(Bustina di Minerva, 14 marzo 2013) In Italia la sinistra può vincere solo se tutti pensano che stia per perdere. Altrimenti non ha chance. E’ uno dei paradossi emersi dalle urne. Facciamone tesoro, la prossima volta.
Ci si attendeva una decisa vittoria del Pd e una pallida rimonta di Berlusconi, e le previsioni non si sono verificate. Ma c’è stato un precedente, quando Occhetto aveva annunciato di aver messo in piedi una gioiosa macchina da guerra, e poi è iniziata l’epoca berlusconiana. Parimenti, nel corso della scorsa campagna elettorale, tutto l’approccio del Pd è stato in termini trionfalistici: Bersani dava per certa la propria decisiva maggioranza, asseriva che chi avrebbe vinto (e cioè lui) avrebbe governato. Così, mentre a molti di noi pareva che il leader Pd conducesse una campagna da gran signore, senza svaccare come i suoi avversari, la sua campagna è risultata fiacca, perché condotta in base alla tranquilla persuasione che, secondo i sondaggi, ormai il Pd aveva vinto.
Corollario: ogni volta che la sinistra si presenta come sicuramente vincente, perde. Pura jella? Non ricordo più in quale talk show, Paolo Mieli aveva detto che è ormai un dato di fatto assodato, e da almeno sessant’anni, che in Italia il 50 per cento dei votanti non vuole un governo di sinistra o di centrosinistra. Sarà (commento io) la paura remota che risale ai tempi del “terribile Stalino l’orco rosso del Cremlino” di cui a noi fanciulli raccontava settimanalmente “il Balilla”, sarà il terrore del bolscevico che abbevera i suoi cavalli alle acquasantiere di San Pietro (su cui aveva bene giocato la propaganda dei Comitati Civici nel 1948), sarà il terrore continuo che la sinistra aumenti le tasse (cosa che peraltro ha sempre annunciato, mentre è la destra che poi l’ha fatto), ma in sostanza quel popolo di buoni borghesi di mezza e tarda età, che non leggono giornali e vedono solo le televisioni di Mediaset, e a cui si rivolge Berlusconi quando minaccia il ritorno del comunismo, queste cose le pensa, e la paura dei governi di sinistra è un poco come il terrore dei Turchi, che dev’essere continuato a lungo anche dopo che a Lepanto era iniziato il declino dell’impero ottomano.
Dunque, e torno a quelle parole di Mieli, se la metà degli elettori italiani vive questo costante timore, non potrà che rivolgersi a chi ne propone l’antidoto, per cinquant’anni la Dc e per venti il berlusconismo. Credo che Mieli facesse questa analisi quando pareva che una salita in campo di Monti potesse offrire un’alternativa – e si veda come infatti, guidato da questo timore, Berlusconi abbia sempre condotto la sua battaglia contro Monti mostrandolo come servo sciocco della sinistra.
Bene, Monti non ce l’ha fatta e la difesa dalla sinistra è tornata a essere monopolio di Berlusconi. Da cui una riflessione che mi pare ovvia: la destra vince quando la sinistra convince l’elettorato moderato che sarà essa a salire al potere. La sinistra invece vince come, quando nel caso delle campagne di Prodi, non ha ostentato troppa fiducia, ha solo comunicato il messaggio subliminale “io speriamo che me la cavo”, ed è riuscita a vincere quando non tutti ci avrebbero scommesso.
Una dose di vittimismo è indispensabile per non galvanizzare gli avversari. Grillo ha fatto una campagna da vincente, ma è riuscito a dare l’impressione che lo escludessero dalla tv e dovesse rifugiarsi nelle piazze – e così ha riempito i teleschermi prendendo le parti delle vittime del sistema. Ma sapevano piangere Togliatti, che presentava i lavoratori come tenuti fuori dalla stanza dei bottoni dalla reazione in agguato; Pannella che, lamentandosi sempre che i media ignorassero i radicali, riusciva a monopolizzare l’attenzione costante di giornali e televisioni; Berlusconi, che si è sempre presentato come perseguitato dai giornali, dai poteri forti e dalla magistratura, e quando era al potere si lamentava che non lo lasciassero lavorare e gli remassero contro. E’ dunque fondamentale il principio del “chiagne e fotti”, ovvero, per non esprimerci in modo troppo volgare, quello del “keep a low profile”, tieni sempre un “profilo basso”.
Solo se non dà per sicura l’avanzata della sinistra il signore di mezza età si astiene o disperde i suoi voti. Se la sinistra millanta vittoria, il moderato si rifugia presso l’Unto del Signore.