Finalmente una geniale proposta concreta per fermare l’invasore in Ucraina. Non mandiamo armi agli ucraini, ma civili sul campo “a mani nude” contro i carri armati per costringere Putin ad arrendersi. Nasce la prima Legione straniera Scudi umani. Motto: “Disarmiamoci e partite!” (L. Capone)
COME OTTENERE LA PACE SENZA SPARARE? CON LA RESA In fondo, pensateci bene, cosa vogliono i pacifisti? Ora ve lo spiego. Gli ucraini dovrebbero arrendersi, la resa sarebbe pienamente coerente con l’obiettivo di de-escalation. E l’asservimento all’imperialismo di Putin sarebbe chiaramente una soluzione non-militare alla crisi. Con un piccolo sforzo potremmo anche chiamarlo “pace”.
COSA UNISCE TUTTI I PACIFISTI DI DESTRA E SINISTRA Vi svelo un trucchetto prima di capire i cd neutralisti e di impelagarvi nelle fumisterie giuridiche filosofiche storiche tese a mettere sullo stesso piano la politica e Putin, l’Europa, la Nato e Putin. Ecco, prima di continuare e addentrarvi e capire chi poteva fare cosa, quando e come, e perchè non lo ha fatto, insomma prima di diventare esperti di geopolitica e scrivere su Limes, vi svelo un trucchetto per capire subito cosa li unisce. Cosa unisce Tremonti con Emergency, Montanari con Salvini e Landini?
C’è un bottoncino che dovete premere per sapere chi è il “pacifista” (non importa se di Emergency o di Sant’Egidio, se sovranista populista comunista o quel che volete voi) che parla e cosa accomuna tutta questa gente che non si somiglia affatto pur proveniendo da campi diversi e distanti. Premete il bottoncino e apparirà la scritta: antiamericano, anticapitalista.
Capirete così che tutti quelli che da sempre incolpano di tutto gli americani per tutto quello che succede nel mondo (una volta li chiamavamo antimperialisti) oggi sono neutralisti (ma si definiscono pacifisti).
È anacronistico e grottesco il riflesso pavloviano di una parte della sinistra, fortunatamente minoritaria, che identifica oggi negli Stati Uniti e nella Nato il fronte delle potenze imperialiste e nella Russia di Vladimir Putin l’ultimo bastione dei popoli oppressi.
Il punto non sta tanto nel fatto che Viktor Yanukovich, l’ultimo presidente filo-russo cacciato dagli ucraini nel 2014 evidentemente non è Salvador Allende. Il punto è che il ruolo di Putin oggi non è né quello di Lenin né quello di Ernesto Che Guevara, ma semmai quello di Augusto Pinochet, volendo restare all’esempio cileno, o meglio ancora di Francisco Franco, se pensiamo al modo in cui la scelta di sovvertire con la forza delle armi il risultato di libere elezioni divise allora il mondo e segnò il confine tra fascismo e antifascismo.
Il punto, soprattutto, è che da anni ormai, e non per caso, Putin è l’eroe e il punto di riferimento non della sinistra, ma dell’estrema destra di mezzo mondo: da Donald Trump negli Stati Uniti a Viktor Orbán in Ungheria, passando per entrambi i leader della destra radicale francese, Marine Le Pen ed Eric Zemmour, e anche, almeno fino a ieri, come ci ha recente mente ricordato un sindaco polacco per Matteo Salvini in Italia.
All’elenco, che potrebbe continuare per pagine e pagine, bisognerebbe poi aggiungere il Movimento 5 stelle, che nel frattempo ha in parte cambiato posizione (sia nel senso che una parte non l’ha cambiata affatto, sia nel senso che molti l’hanno cambiata fino a un certo punto), e se questa sia l’eccezione che conferma la regola, o semplicemente la regola, ognuno giudichi da sé.
Io non sono pacifista (ma pacifico, come disse uno) perchè ancora so distinguere, anche passando per strada, l’aggredito dall’aggressore. E poi perchè a me, liberal, gli americani sono piaciuti sempre perchè hanno inventato il rock and roll e l’economia di mercato e la Coca Cola. Tra il Cremlino e Washington io non ho mai avuto dubbi dove fosse meglio vivere. Ancora oggi nel 2022 vedo che ci sono quelli alla ricerca della terza via (come si diceva una volta per non stare in nessuno dei due blocchi). Il politologo americano Francis Fukuyama dopo la fine della guerra fredda parlò di “fine della storia” e venne sbeffeggiato perchè preso alla lettera. Intendeva dire che, finita la Guerra fredda, affondata la dottrina comunista per effetto della disgregazione dell’Urss, era scomparsa l’unica ideologia che avesse la potenza e la credibilità sufficienti per competere con l’Occidente, per parlare indistintamente a tutti gli esseri umani. Ecco, io sto con l’Occidente e i suoi valori. Là dove c’è la rule of law, ossia il governo della legge; la democrazia rappresentativa, ossia il modo di organizzare la politica più rispettoso delle libertà individuali; il mercato, ossia il sistema più efficiente (oltre che, anch’esso, più rispettoso della libertà) per organizzare la vita economica.
POST SCRIPTUM Una vita fa, ai tempi del Vietnam, si discuteva a sinistra allo stesso modo sul cosa fare per fermare la guerra. Ci fu un film di Maselli del ’70 che raccontava il caso di alcuni intellettuali di sinistra i quali una sera, per vincere la noia, decidono di rispondere con una lettera aperta ad un appello sulla guerra del Vietnam promosso da un giornale: nella lettera dichiarano la loro intenzione di arruolarsi come volontari per difendere la causa dei vietnamiti. Scritta unicamente come provocazione, la lettera è però intercettata e pubblicata da un settimanale. Mentre il PCI reagisce con fastidio, dall’Italia e dall’estero arrivano numerosi consensi e adesioni (tra cui quella di Sartre) alla lettera aperta. Il gruppo di intellettuali, che dalle serate di chiacchiere rivoluzionarie e giochi erotici si trova improvvisamente a dover rispondere a una chiamata alle armi, entra in crisi. Per loro fortuna all’ultimo momento non se ne fa niente e il gruppo dei volontari può quindi fare ritorno alla vita di sempre.
Ecco, è la vita di sempre, non è fiction e anche stavolta, proprio nel momento in cui i governi europei compiono un passo significativo come la scelta di inviare armi all’Ucraina, tanti venerabili maestri progressisti si sentono di invitarli a ripensarci, e ad andarci di persona, piuttosto, a Kiev.
Giustamente Francesco Cundari suggerisce che questi discorsi somigliano “a quelli di chi, quando si parla di accoglienza e diritti dei profughi, invita i politici a prenderseli in casa loro. Come se il compito di chi guida un governo fosse quello di compiere gesti simbolici, anziché cercare soluzioni realistiche a problemi concreti (circa il vero «realismo»: mentre migliaia di persone sono sotto le bombe, realistico è quel che ha maggiori chance di salvarne il più alto numero nel tempo più breve, irrealistico è tutto il resto)”. Macron, Scholz e Draghi (più Biden dietro le quinte) sono il baluardo dell’Occidente contro il nuovo fascismo di Mosca. Stanno lavorando con impegno per fermare l’invasione dei russi con vari mezzi, soprattutto quello diplomatico. Altri invece si limitano a criticare l’invio di armi, senza però fare nient’altro.
Dalla politica, che ha a che fare con questioni concrete, passiamo alla morale, che riguarda questioni di principio. Ora, davanti ad un ucraino inerme che sotto le bombe chiede a noi occidentali di aiutarlo, non posso rispondere: però, anche tu, e dai, negozia! La pace prima di tutto. La mia morale non contempla solo parole.