Michelangelo Antonioni (1912-2007) è un regista che nei suoi film incarna la condizione umana degli anni Sessanta ed è noto per la “trilogia dell’incomunicabilità” costituita da L’avventura, L’eclisse e La notte. Mette in scena personaggi isolati, a metà tra libertà e alienazioni, aprendo una riflessione anche sull’uomo moderno e sulla sua solitudine. Pier Paolo Pasolini analizzava così il suo mondo: “ Esprime la solitudine dell’uomo moderno, o più precisamente l’anti- umana condizione dell’uomo nell’odierna società. “ I personaggi di Antonioni non sanno di essere personaggi angosciati, soffrono di un male che non sanno cos’è. Soffrono e basta. Lo stesso Antonioni non era diverso dai suoi personaggi, si limitava a descrivere l’angoscia senza sapere cosa fosse.
Mi chiedo se vivessero oggi Antonioni e Pasolini come avrebbero ridefinito la incomunicabilità e l’alienazione ( che è il processo attraverso il quale l’uomo si estrania da se stesso, perdendo la sua identità genuinamente umana, che è proiettata verso qualcos’altro). In una epoca, la nostra, nella quale apparentemente si comunica attraverso i social e il web giorno e notte, siamo diventati, a me pare, tutti quanti delle monadi.
Nella filosofia di Leibniz la monade non è altro che sostanza semplice che entra nei composti, semplice cioè senza parti; la monade di Leibniz non è l’atomo fisico ma metafisico, è indipendente rispetto alle altre e in ciascuna si rispecchia tutto l’universo che essa esprime secondo la propria posizione.
Si tratta di capire che ciascuno di noi ormai, non so bene da quando, vive come una monade, senza alcun rapporto con le altre. Su qualsiasi tema o argomento, io sono convinto di questo, non è più possibile discutere, come si faceva una volta (anche in quegli anni sessanta in cui Antonioni rinveniva la incomunicabilità), per confrontarsi, per dialogare e mettere i propri punti di vista in sintonia.
Come fanno gli avvocati per mestiere, noi siamo capaci di difendere una tesi oggi e domani sostenere l’esatto contrario davanti ad un altro interlocutore. Non essendoci più i fatti ma soltanto le interpretazioni, la nostra vita sociale non è altro che una grande rappresentazione teatrale dove ciascuno recita la parte che vuole. Oggi puoi schierarti a favore dell’art. 41bis e domani contro. Ogni tesi è un abito da indossare per l’occasione ma non c’è vanità, è solo la impossibilità di padroneggiare la materia, di formarsi una opinione: si parla per sentito dire, si improvvisa, ripetendo parole lontane orecchiate, frasi imparate a memoria, luoghi comuni spacciati per princìpi. Tu puoi convincerti di qualsiasi cosa, che la terra è piatta o che hai incontrato gli alieni, di qualsiasi complotto o qualsivoglia idea, e va bene così. Gli altri non esistono e quindi nessuno può confutare le tue convinzioni.
Ci saranno anche quelli che la pensano esattamente come te, ma queste monadi non formano più un insieme. Le monadi sono già risolte in sè stesse, e pertanto non esiste più scambio di informazioni, reciproco confronto, convergenze. Come tante rette che scorrono parallele, vicinissime talvolta ma sempre separate, siamo monadi che si osservano, ma non si vedono, si ascoltano senza riuscire a sentirsi. Ognuno legge i suoi giornali, o i suoi libri, vede le sue trasmissioni tv, i suoi film, fa vita sociale, come tutti, si muove, corre o passeggia. Ma non si sviluppa più, non cresce, non evolve, la monade non ha più età, non è giovane o vecchio.
Non c’è argomento, problematica, questione sul quale possa instaurarsi un contraddittorio per avvicinarsi alla verità, o meglio, per metterlo a fuoco, chiarirlo nei suoi elementi fondamentali. Tutti hanno ragione tutti hanno torto, non ci sono più questioni semplici, ci sono solo enigmi irrisolti, casi indecifrabili sui quali ogni monade può esprimere la sua opinione in piena libertà.
E’ così; No, invece è così. Non esistono più affermazioni scientifiche o fatti certi, opinioni consolidate o verità assunte da una maggioranza. Il caffè aumenta la pressione arteriosa: Non bere caffè. Contrordine, due tazzine di caffè fanno abbassare la pressione, lo afferma un recente studio. Gli studi lasciano il tempo che trovano e ogni monade se ha studiato oppure se non lo ha fatto, si regola come vuole. Ogni monade si può convincere di qualsiasi cosa e quello che una volta chiamavamo buon senso è diventato un altro ricordo degli anni sessanta, quando gli intellettuali ci spiegavano che con l’industrializzazione avevamo contratto una malattia che definivano alienazione. Per tanto lunghissimo tempo ci siamo illusi che ogni cosa potesse essere sviscerata e sminuzzata e resa semplice da capire. Oggi finalmente qualcuno comincia a persuadersi che tutte le cose sono complicatissime e che solo gli specialisti sono in grado di spiegarle in minima parte. Ma il guaio è che anche se ricorri agli esperti, essi sono sempre in disaccordo tra di loro. Tutti gli altri parlano di cose che non conoscono sparando sentenze e puttanate, da Vongola75 alla firma illustre sulla stampa all’ospite invitato in tv. Certo, siamo tornati a Socrate, ma, voglio dire, capovolgendo il suo detto: “È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza”.