Nedved, stupri e poveri in fila. Tifosi travestiti da Buoni

Ieri è stato pubblicato un video di una festa privata nella casa dell’ex calciatore Nedved, oggi vicepresidente della Juve. Nedved ballava con alcune donne (il video è di tre anni fa), così come ballava la premier finlandese Sanna Marin, 30 anni, le cui foto hanno acceso un dibattito. Un secondo video mostra Nedved camminare per strada barcollante e forse alticcio.
Ciò che accomuna la pubblicazione di questi video è il fatto che si intende nuocere alla reputazione di protagonisti “pubblici” divulgando immagini “private”.
Pochi giorni fa, per dire fin dove ci si spinge, su Dagospia c’erano foto con i volti nascosti di un uomo e donna che scopavano sul loro terrazzo a Positano, ripresi da lontano con una telecamera.
Qualche anno fa, una troupe di Mediaset s’introdusse con la forza a casa di una giornalista. Era un reato, come ha stabilito il tribunale in primo grado e poi in appello: non si può entrare a casa della gente e riprenderla se non vuol essere ripresa. Dovremmo essere tutti d’accordo che quel che facciamo dentro casa nostra appartiene al privato e non dovrebbe esser lecito o consentito riprenderlo per farlo diventare di dominio pubblico. Questo principio elementare dovrebbe riguardare tutti, senza distinzione alcuna, qualsiasi lavoro uno faccia, vip e uomini comuni, politici o artisti. Tutti. Il nostro privato deve avere una protezione senza eccezione alcuna. Altrimenti è la giungla e tutti i mezzi sono buoni per introdursi nelle case altrui e riprendere con ogni mezzo fraudolento ciò che facciamo nelle nostre abitazioni. Invece no.

Ieri sera mi è capitato di ascoltare dei commenti e come al solito dai princìpi e dal diritto si scende sino al tifo da stadio. Qualcuno ha cominciato a fare discorsi del genere: suvvia, credete che la Juve sia contenta di vedere queste immagini del suo vice presidente?
Punto 1) Il discorso lentamente si voleva farlo scivolare dal personaggio ripreso in privato al suo “ruolo“. Sono contenti i finlandesi di vedere la premier che balla forsennata? Su tale punto, possiamo solo concludere che l’assurdo spinge a negare finanche una vita normale ai personaggi: il ballo è vietato, tanto vale chiudersi in clausura.
Punto 2) Su Nedved, dal momento che è temerario difendere la divulgazione di immagini riprese dentro una casa, i commenti si sono concentrati sulle sue immagini riprese per strada. Suvvia, barcolla, ha bevuto, è ubriaco, che educazione diamo ai bambini e ai giovani?

Concentriamoci pertanto soltanto sulle immagini riprese per strada (il privato e ciò che uno fa dentro casa sua dovrebbero rimanere non visibili a tutti).
Pochi giorni fa Giorgia Meloni prende dal sito d’un quotidiano il video d’uno stupro. È ripreso da lontano, e lei lo pubblica per stigmatizzare l’accaduto (e, ovviamente, per fare campagna elettorale). Viene investita dalla compatta disapprovazione di chiunque non sia suo collaboratore. Come hai potuto pubblicare senza l’autorizzazione della vittima quelle immagini? La vittima per giunta ha denunciato poi che qualcuno l’ha riconosciuta.

L’altro ieri Pippo Civati, candidato di sinistra, ri-pubblica un video girato fuori da una mensa dei poveri di Milano. C’è gente che non ha da mangiare e che è in fila per un piatto di minestra. Si vedono tutti quanti in faccia. Il video originale, condiviso da un tizio e poi ritwittato da Civati, l’ha pubblicato un account (italiano) che lo accompagnava con le parole «This is Mario Draghi’s Italy». Alcuni provano a obiettare che forse la gente in fila per chiedere l’elemosina non è contenta di venire pubblicata, e che nel dubbio sarebbe bene astenersi.
Sono tutti casi, questi, di riprese fatte all’aperto e che chiamano in causa non più il privato delle nostre abitazioni protette da muri per separarci dagli altri, ma la “privacy“, altro concetto molto sdrucciolevole e oleoso. E’ chiaro che se riprendono uno che fa una rissa in pubblico o un piromane che appicca incendi o uno che lascia la spazzatura per strada, sono tutti autori di cose che per regola non vanno fatte. Ma la vittima di uno stupro o i poveri in fila alla Caritas per quale becero motivo non hanno diritto alla “privacy”? Per quale becero motivo uno di noi che cammina barcollando per tornare a casa deve essere ripreso e sputtanato come se avesse provocato un incendio?
Ecco allora che la lesione della privacy confluisce in un grande vizio nazionale che risale alla nostra storia patria: il moralismo degli ipocriti, tutti questi falsi Buoni che alzano il ditino e fanno la morale a quelli che sarebbero i cattivi. Gli italiani Buoni che moraleggiano in base a principî morali astratti, o per ipocrita perbenismo, fuori dalle chiese, nelle televisioni o sui social, su qualsiasi mezzo (trasformato in un pulpito dal quale spiegano cosa si può fare e cosa non è opportuno fare) sono una calamità alla pari del cambiamento climatico.
Gli italiani Buoni non esistono perchè sono faziosi, sono tifosi che blaterano dalla loro curva contro gli avversari.
Buoni o Cattivi, tutti ormai siamo incapaci di valutare i fatti, essendo noi accecati da simpatie e antipatie. Civati o Meloni, juventini o milanisti, “per il discorso pubblico non c’è speranza, incistati come siamo nelle nostre curve di tifoseria, nella nostra incapacità di vedere la realtà, di vedere a che punto sta la piccola differenza tra ciò che giusto perché lo è, e ciò che lo diventa solo perché è l’ingiusto che accade al soggetto giusto: quello della curva avversaria”(Guia Soncini).