stelle è pronto a far scattare una “megavendetta” contro il ministero dell’Economia, colpevole di remare contro l’azione del governo. “Se poi all’ultimo non escono i soldi per il reddito di cittadinanza”, per i dirigenti del Tesoro sarà un calvario”.
Dal 5 settembre 2019 i populisti, guidati dall’avvocato del popolo per il popolo che viene dal popolo, sono diventati “compagni redenti” sino al 13 febbraio 2021 quando (udite e prendete nota) un “complotto internazionale” secondo Goffredo Bettini (oltre che il rinnegato Renzi e il solito Scilipoti, ndr) ha fatto cadere il glorioso punto di riferimento fortissimo dei progressisti italiani, Giuseppi (cit. Zingaretti)
Il calabrese Tommaso Ciriaco, lametino, padre professore di lettere di un istituto professionale e madre pediatra, non ha mai scritto su un giornale calabrese. Anzi, possiamo aggiungere qualcosa di cui siamo a conoscenza, in Calabria proprio non sanno chi sia perchè non compare in tv e negli anni si è sempre sottratto ad ogni invito per partecipare a qualche iniziativa. Non parla volentieri di argomenti che esulano dalle sue strette conoscenze professionali. E’ un giornalista scrupoloso, metodico, per usare un termine ciclistico è un passista, da quando Repubblica lo mise sulle tracce dei grillini sino ad oggi quando deve spostarsi per seguire Draghi in giro per il mondo e capire cosa concorda con Macron o con Scholz o con la Lagarde.
Ecco come scrive Ciriaco: “Ecco, se c’è una dinamica che prevale in queste ore, è questa: la maggioranza Ursula si muove sostanzialmente come un sol uomo. Solo Palazzo Chigi mantiene una formale equidistanza, necessaria anche in vista dello snodo del Colle: servono anche i voti leghisti, nel caso, per conquistare la promozione. I partiti no: democratici e azzurri duettano a meraviglia su economia, obbligo vaccinale, Europa. Il Movimento segue, sbanda, si incaglia in veti che poi rimuove, risolve con una telefonata tra Draghi e Conte. Invece la Lega no, scava solchi. E lascia intendere che dopo il Colle tutto cambierà“.
Tommaso scrive in maniera piana, per sottrazione, senza l’accumulo delle frasi fatte presenti nel vocabolario dei notisti politici (dalla balena bianca ai giri d’orizzonte alla “perdita del collante in grado di compattare il centrosinistra”). La sua dote principale è riuscire ad andare al sodo, evitando quel dire e non dire, quell’alludere tra le righe che sono la sintassi di alcuni suoi colleghi più furbi degli altri (similis cum similibus). Come testimonia sempre il suo libraio lametino di fiducia è stato un lettore onnivoro sin da ragazzo e soltanto le buone letture conducono alla chiarezza espositiva.
Ci accomunano i colori bianconeri per cui l’articolo più bello che ha scritto Tommaso per me è stato quello in cui ha descritto uno scudetto. “Il mio titolo preferito è: uno contro ottantamila. Oppure: ecco come me la sono cavata il 5 maggio 2002. Una premessa: c’è un 5 maggio scolpito nella storia e c’è il 5 maggio dei bianconeri”. Leggendo quel ricordo si capisce che portato fuori dalla politica lo stile letterario c’è, ma scrivendo su Repubblica di politica soltanto Zucconi e Pansa si presero la libertà di usarlo come sapevano.