Roma dei miracoli controllando i certificati vergogna degli spazzini

(l.d’albergo, repubblica.it) Dagli uffici, dove vivacchiavano grazie alla patente di inidoneità, al controllo dei cassonetti. È la storia di 200 impiegati Ama, miracolosamente guariti dai malanni regolarmente certificati dal medico di famiglia. È bastata una visita, come non se ne facevano da un pezzo dalle parti di via Calderon de la Barca, per farli tornare immediatamente abili e arruolabili.

Ordinata dal nuovo management, l’operazione è appena iniziata. Riguarderà tutto il personale della municipalizzata dell’ambiente, un’azienda da 7.126 dipendenti che conta circa 1.500 inidonei. Mal di schiena cronici, una certa sensibilità agli agenti atmosferici, l’assoluto divieto del dottore curante a esporsi a sforzi fisici prolungati. Negli archivi Ama c’è di tutto. Ma i nuovi controlli promettono di svuotarli dai certificati ormai obsoleti.

I primi 200 guariti verranno piazzati nelle portinerie delle rimesse aziendali (liberando personale per altre operazioni) e messi a fare le ronde per il controllo dei cassonetti, in modo da segnalare ai colleghi deputati alla raccolta i contenitori più pieni. Non saranno mani e braccia in più per raccogliere i sacchetti da terra, ma di certo aiuteranno di più in strada che davanti a un computer.

C’è il netturbino che non può esporsi a “deambulazione protratta”. E che quindi va piazzato in portineria. Meglio ancora se in ufficio, davanti a un computer. Poi c’è il collega che, per evitare qualsiasi equivoco, ha presentato un certificato che recita così: “Non adibire alla spazzatura”. Come se Ama non lavorasse con i rifiuti, come se il suo core business non fosse la raccolta dell’immondizia. I faldoni della direzione del Personale della municipalizzata dell’ambiente scoppiano di scartoffie. Documenti scarabocchiati da medici che per i loro pazienti negli anni hanno messo nero su bianco giustificazioni al limite dell’assurdo. Il nuovo management ora vuole verificarle una per una.

Serve chiarezza. Quella trasparenza che pare mancare nel certificato che per uno dei 7.162 dipendenti della partecipata del Campidoglio prescrive “l’utilizzo di scarpe antinfortunistiche con puntale senza parti in metallo”. Calzature più morbide, ortopediche, per piedi delicati. Così come sembrano essere le articolazioni dei netturbini capitolini. In Ama c’è chi non può utilizzare attrezzature da lavoro. Oppure “solo con l’arto superiore destro”. Ma comunque senza poter sollevare pesi “sopra il piano delle spalle”. Cercasi ramazze personalizzate per il dipendente a cui il medico ha concesso il “solo utilizzo di attrezzature con impugnatura per entrambi gli arti”.

I problemi si fanno più intimi per i colleghi che non possono allontanarsi troppo dall’ufficio o dalla rimessa. Più di uno spazzino ha presentato un certificato che impone all’azienda di via Calderon de la Barca di disegnargli turni di lavoro su misura. Così si legge nel documento: “Adibire ad attività lavorativa in zone urbane in cui vi sia facile disponibilità dei servizi igienici”. Impossibile dislocare la risorsa, quindi, in periferia. Lì dove la città sfuma nell’agro romano e le distanze tra un bagno e l’altro si fanno più ampie.

Riecco, ancora, lo stop agli sforzi fisici. Il mal di schiena ha la meglio per l’operatore ecologico che non può essere adibito “ad attività che comportino il sollevamento di pesi maggiori di 10 chili”. Bene i sacchetti abbandonati attorno ai cassonetti, pure se il movimento alla fine risulterà un po’ ripetitivo. Ma per i rifiuti ingombranti il netturbino esentato non va assolutamente contato tra i reclutabili. Un eventuale infortunio sarebbe automaticamente responsabilità del diretto superiore. Infine il dipendente che può impugnare la scopa, ma a cui non si può chiedere di partecipare alle operazioni di “spazzamento meccanico”. A mano sì, a bordo della flotta della municipalizzata no. Per le vibrazioni? Per i prodotti chimici utilizzati per pulire i sampietrini in centro storico e l’asfalto nel resto della città? Poco importa la risposta. Sul certificato c’è la chiara richiesta di “non adibire” il netturbino a salire sui mezzi griffati Ama.