Claudio Cerasa (Il Foglio, 25/9/22) ha enumerato ciò che unisce Salvini e Meloni, al di là delle differenze. Essi sono due volti differenti di una stessa medaglia sovranista, di una simmetrica visione del mondo al centro della quale non vi è il fascismo ma vi è più semplicemente il complottismo. E usare la leva del complottismo per governare un paese di solito indica una tendenza naturale: costruire nemici immaginari da dare in pasto ai propri elettori per fuggire sistematicamente dalla realtà. Riassumo i punti;
1) considerare l’Europa delle nazioni infinitamente più importante dell’Europa delle istituzioni e considerare di conseguenza ogni cessione di sovranità alle istituzioni europee non come un tentativo di creare una maggiore rete di protezione per i cittadini europei ma come un tentativo inaccettabile di limitare la sovranità degli stati europei.
2) la concorrenza è considerata da entrambi i partiti guida della coalizione di centrodestra come un veicolo di problemi più che di opportunità e considerata sinonimo di grandi slealtà e non di occasioni utili per offrire ai cittadini servizi più efficienti, più innovativi e a prezzi bassi.
3) le politiche industriali, dove la logica del complottismo porta ad alimentare spesso una visione del mondo al centro della quale vi è la paura per il capitale straniero, il dogma dell’italianità, il culto per il sovranismo economico e la pulsione per il protezionismo.
4) le pensioni, terreno sul quale le proposte dei due leader, tra minime a 1.000 euro e pensionamento anticipato, caricherebbero ulteriormente il debito pubblico di una cifra tra i 28 e i 40 miliardi all’anno, non il massimo per un paese come l’Italia che ha già una tra le più alte spese pensionistiche al mondo, pari a circa il 16 per cento del pil, e dove l’attenzione ossessiva della politica più a chi un lavoro lo ha avuto piuttosto che a chi un lavoro lo deve trovare ha portato i risultati che tutti conosciamo (negli ultimi vent’anni per gli over 65 il reddito e la ricchezza medi sono aumentati del 15 e del 60 per cento, mentre per gli under 35 sono scesi rispettivamente del 10 e del 60 per cento).
5) Ciò che unisce legittimamente e coerentemente la piattaforma di Salvini e Meloni, due piattaforme atlantiste ma non europeiste, è questo: frenare il processo di integrazione dell’Unione europea proprio in una stagione in cui questa, prima con la gestione della pandemia (vaccini), poi con i finanziamenti europei (il Recovery), ha permesso e permetterà ai paesi europei di creare le condizioni giuste per essere maggiormente protetti nei momenti di difficoltà.
6) i loro fortissimi punti di riferimento in giro per l’Europa e per il mondo. Donald Trump, con tutto il suo arsenale complottista, è un modello politico sia per Matteo Salvini sia per Giorgia Meloni. Viktor Orbán, nemico autoproclamato della democrazia liberale, è un modello politico di euroscetticismo sia per Matteo Salvini sia per Giorgia Meloni.
Ora, esaminando questi 6 punti di intesa, è facile rendersi conto come a Salvini e Meloni occorre aggiungere Conte e l’estrema sinistra, che va dai Landini, Bersani, Orlando, Provenzano, sino ai Fratoianni, Bonelli e Fassina. Sulla concorrenza e sull’Europa, sulla cessione di sovranità e sulla possibilità di andare in pensione prima così come sulle politiche industriali di fatto il governo Meloni troverà sindacato, la sinistra antiglobalista e i 5Stelle sostanzialmente d’accordo. Si aggiunga che tale sinistra non è filoatlantica per cui nessuno sarà più amico di Biden quanto lo è stato Draghi. Trump, nient’altro che un golpista, resta il punto di riferimento di Salvini, Meloni e Conte. E la richiesta di aprire un negoziato di pace (che è posizione molto ben diversa da quella draghiana di dare l’ultima parola sulla pace agli ucraini) se non è una posizione putiniana (Conte: non si dica che Putin non vuole la pace) ma “pacifista” accomuna uno schieramento che va da Salvini a Conte e Santoro e l’estrema sinistra. Il filoputinismo unisce Salvini, Conte, i pacifisti italiani e quelli che hanno votato contro l’ingresso della Finlandia nella Nato.
Ci sono soltanto tre temi che separano Salvini e Meloni dalla sinistra antiatlantica: i primi due sono l’immigrazione (che la destra vuole bloccare) e la giustizia (la destra non è il partito dei giudici). Il terzo è la sostituzione etnica in quanto i due gemelli diversi del nazionalismo italiano sono convinti che esista un complotto globale, orchestrato da governi e finanzieri senza scrupoli, per fare scappare gli italiani all’estero e sostituirli con flotte di richiedenti asilo