Antoniozzi Alfredo (Fi) (1956)
Eletto al Senato nei collegi plurinominali, è figlio dell’ex ministro Dario Antoniozzi. Laureato in Giurisprudenza, due mandati di europarlamentare, vive a Roma dove è stato anche assessore al Comune e alla Regione. L’ennesimo “calabrese di origine” trapiantato lontano.
Arruzzolo Giovanni (Fi) (1960)
Nel collegio camerale Vibo Valentia-area tirrenica della provincia di Reggio Calabria nettissima vittoria del candidato del centrodestra capogruppo di Forza Italia alla Regione (al 48,81%) contro il candidato M5S Riccardo Tucci (21,96%) e la candidata del centrosinistra Dalila Nesci, di Impegno Civico, sottosegretaria uscente (15,46%). Era consigliere regionale. Nato a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, è sposato e padre di un figlio. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli studi di Messina, è dipendente del Ministero dei beni e delle attività culturali, con funzioni di Direttore amministrativo-economico- finanziario presso il Museo archeologico di Medma. Ha cominciato con la dc, poi Udeur e Udc. Risulta il più ricco tra i parlamentari calabresi avendo per il 2021 ha dichiarato redditi di oltre 124mila euro
Baldino Vittoria (M5S) (1988) Nativa di Rossano, una dei tanti avvocati che arrivano in parlamento. Già entrata nel 2018, stavolta ce l’ha fatta lo stesso col paracadute anche se è stata battuta da Furgiuele.
Bruno Bossio Enza (Pd) (1957)
Una capace nella metà degli anni ottanta di contribuire a sperperare 409 miliardi di lire con il Piano Telematico Calabria, software inutili, una sede megagalattica e 200 dipendenti lasciati al palo, in Parlamento magari si annoia. Tutto ciò premesso, con il marito Nicola Adamo segna i destini del pd calabrese e della politica di questa sfortunata regione. Dall’ottobre 1989 quando diviene responsabile della direzione del personale
e del reclutamento al giugno 1997 quando diviene direttore del Consorzio Telcal sino al 31 dicembre 2002 quando finisce il Piano Telcal nella parabola di EBB c’è la storia della Calabria che il genio Sergio De Julio ha così commentato: “I politici sono sempre gli stessi… Utilizzano i fondi pubblici per sistemare persone e gestire commesse. Hanno svuotato qualcosa di grande come il Piano Telematico Calabria e l’hanno portato alla chiusura in cinque anni, sprecando miliardi e miliardi. Per una che veniva dal Manifesto e che ha frequentato Lucio Magri, Ambrogio, Adamo, Occhiuto, honni soit qui mal y pense.
Cafiero De Raho Federico (M5S) (1952) “Il mio impegno sara’ per una politica piu’ vicina al popolo, per soddisfare l’interesse dei cittadini”. Lo ha detto all’ AGI l’ex procuratore nazionale antimafia eletto nel collegio plurinominale della Camera in Calabria . “Sono riconoscente alla Calabria per aver avuto fiducia in me – ha aggiunto -. E’ stata una grande manifestazione di affetto nei miei confronti e una volontà a cambiare: puntare sulla legalità, lo sviluppo e il progresso della Regione”. Contento lui, contento Giuseppi.
Cannizzaro Francesco (Fi) (1982)
Unanimemente riconosciuto come il figlioccio politico dell’ex senatore Antonio Caridi, Ciccio “Profumo”, (potrebbe aprire una pagina FB con il titolo “Ciccio annuncia cose”) ebbe un breve colloquio con Draghi e così disse di aver capito che la nostra regione sarà centrale nel piano di rilancio. Ad Occhiuto ha affiancato la sua cugina Princi ma prima aspirava a fare il governatore e anche il coordinatore regionale del suo partito. Ciccio ca va sans dire.
Nel collegio della Camera di Reggio Calabria-Locride si è riconfermato il deputato uscente di Forza Italia (47,60%), che ha travolto il candidato del centrosinistra Domenico Battaglia (20,99%) e il candidato M5S Fabio Foti (20,38%).
Ferro Wanda (Fdi) (1968)
Nel collegio Catanzaro-provincia si è imposta la coordinatrice regionale e deputata uscente di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che con il 39,15% ha superato la candidata M5S Elisa Scutellà (28,49%) e la candidata del centrosinistra Giusi Iemma, presidente regionale del Pd (20,48%). Laurea in lettere, già presidente della provincia di Catanzaro, è da sempre la commissaria regionale del partito di Giorgia Meloni. Tra le sue dichiarazioni abbiamo scelto: «Possono tagliare tutti i fiori, ma non fermare la primavera» ; «Calabria, diventa ciò che sei!» (citazione di Pindaro, ripresa da Nietzsche).
Furgiuele Domenico (Lega) (1983) Nel Collegio Cosenza area jonica-Crotone, si è imposto con il 38,12% sulla candidata M5S Vittoria Baldino (35,325%) e sul candidato del centrosinistra Giovanni Papasso (18,20).
Passato alla storia per essere stato il primo calabrese a sdoganare i terroni con Salvini. Sempre elegante, stavolta per l’elezione ha dovuto emigrare nella jonica. Sembrava lanciatissimo poi è stato contrastato ma poi le elezioni per conto di Salvini le ha gestite lui. Nell’operazione Waterfront risulta tra gli imputati accusato di turbativa d’asta in concorso.
Irto Nicola (pd) (1982)
Eletto nel plurinominale al Senato, nato a Reggio Calabria, è architetto e segretario regionale del Pd, ma la sua iniziale candidatura alla presidenza della Regione che sembrava cosa fatta è stata poi stoppata. Alla Regione per tre volte con un successo personale imponente nel 2020 quando aveva collezionato 12.568 preferenze; dal 28 luglio 2015 fino alla fine del mandato, Presidente del Consiglio regionale. Adesso la conferma come uno degli uomini di punta del Pd calabrese.
Loizzo Simona (Lega) (1965)
A poco più di sette mesi dal drammatico suicidio del marito, Lucio Marrocco, responsabile delle vaccinazioni, Simona Loizzo ritornò in politica sotto le insegne della Lega di Salvini. Vanta un ruolo forte nella Sanità e nella Cosenza che conta (tra le varie, è nipote di Ettore Loizzo, ex big del Goi). Con i suoi voti, la dentista cosentina si è affermata a sorpresa a ottobre grazie agli ambienti della Sanità, dove ha intaccato il quasi monopolio dei Gentile. I suoi sponsor sono stati i fratelli Greco, big delle cliniche private, che aspirano da tempo alla realizzazione del mega ospedale privato; e l’ex presidente ff Nino Spirlì. Una carriera iniziata proprio all’ombra dei fratelli Gentile quando egemonizzavano il Pdl cosentino, di cui fu coordinatrice provinciale. L’iperattivismo nella Sanità si spiega col fatto che il suo bacino elettorale è l’Azienda ospedaliera di Cosenza e tutta l’umanità varia, titolata e non, che riempie le graduatorie prodotte da vari concorsi, anche recenti, e aspetta di essere assorbita.
Mangialavori Giuseppe (Fi) (1975)
Medico, esordisce in politica nel 2010 e diventa Presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia. 4 anni dopo viene eletto in Regione a sostegno della candidata presidente Wanda Ferro. Guarda caso, il ricorso della stessa Ferro nel 2017 lo estromette dal Consiglio, ma da allora ha scalato il partito di Berlusconi e ha vinto tutte le elezioni in cui si è impegnato. Nel 2021 il pentito Bartolomeo Arena lo accusa di essere legato al clan Anello di Filadelfia.
Minasi (Clo)Tilde (Lega) (1960) nel collegio Catanzaro-Vibo Valentia-Reggio Calabria l’assessore regionale al Welfare con il 44,73% ha superato nettamente il candidato M5S Giuseppe Auddino (24,15%) e il candidato del centrosinistra Francesco Pitaro (19,49%). Di Reggio Calabria, laureata in legge. La mattina del 5 ottobre 2021 era fuori da tutto. Si leggeva: “l’assessore regionale calabrese, Tilde Minasi, non scioglie le riserve e conserva due incarichi incompatibili fra loro: assessore in Calabria e senatrice a Roma. L’esponente della Lega deve ancora decidere se sedere a Palazzo Madama o alla Cittadella Regionale”. Aspettava indicazioni da Salvini, intanto votava per il Presidente della Repubblica. Tornata alla Regione adesso si sposta a Roma. Globetrotter
Occhiuto Mario (FI) (1964) Definito un archistar dagli amici e un traffichino dai nemici, è stato sindaco di Cosenza dal 31 maggio 2011 all’11 febbraio 2016 e dal 7 giugno 2016 al 23 ottobre 2021 e in seguito anche presidente della provincia di Cosenza dal 2014 al 2016. Le sue vicissitudini economiche, giudiziarie, le sue luminarie, le sue società, il ponte di Calatrava, quantomeno possono essere ricomprese in una sconfinata considerazione di sè. Eletto al plurinominale al Senato, dopo non essere riuscito, al contrario del fratello Roberto, a candidarsi come presidente della Regione.
Orrico Anna Laura (M5S) (1980) Per quanto riguarda la Camera, particolarmente clamoroso il suo successo, nel collegio Cosenza-Tirreno cosentino. Parlamentare uscente del Movimento 5 stelle e già sottosegretaria alla Cultura nel governo Conte 2, ha sconfitto per un pugno di voti (600, il 36,61% rispetto al 36,35%) il deputato uscente di Forza Italia Andrea Gentile, figlio dell’ex sottosegretario Antonio Gentile, l’unico candidato del centrodestra a perdere il collegio in Calabria. Imprenditrice cosentina, progetta (da Wikipedia) “creando connessioni e partnership tra persone, aziende e associazioni per il raggiungimento di obiettivi individuali e comuni”. Oplà. Già sottosegretaria ai Beni culturali, pare che una volta abbia alzato la voce per la tutela del centro storico di Cosenza.
Orsomarso Fausto (FdI) (1971)
Assessore al Lavoro, Sviluppo economico e Turismo, scoprì la Meloni nel 2017. Cosentino, già assessore della giunta Santelli e record di preferenze per Fratelli d’Italia. Viene da famiglia socialista, ma fin da giovane ha avuto una brillante carriera nelle fila della destra iniziando ad Azione Giovani. Laureato in economia aziendale e dottore di ricerca. Più che come fascista è già passato alla storia per aver rinominato “fioriture algali” le immonde chiazze di scarichi fognari in mare; secondo lui il persistente inquinamento delle nostre coste è un normalissimo fenomeno naturale che si verifica ogni anno. Commentando un report diffuso dall’Arpacal a luglio 21 in merito ad un punto non conforme nel mare di Paola, l’assessore regionale scrisse “testualmente” su FB: «E che cazzo vuol dire se a paola segnalano difformità proprio perché ci sono controlli deputati nel punto non conforme e se ripetuto nei controlli ci sarà divietò di balneazione. Forse poi vi sfugge che la depurazione dipende dai comuni e controlli da guardia costiera ed arpacal. Questo continuò a ribadire ma tanti ignoranti scrivono come se fosse mia la responsabilità . Pensa come scrive. Dunque da platea nazionale.
Rapani Ernesto (FdI) (1967) Nel collegio Corigliano-Cosenza è stato eletto con il 38,12%. Arrivò dalla Meloni nel 2013 e fu segretario regionale prima della Ferro. Numerosi insuccessi elettorali, alle regionali 2014, alle amministrative di Rossano nel 2016, alle politiche del 2018, alle regionali del 2020. Ma chi la dura la vince e quando s’è alzato il vento per i velieri di Fratelli d’Italia, lui era già salito.
Roccella Eugenia (FdI) (1953) La più povera tra i parlamentari calabresi avendo dichiarato per il ’21 redditi pari a 50 mila euro. Da Bologna nel foggiano, eletta nel proporzionale della Camera in Calabria. Già due volte deputata ma con Il popolo della Libertà. “Tutti mi definiscono bolognese, ma io a Bologna ci sono solo nata. Nelle mie vene scorre sangue del Sud: sono per metà Siciliana, per metà Pugliese, salentina. Sono assolutamente Meridionale, ma ai fini di questa tornata elettorale era un dato irrilevante”. Ed è proprio durante la campagna elettorale che l’ex deputata ha potuto conoscere il territorio Foggiano senza vincere.
Scarpinato Roberto (M5S) (1952) Folgorato sulla via di Giuseppi, che poi è quello dei decreti sicurezza, innanzitutto dovrebbe correggere la biografia dove si legge: «Inizia la carriera in magistratura nel 1978. Dopo avere prestato servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo nel 1989 entra a far parte del pool antimafia collaborando con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino». Non risulta affatto che Scarpinato sia mai stato un componente del gruppo. Ma poco male, adesso è un politico giustizialista.
Stumpo Nico (Art.1) (1969)
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Dal novembre 2020 è tesoriere di Articolo Uno, la cabina telefonica di Bersani e Speranza. Originario di Cotronei, vive di politica a Roma dal 1988 e risulta geometra. Annoverato durante il voto per il Quirinale tra i «pallottolieri», gli uomini macchina che conoscono tutti i segreti dell’urna. Grazie a Bersani e Speranza è alla sua terza legislatura. Quando la Calabria è solo un trampolino di lancio.
Ancora tutto da considerare in piena emergenza virus, il suo rapporto con il commissario delle Asp di Cosenza e Catanzaro Zuccatelli, proveniente da Cesena, mandato dal Pd del romagnolo Bersani. Giuseppe Zuccatelli “è un manager a tutto tondo, basta vedere il suo curriculum, quindi è bene lasciarlo lavorare in tranquillità”, evitando “insulti e caccia alle streghe” dice all’Adnkronos Nico Stumpo, deputato calabrese di LeU, dopo le polemiche che hanno accompagnato la nomina del nuovo commissario alla Sanità in Calabria, diventato famoso su Rai3 per le sue ridicole affermazioni sull’uso delle mascherine.
Tucci Riccardo (M5S) (1986) Già deputato vibonese, diploma di maturità, si è occupato, come tiene a far sapere, della ultra ventennale vertenza dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, della riapertura al traffico veicolare di una strada di competenza provinciale (la SP 23 Joppolo-Coccorino) e dello sblocco dei fondi, dell’ammontare di 18 milioni di euro, destinati ai lavori di ammodernamento e messa in sicurezza del porto di Vibo Valentia Marina.