LAVORATORI IRREGOLARI Le misure annunciate da Giorgia Meloni, se attuate, avrebbero anche l’effetto di mettere a rischio l’attuazione del Pnrr. In quel documento uno degli impegni più importanti presi dall’Italia, su cui verrà giudicata dalla Commissione, è di ridurre il tasso di irregolarità del lavoro (la percentuale di lavoratori irregolari sul totale) di due punti percentuali nel giro di tre anni. Attualmente l’Istat stima che ci siano tra 12 e 13 lavoratori ogni 100 che sfuggono al pagamento di tasse e contributi. Per raggiungere l’obiettivo del Pnrr si può calcolare che dovremmo far emergere più di mezzo milione di posizioni di lavoro, circa 200.000 all’anno. Sono tutte posizioni di “piccola evasione” e Giorgia Meloni gli unici accenni alla lotta all’evasione li ha fatti nei confronti della grande evasione (concetto peraltro nebuloso perché i grandi evasori hanno in genere redditi dichiarati nulli o molto bassi).
FLAX TAX SUGLI INCREMENTI DI REDDITO Giorgia Meloni ha riproposto “l’introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente”. Si tratta di una misura semplicemente balzana, che non ha riscontro in alcun paese del mondo, (e non perché sia troppo geniale per essere copiata: per intenderci, è ancora più indifendibile della flat tax “standard” proposta da Lega e Forza Italia). Viola il principio costituzionale dell’equità orizzontale: se Gianni e Paolo hanno lo stesso reddito di 20mila euro ma Gianni l’anno scorso guadagnava 10mila euro e Paolo 30mila, Paolo verrà tassato molto più di Gianni pur avendo lo stesso reddito. Per lo stesso motivo, può diventare una tassa sul reddito da lavoro regressiva, anche questo probabilmente un unicum mondiale. Accentua le fluttuazioni nel potere d’acquisto delle famiglie, e quindi rende l’economia meno stabile: premia chi sta aumentando i redditi rispetto a chi ha subito eventi avversi che ne hanno ridotto i guadagni: il contrario esatto di quello che fa l’imposta sui redditi in tutti gli altri paesi. Infine, complica enormemente il sistema fiscale: introduce letteralmente un numero infinito di aliquote, una per ogni reddito di partenza e per ogni ammontare di incremento del reddito; inoltre per compilare la dichiarazione dei redditi di quest’anno ho bisogno della dichiarazione degli ultimi tre anni. Infine, non è affatto chiaro se l’incremento di reddito di quest’anno sarà tassato per sempre al 15 percento oppure tornerà all’aliquota normale se il mio reddito diminuisce l’anno prossimo, ma in entrambi i casi introduce enormi incentivi a fare ogni tipo di giochino per usufruire di un’aliquota più bassa.