Non esiste una politica pubblica perfetta e il Reddito di cittadinanza (Rdc) è tutto tranne che perfetto. Si è sempre detto: il Rdc funziona bene per la lotta alla povertà, male per chi invece deve trovare lavoro, meglio cercare di separare le due platee che hanno esigenze diverse. La prima deve essere protetta potenzialmente senza limiti di tempo (minori, disabili, anziani ma anche tanta gente non in grado di lavorare per limiti psichici o fisici), la seconda deve essere aiutata a trovare lavoro ma con un incentivo a lasciare al più presto il sussidio. Da qui la distinzione fra “occupabili” e “non occupabili” che esiste da quando esiste il Rdc. Ma esiste anche un’altra regola ferrea che attiene più alla politica che alle politiche pubbliche: finché un partito che ha promosso e attuato una politica è al governo quella politica non si può cambiare anche se i difetti sono noti. Ci si provò anche durante il governo Draghi (si propose un decalage della misura per gli occupabili e contemporaneamente un aumento degli incentivi al lavoro) ma senza successo.
Gli errori del Rdc sono ormai stranoti ma purtroppo il governo Meloni procede in modo ideologico nella sua correzione, mentre sarebbe possibile fare molto meglio. Per le famiglie con minori, anziani o disabili a carico il Rdc è rimasto uguale. Quindi parliamo solo della platea dei single: il 40 per cento dei nuclei beneficiari sono composti da una sola persona (sono 150 mila tra i 18 e i 50 anni) alcune delle quali in grado di lavorare (se non che già lavorano ma con un reddito molto basso) e che non hanno una famiglia da mantenere. E’ ovvio che non tutti quelli che in teoria sono occupabili sono davvero occupabili, infatti già adesso (dopo l’annuncio del governo Meloni) c’è stata una transizione da occupabili a non occupabili. Bene così, ma il problema vero è chi decide questa “occupabilità”. Quando fu creato il Rdc dal M5s, dopo il Reddito di inclusione (Rei), fu affidato tutto all’Inps senza più passare per i comuni allo scopo di fare in fretta. Ma così basta avere i requisiti teorici, fare domanda online e ricevere il beneficio senza essere mai guardati in faccia da nessuno. L’occupabilità è decisa sulla carta.
In secondo luogo, bisogna fare in modo di non disincentivare il lavoro regolare. Oggi anche da occupabili prima si ottiene il beneficio e solo dopo si è tenuti a presentarsi al centro dell’impiego. Ovviamente un sistema siffatto produce il risultato che chi ottiene il beneficio teme di perderlo, per cui non si presenta volentieri a un centro dell’impiego. A Milano, per esempio, alla convocazione del centro dell’impiego rispondono due percettori su dieci. Bisogna invertire la procedura, prima ci si presenta al centro per l’impiego, poi si riceve il sussidio.
E’ inutile insistere sul numero di rifiuti di offerte congrue di lavoro, senza prima operare per rendere più semplice l’attuazione delle decurtazioni o del decadimento del beneficio a seguito della mancata partecipazione alle politiche attive. Allo stato delle cose – come è noto – non si realizza nessuna offerta congrua di lavoro. Il datore di lavoro vuole conoscere di persona coloro che intende assumere e per il percettore del Rdc che non intende mettersi in moto è sufficiente mostrarsi poco adatto e l’offerta non la riceverà mai. D’altra parte, non si possono certo costringere le imprese che spesso sono poco interessate a individui con un labile attaccamento al lavoro né tantomeno a denunciare questi ultimi se rifiutano un’offerta.
La parte destinata agli occupabili funzionerebbe molto meglio se invece di punire chi sgarra come vuol fare il governo Meloni si incentivasse al lavoro in chiaro e non a quello in nero (oggi se non hai un lavoro in chiaro da più di due anni sei addirittura considerato non occupabile). Il difetto vero dell’operazione del governo è voler risparmiare sul Rdc. Bisognerebbe invece usare i risparmi per dare un supplemento di reddito a chi ha salari troppo bassi e per allungare il sussidio di disoccupazione a chi prende un sussidio troppo breve e lo ha finito. Così si incentiva il lavoro regolare e non quello in nero, perché per avere un salario troppo basso o un sussidio troppo breve devi lavorare almeno un po’ oppure devi avere lavorato in passato. Un’altra cosa che si può fare è correggere il secondo grande errore del Rdc (eh sì, il Rdc commette due grossi errori: da una parte c’è qualcuno che ne approfitta – pochi – dall’altra ci sono molti poveri che non sono coperti).
Alzate la parte di Rdc per pagare l’affitto e differenziatela per territorio in modo da coprire più poveri assoluti nelle zone d’Italia dove i prezzi sono più alti (un altro tabù del Rdc che resiste: misure uguali per tutti e così si lasciano fuori i poveri del nord). Un’unica cosa non si può fare: risparmiare sulla pelle dei poveri.