(11/11/2017) Quanti saremo quelli che a Lamezia si sono messi a leggere (per es. su il Lametino) l’intero carteggio tra il sindaco e l’avv. Piccioni? Presumo un centinaio, anzi per abbondare facciamo 350 persone, che equivale allo 0,5% di 70mila abitanti. Così pochi? Certo che sì, oggi non abbiamo più tempo, pazienza, abbiamo bisogno di cose semplici da capire senza alcun sforzo mentale. Ogni scelta, anche in politica, deve essere semplicistica e veloce, riducendo tutti gli oneri accessori (overheads). Il “basta un click” è l’imperativo categorico di ogni nostra scelta, come facciamo con gli acquisti on-line. Possiamo dunque questi 350 (che ancora sono disposti a sopportare gli overheads accessori sviscerando le questioni) costruirci un’opinione personale? Credo di no e spiego il perché. Piccioni e Mascaro stanno comunicando ciascuno un suo messaggio che è facile riassumere ai lettori (come i messaggi-tipo dei grillini: I risparmiatori italiani sono stati derubati da Renzi che invece ha salvato il padre della Boschi).
Piccioni dice: “Mascaro sta mostrando di avere una sola difesa: buttare fango sugli altri. Che senso ha parlare di delibere di giunta solo in termini di legittimità amministrativa ad una commissione di accesso che deve valutare, invece, le infiltrazioni mafiose all’interno dell’amministrazione comunale? Non c’è alcun nesso logico. Mascaro racconta faziosamente tante bugie”.
Mascaro invece dice: “Io ho ristabilito in questa città la legalità violata e ho affermato regole di buona condotta amministrativa, prima di me per 10 anni hanno massacrato il Comune, adesso ci sono io che non guardo in faccia nessuno”.
Questi due messaggi sono racconti (tesi) e riassumono uno scontro politico, che tra l’altro non c’entra nulla con lo scioglimento del consiglio comunale (come ho spiegato in un post in PAGINA 1). Ma per capire chi ha ragione e chi ha torto sulla polemica sarebbe necessario esaminare i dossier allegati, e analizzare le questioni amministrative concrete poste a fondamento dei due messaggi.
Esse sono tutti atti della giunta Speranza: 1) delibera con cui il 10/04/15 aveva modificato le condizioni del project financing di Piazza della Repubblica regalando per 30 anni gratuitamente la gestione delle strisce blu; 2) delibera con la quale il 25/05/15 aveva modificato da onerosa a gratuita la concessione di terreno per 90 anni; 3) eliminazione dai residui passivi di un debito idropotabile di oltre 14 milioni di euro; 4) mancata esecuzione della sentenza Spes con condanna al risarcimento di 5 milioni di euro in favore del Comune di Lamezia Terme in quanto non sarebbe pervenuta comunicazione della conclusione del processo; 5) mancata esecuzione sin dal 2008 della sentenza esecutiva per somme molto ingenti contro i suoi compagni di partito Fittante Dattilo e Miletta; 6) assegnazione senza bando di 6 beni immobili dal 14/04/15 di cui 2 addirittura tra primo turno e ballottaggio, 7) mancato adeguamento, obbligatorio per legge, sin dal 2003 degli oneri di urbanizzazione; 8) contributo illegittimo nel 1974 di 70mila euro alla Vigor Lamezia; 9) tutti i disastri economici provocati alla città.
Bene, queste 9 questioni sono la sostanza del contenzioso, però non sono questioni politiche, sono questioni legali. Il punto che vorrei sollevare è appunto come 350 cittadini come me, magari non più giovani e con preparazione addirittura universitaria, possano districarsi in queste 9 questioni tecniche e legali quando è evidente che esse possano esser trattate solo da avvocati delle parti (e i due contendenti lo sono). Insomma, chi ha ragione? E’ difficile dirlo, anzi direi che, in sede di un ipotetico giudizio, potrebbero esserci pronunce differenti da almeno 4 giudici dei diversi gradi. In altri termini, decidere chi ha ragione sulle singole questioni non è possibile al comune cittadino; può verificarsi che i giudizi finali (se fossero affidati a veri giudici o arbitri imparziali) dopo decine di anni stabiliscano un punteggio di misura tra le parti (per es. Piccioni ha ragione in 5 casi e l’altro in 4, o viceversa). In ogni caso e al di là di qualsiasi punteggio, le due tesi dei contendenti sono tesi ed antitesi “politiche” (racconti o fiabe) mentre gli argomenti che apportano per costruire la morale della fiaba sono questioni “legali”, di competenza di giuresconsulti e non di cittadini.
Adesso vorrei introdurre un riferimento storico. Nel 1974 in Italia si discusse su una legge, quella del divorzio, ma a quei tempi era ancora possibile orientare l’opinione pubblica su una questione che era insieme legale e politica, era un tema cioè che i cittadini potevano comprendere nella loro intera portata. Già quattro anni dopo, nel 1978, la legge sull’aborto scompaginò gli schieramenti, ma era la complessità della questione che rendeva impossibile tracciare una linea precisa tra conservatori e progressisti. Oggi, trascorsi ben 40 anni, dobbiamo prendere atto che i politici debbono ricorrere allo storytelling proprio perché rimane impossibile al comune cittadino affrontare, analizzare e capire tutte le questioni concrete sul tappeto. Lo storytelling, il racconto della realtà, ha la funzione di stimolare l’affidamento sentimentale dei cittadini. Chi ha fiducia in Piccioni, crede alla sua narrazione delle vicende, lo stesso fa chi ha fiducia in Mascaro. Ma, attenzione, nessuno convince più nessuno al di fuori dei suoi aficionados. Ecco la politica che stiamo vivendo, ed è del tutto vano rimpiangere il passato, quando c’erano i partiti e la divisione in destra e sinistra. E’ successo infatti, senza che ce ne accorgessimo, che tutte le questioni reali sono ormai così complicate, intrecciate, soprattutto se vengono regolate da atti amministrativi o legislativi (si pensi allo jus soli), da non poter essere più padroneggiate razionalmente dai cittadini. Ecco allora come la politica, quella locale e quella nazionale, sia stata fagocitata dagli avvocati e dai burocrati. Il perché ce lo spiegava il dottor Azzeccagarbugli di Manzoni. All’avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi imbrogliarle. Tutti noi, poveri Renzo, siamo in soggezione e i politici, Mascaro e Piccioni, convincono quelli che sono già convinti, insomma ognuno parla ai suoi. Invece di scrivere comunicati, potrebbero fare una riunione con i propri fedeli. Non è colpa di nessuno, è il mondo che è diventato più complicato. Una volta i ragazzi uscivano fuori per giocare tutto il giorno, oggi accompagnali in palestra, iscrivili, valli a riprendere dopo un’ora…La verità, come avete visto, non l’ho mai nominata, quella ce l’hanno solo i credenti o credono di averla. Ma “i fatti”, con tutta la buona volontà di chi li cerca, oggi non si distinguono più dalle opinioni.