Nostalgia canaglia/Ma davvero rimpiangete gli anni settanta e i partiti ?

Ma possibile che c’è chi rimpiange il Maurizio Costanzo Show del 1982? Sì, dal momento che Canale 5 lo sta riproponendo dopo averlo mandato al macero come si fa con le cose inservibili. Nel passato che ritorna come se fosse nuovo e nel nuovo che imita il passato sembra che ieri eravamo felici e oggi siamo disperati. Invece io l’unica immagine che porto con me per ricordarmi “come eravamo” è questa: anno 1956. Alle elementari siamo 36 alunni in una classe. Viene il direttore per scegliere 11 persone da trasferire in un’altra classe. Io e i miei amici soffrivamo pensando di poter essere divisi, non avevamo capito ancora che il direttore avrebbe scelto con uno sguardo gli 11 peggio vestiti che c’erano. Ecco cos’era il passato, eppure c’è chi lo rimpiange odiando la globalizzazione, la quale invece ha operato una colossale riduzione delle diseguaglianze a livello globale. Ormai parlando di politica capita sempre più spesso di ascoltare interlocutori che manifestano nostalgia per la prima Repubblica, quando esistevano i partiti. Vorrei provare a spiegare per quali motivi non solo non ho nostalgia dei vecchi partiti ma neppure della prima Repubblica pur quando è ormai evidente a tutti che tra Almirante, Moro e Berlinguer e Conte, Meloni e Berlusconi non c’è partita per il semplice fatto che una volta c’era rispetto per le Istituzioni. Io credo che il passato non vada rimpianto in quanto il nuovo porta con sè vantaggi e svantaggi, come avviene per tutte le cose e in tutte le epoche. Il tempo dei partiti era il tempo delle passioni e delle masse, delle riunioni e del noi, ma era anche il tempo delle ideologie, che sono gabbie che imprigionano gli individui nella lotta noi contro loro. Dall’antifascismo militante si è passati al terrorismo perchè c’è sempre in politica chi aggiunge il +1. Oggi le ideologie non ci sono più (permangono in piccoli gruppi estremisti, magari troppo presenti in tv rispetto ai numeri) e la politica si è ridotta a ricerca del consenso per affermazione personale. Insomma, tra il dare e l’avere il confronto tra il passato e il presente secondo me non avvantaggia il passato e quindi mi tengo volentieri i vantaggi del presente. Possiamo rinunciare a internet solo per gli svantaggi, l’avere dato con i social la parola a tutti, senza considerare che le informazioni, l’atlante, il vocabolario, l’enciclopedia l’abbiamo nel nostro pc a portata da click? Possiamo rimpiangere le chiacchierate camminando sul corso e rinunciare ai cellulari che consentono di comunicare subito con tutti soprattutto per le emergenze? In questi raffronti tra passato e presente, in questi calcoli da partita doppia, il passato sembra avere la meglio per una ragione semplicissima: rimpiangiamo l’unica cosa che non possiamo più avere indietro, la gioventù. Quelli che “si stava meglio quando si stava peggio” per ragioni ecologiche, per relazioni interpersonali, per motivi politici o culturali, sono nostalgici di quello che facevano e pensavano a venti, trenta anni. Ma rimpiangere l’Italia del 1950 rispetto a quella di oggi, covid e Putin compreso, a me non sembra nè salutare, nè ragionevole, nè entusiasmante.

E’ chiaro che dopo aver ascoltato i Beatles uno si chiede se i rapper di oggi facciano musica, ma le arti non devono ingannare, in quanto solo le grandi opere d’arte appartengono all’eterno, trascendono il momento in cui sono state prodotte. A parte l’arte, tutte le altre opere e attività dell’uomo sono destinate ad essere sconfessate dal tempo. Solo la cancel culture e altre aberrazioni simili intendono col senno di oggi giudicare il passato e allora non capisco perchè se oggi vado al cinema e nessuno fuma dovrei rimpiangere il tempo in cui lo si poteva fare liberamente. Tornando alla politica, cioè alla scienza e all’arte di governare (la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica) il popolo vota oggi come lo faceva ieri, cambia solo la quota di astensionismo, e, dico la verità, tutta la differenza tra quelli che votavano convinti che Dio scrutasse nella cabina e quelli che votano convinti che potranno andare in pensione con quota 100 e avere redditi di cittadinanza lavorando in nero, io non la vedo. Ieri come oggi l’unica cosa da fare è lottare perchè il popolo possa votare liberamente. E’ un proposito, un auspicio, che accomuna molta gente, di orientamento politico diverso, perchè più gli elettori possono votare liberamente maggiore sarà la possibilità che gli eletti siano persone capaci e di valore. Per capire questo basta osservare nel mondo le rotte degli emigranti i quali lasciano le terre (compreso il meridione d’Italia) dove il voto è meno libero e cercano di raggiungere territori dove è più libero. E’ evidente che si vive meglio oggi come ieri dove il voto di ciascun elettore è più libero