Conte + Di Maio/ Zero vale zero

Da quando si è messo in testa di fare da noi la parte che in Francia con ben altra coerenza sta facendo Jean-Luc Mélénchon, Giuseppe Conte sta perdendo pezzi proprio dal lato dei grillini più movimentisti e contestatori del governo Draghi, e senza peraltro incantare nessun esponente della sinistra radicale e massimalista esterna al M5s (in questa zona della politica attenti ai movimenti di Luigi De Magistris).

Che fallimento: proprio vero che c’è sempre uno più puro che ti epura, specie se non sei credibile. In fondo il caso di Dino Giarrusso, l’ex Iena diventato europarlamentare grillino, uno degli arruffapopoli più “televisivi” che ha annunciato proprio in tv, a La7, il suo abbandono del Movimento, racconta esattamente questo: che l’avvocato già sodale di Matteo Salvini non incanta più nessuno, tantomeno nella sua ultima incarnazione barricadera con tentazioni sfasciste.

Alessandro Di Battista lo aveva capito per primo, bisogna dargliene atto. Dopo è arrivato il gruppazzo di deputati e senatori di “Alternativa” e quelli di “Cal” (acronimo di “Costituzione Ambiente Lavoro”, che paiono pure un po’ più estrosi di quelli di “Alternativa”). Ora tocca a Giarrusso che come tutti i fuoriusciti che si rispettino dice che fonderà un nuovo movimento in nome dei bei tempi del grillismo duro e puro. Staremo a vedere. Intanto l’avvocato del popolo gli chiede di lasciare lo scranno dorato di Bruxelles e, come sempre avviene in casa grillina – dove ormai si parla solo di potere – volano gli stracci, con l’avvocato di Volturara Appula che accusa l’ex Iena di avergli solo e sempre parlato di poltrone mentre quest’ultimo la mette sul tradimento degli ideali, una disputa inelegante che in fondo interessa al massimo i diretti interessati.

Il punto politico è evidentemente un altro, e questo sì interessa tutti: il Movimento è finito, sia quello del grillismo antipolitico della prima ora sia quello camaleontico e manovriero di Conte, e chi ha più pelo sullo stomaco scappa dalla nave che affonda nella speranza di trovare una zattera delle Meduse con la quale sfuggire ai marosi politici e elettorali.

Vero è che Giarrusso non schioderà dal Parlamento europeo fino al 2024, ma è chiaro che un tracollo politico del M5s non gioverebbe neppure a lui. “Questo” M5s porterà nel nuovo Parlamento una truppa piccolina, troppo piccolina, come la notte delle gemelle Kessler, e ciò tarperà le ali a tutti, anche a chi ha un posto al sole in Europa. Meglio dunque inventarsi altro. Che poi Dino Giarrusso, uno che a Conte ha sempre retto la coda, si impanchi adesso a cantore della “bella politica” grillina può far sorridere, e già lo si era capito pochi giorni fa quando – sempre a La7 – aveva denunciato che in Sicilia ci sono solo 3 liste grilline e zero candidati sindaci del M5s in 126 comuni: il potere pentastellato siciliano, un tempo molto consistente, è evaporato per colpa di Giuseppi. Meglio lasciarlo stare, l’avvocato del popolo, ormai è inservibile.

La Iena Giarrusso, nato politicamente in televisione e in televisione politicamente morto, sostiene che Draghi vada buttato giù, ma evidentemente ritiene che Conte abbai senza mordere, che sia moscio, proprio mentre quest’ultimo cerca di creare al governo un problema al giorno, ma alla fine dei giochi è riuscito a scontentare i grillini fedeli al governo (Di Maio in testa) e i descamisados antidraghiani, finendo per essere vittima delle sue stesse macchinazioni.

Di qui, il sostanziale “nullismo” della politica contiana di questa fase, né di governo né di opposizione. La gente, la sua gente, non ci sta capendo più niente, uno come Dino Giarrusso ha capito l’antifona. Sarà seguito da altri? È tutt’altro che improbabile. Lui, Conte avvocato Giuseppe, è avvisato: con tutto il rispetto, la nave fa acqua, i topi scappano.

INTANTO DI MAIO Il piano per la pace di Di Maio è l’opera struggente di un formidabile dilettante. Il governo, a quanto pare, non aveva esaminato il documento e non ne sapeva nulla. La trovata estemporanea e irrituale del ministro degli Esteri appare inspiegabile. Di sicuro, va a minare quel poco di reputazione internazionale che era riuscito a costruirsi. Ma allora questo “piano italiano” com’è finito a Repubblica? Il quotidiano nell’articolo citava tra virgolette queste parole di Di Maio: «Bisogna farsi trovare pronti con dei piani per il dopo-guerra». Ecco, magari piani seri e non scritti sull’acqua.