Superbonus 110%, di nome e di fatto. Nel senso che i generosi sconti per le ristrutturazioni edilizie alla fine costeranno allo Stato il 110% più del previsto, oltre il doppio: 86 miliardi di euro contro 41.
Il conto definitivo dei sussidi, che copre l’intero periodo di validità dal 2020 al 2035, lo ha fatto ieri in audizione alla Camera Giovanni Spalletta, direttore generale del ministero dell’Economia. Sommando le due principali misure che negli ultimi mesi hanno moltiplicato i cantieri: il Superbonus 110% per la riqualificazione energetica dei palazzi, per cui le cui spese sono lievitate da 35 a 67,1 miliardi, e il Bonus per ristrutturare le facciate, per cui sono più che triplicate da 5,9 a 19 miliardi.
Una maxi spesa tra le più generose nella storia d’Italia – vale quattro leggi di Bilancio, metà Pnrr, dieci anni di Reddito di cittadinanza – che ha senza dubbio dato una spinta alla ripresa dell’economia piegata dal Covid: lo stesso Spalletta ha stimato 20 miliardi di Pil in più e 10 miliardi di maggiori entrate nel primo anno, e 42 miliardi di Pil e 19 di entrate aggiuntive nel secondo. Ma rispetto alle risorse mobilitate l’impatto sulla crescita reale, cioè al netto dell’inflazione, è stato limitato: +1,2 punti nel 2021, 0,7 lo scorso anno e addirittura un negativo di un punto in questo 2023. Peraltro con una serie di problemi di equità, visto che lo sconto ha beneficiato in misura maggiore le fasce più ricche di popolazione.
La fotografia fatta dal Mef su costi e benefici sostanzia la decisione del governo Meloni di limitare dallo scorso primo gennaio la misura introdotta nel 2020 dall’esecutivo Conte, e già criticata da Draghi: riducendo lo sconto dal 110 al 90%, bloccando la cessione dei crediti ed escludendo l’accesso al beneficio per le villette unifamiliari, con la sola possibilità di terminare lavori già iniziati. Gli ultimi dati sul Superbonus, relativi ad aprile, mostrano gli effetti della stretta. Il totale dei lavori ammessi a detrazione è salito di meno di 2 miliardi – da 58 a 59,9 – nulla al confronto della corsa all’asseverazione vista nel 2022, con un sostanziale stop per le villette unifamiliari.