Tende e Superbonus. L’ipocrisia di Conte e Schlein sul caro affitti

Elly Schlein e Giuseppe Conte si sono recati alla “tendopoli” dell’Università la Sapienza di Roma per manifestare solidarietà agli studenti accampati che protestano contro il caro affitti. L’ex premier, con al seguito una delegazione del M5s, ha ottenuto tutto sommato una buona accoglienza e ha attaccato il governo Meloni che ai giovani garantisce solo “paghe da fame e nuova precarietà” anziché “il diritto all’abitare come primo passo per una piena autonomia”. Anche la segretaria del Pd ha parlato di “diritto all’abitare” e ha contestato le politiche del governo invocando politiche che aumentino la disponibilità degli alloggi, ma ha ricevuto delle contestazioni. Entrambi i leader dell’opposizione hanno dimostrato un grande coraggio politico, perché la loro passerella in favore di telecamera era una scommessa sul fatto che nessuno ricordasse le politiche edilizie attuate dai loro governi.

Perché è evidente che se adesso esiste un problema di affitti elevati e scarsità di alloggi è anche il risultato di scelte che vengono da un passato, più o meno recente, in cui il M5s è stato al governo negli ultimi cinque anni e il Pd nove anni negli ultimi dieci. E, soprattutto, sono stati insieme nel governo Conte II, una fase politica che nessuno ha messo in discussione e che, anzi, viene vista come la base per una rinnovata alleanza. In quanto governo “progressista”, che aveva come premier “un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”, avrebbe dovuto fare molto per l’edilizia studentesca e, più in generale, per dare una casa a chi è più povero. E invece ha fatto il contrario. Anziché lanciarsi nella vuota retorica contro il governo delle “destre”, Conte e Schlein avrebbero dovuto spiegare a quegli studenti che il futuro dei giovani l’ha ipotecato il loro governo “progressista” che ha speso oltre 100 miliardi di euro per rifare le case ai ricchi tra Superbonus (ora a quota 82 miliardi) e Bonus facciate (19 miliardi).

Mentre la sinistra predicava maggiore progressività e redistribuzione, addirittura invocando una “patrimoniale”, nella pratica ha fatto l’esatto contrario. Prima con il Bonus facciate concepito da Dario Franceschini, grande sponsor di Schlein, che ripagava al 90 per cento il rifacimento dei palazzi signorili in centro senza limiti di spesa e di truffe; e poi con il Superbonus 110 per cento e la sua cessione illimitata dei crediti d’imposta, concepito da Conte e il suo braccio destro Riccardo Fraccaro (ora impegnato nel mercato dei credit edilizi), che ha consentito di rifare “gratuitamente” le case ai proprietari: il più enorme trasferimento di ricchezza dallo stato ai patrimoni dei più ricchi. Una sorta di mega patrimoniale inversa. Perché la sinistra pensa molto alla progressività solo sul lato del prelievo, quando c’è da aumentare le tasse, ma poi non si fa problemi a spendere quel gettito in maniera regressiva. E quando Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in passato anche loro grandi sostenitori del Superbonus, sono stati costretti a bloccare questo meccanismo infernale di produzione di debiti a mezzo di crediti fiscali sia il M5s di Conte sia il Pd di Schlein hanno protestato contro il ritorno dell’austerità.

Ma al netto delle chiacchiere restano i numeri. E dicono che la politica edilizia del governo Conte II ha scavato nei conti pubblici dello stato e ipotecato un pezzo di futuro del paese e dei giovani. In Italia circa il 70 per cento delle famiglie è proprietario dell’abitazione in cui vive, mentre il resto vive in affitto (circa il 20 per cento) o in usufrutto (circa il 10 per cento). Naturalmente l’affitto è più diffuso tra le famiglie meno abbienti: nel 20 per cento delle famiglie più povere quelle in affitto sono circa un terzo, mentre nel 20 per cento più ricco la percentuale si riduce all’11 per cento (tre volte di meno). E ovviamente a vivere in affitto sono le famiglie più giovani, circa il 50 per cento degli under 35. Quando è stato il momento di decidere come e per chi impiegare le risorse, la scelta è stata chiara: non a favore dei poveri e dei giovani, ma dei proprietari di casa.

Nel Pnrr 960 milioni sono stati impiegati per aumentare i posti letto a favore degli studenti universitari; 450 milioni per l’“housing temporaneo” a favore dei senza fissa dimora; 2,8 miliardi per la costruzione di nuovi alloggi pubblici e per migliorare quelli esistenti. Per il Superbonus, sempre nel Pnrr, sono stati invece stanziati circa 14 miliardi di euro più altri 4,5 miliardi previsti dal Piano complementare. Ma, come se non bastasse, altri 82,5 miliardi di interventi per Superbonus e Bonus facciate sono stati pagati utilizzando il bilancio ordinario. È vero che il Superbonus poteva essere utilizzato anche per ristrutturare le case popolari, ma come dimostrano i dati dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) l’incidenza degli investimenti è stata superiore per i villini (1,5 per cento) e la più bassa per le case popolari (solo lo 0,2 per cento).

Si potevano usare i circa 100 miliardi di bonus edilizi per fare nuove case popolari e rifare quelle vecchie, per dare un alloggio agli studenti o alle giovani famiglie che pagano affitti elevati, ma il M5s e il Pd hanno deciso di usarli per rifare “gratuitamente” le case, le seconde case e anche qualche castello ai più benestanti. Agli studenti in tenda, a cui Conte e Schlein sono andati a lisciare il pelo, rimane il conto da pagare che si chiama debito pubblico.