Scuola, burocrazia medici e sostegno

(6/6/3) Leggo una dichiarazione del segretario provinciale calabrese della Fimmg, Gennaro De Nardo, il quale a nome dei medici di famiglia lamenta l’eccessiva burocrazia. «Purtroppo ci sono una serie di fattori che disincentivano i giovani ad intraprendere questa professione e, in particolare, la eccessiva burocratizzazione dell’atto medico…Un giovane che viene affiancato ad un medico di medicina generale nella maggior parte dei casi fa una esperienza che può risultare deludente perché vede un professionista che si barcamena quotidianamente con questioni che non sono assolutamente di carattere sanitario ma prevalentemente di natura burocratica…Pazienti che vengono continuamente rimbalzati dagli ambulatori ospedalieri agli studi medici per redigere prescrizioni o sollecitati a scrivere ricette per ottenere visite con priorità allo scopo di superare l’ostacolo delle infinite liste d’attesa».

Dunque, anche i medici di famiglia lamentano l’eccessiva burocratizzazione di un  ruolo, così come fanno da decenni gli insegnanti. Questi ultimi sono passati da una professione dove la burocrazia era rappresentata dai cd verbali delle riunioni collegiali, operazione noiosissima affidata ai soliti volenterosi (segretari o coordinatori), raccolti in ponderosi libri scritti a mano, ad una professione dove, in concomitanza con l’avvento del digitale, ogni attività del singolo docente viene registrata e rappresentata e si trasforma in atto burocratico, con relativi archivi digitali. Si pensi per cominciare al registro personale che da sempre era lo scrigno segreto del professore, diventato ora elettronico e quindi un atto pubblico dove tutti gli interessati, a cominciare dal preside, possono buttare l’occhio. 

La cd trasparenza è diventata (anche grazie al diritto d’accesso ex L.241) burocrazia incessante. Ma questo è solo l’inizio. Prima l’insegnante doveva fare solo il programma (e alla fine di ogni anno presentava copia conforme dello stesso identico elenco di contenuti controfirmati in buona fede da due alunni), poi dovette aggiungere la programmazione e la relazione finale, così come alle lezioni frontali si aggiunsero le Uda, Unità didattiche di apprendimento, e tutti i progetti della scuola progettificio. 

Accanto a questi, i nuovi problemi come l’aumento esponenziale delle certificazioni negli ultimi dieci anni: gli alunni con DSA, disturbi specifici dell’apprendimento, sono passati dallo 0,9 per cento del 2010 al 5,4 per cento del 2021, con relativo carico di adempimenti burocratici e incontri extra degli insegnanti con le famiglie e i neuropsichiatri. La medicalizzazione della scuola è il punto di incontro tra insegnanti e medici, e trova la sua apoteosi negli adempimenti degli insegnanti di sostegno.

Sino al 2015 questi ultimi erano davvero figure aggiuntive in classe, basti pensare che lo stesso orario di lavoro consistente in 18 ore settimanali in pratica non lo predisponeva la scuola bensì a suo piacimento l’insegnante stesso. A scuola poi inviata dall’Asl fece la sua comparsa una psicologa che si evidenziava nelle riunioni collegiali che oggi si chiamano GLO dopo aver cambiato centinaia di sigle nei decenni. Ad uno stesso tavolo la psicologa, i docenti, il sostegno, i genitori dell’alunno certificato, il preside, discutevano di come venisse seguito lo studente. Con il relativo verbale si lasciava traccia della discussione. Oggi non è più così e l’insegnante di sostegno è diventato di gran lunga il più tartassato dalla burocrazia scolastica. Dalla diagnosi funzionale in su, è stata creata una montagna di carte  che l’insegnante deve scalare pian piano, rifugio dopo rifugio, per arrivare in vetta e osservare dall’alto il panorama. Si pensi al Pei (piano educativo individuale).

Chiunque può fare una semplice ricerca su Google o su Amazon, per consultare i libri che sono in vendita sull’argomento. Cliccando “Pei sostegno libri” appariranno decine e decine di libri acquistabili per capire come predisporre un documento diventato misterioso e “enigmatico”. Per esempio uno può spendere 15 euro per farsi arrivare a casa “I NUOVI PEI: come sono e in che modo compilarli in ottica BIO-PSICO-SOCIALE.: SOS PEI-ICF Copertina flessibile – 23 novembre 2021, di Rita Centra”. Ma i libri sull’argomento sono centinaia e non si sa quale sia il migliore o il peggiore. Mi spiego. Per trovare il libro giusto e utile occorre saper leggere tra le righe. Sotto il libro citato c’è infatti una dizione che non deve sfuggire, che è questa.

2° edizione: Volume aggiornato alla sentenza del Consiglio di Stato (aprile 2022) che dà ragione al Ministero e boccia il TAR Lazio; con la prefazione della dott.ssa Stefania Stellino, Presidente ANGSA LAZIO.

Il libro più completo sul nuovo PEI con esempi di Modelli PEI già compilati per ogni grado scolastico secondo le normative vigenti.

 Inoltre troverai:

-Indicazioni operative da seguire in funzione dell’evoluzione della normativa

-Come progettare le Unità di Apprendimento (UDA)

-Check-list di osservazione

-Esempi compilati di Progetto di Vita e Profilo di Funzionamento.

Cos’è il piano educativo individualizzato (PEI) e perchè è così importante? E’ uno strumento di didattica inclusiva che consente al consiglio di classe di delineare un piano personalizzato per gli studenti con disabilità, fissando le attività e gli obiettivi da perseguire durante l’anno scolastico. Detto così sembra facile, ma basti pensare che, per continuare con gli esempi, è disponibile un altro libro (Nuovo PEI: domande e risposte. La normativa per genitori e insegnanti, di Flavio Fogarolo) che raccoglie oltre 250 domande, e altrettante risposte, per affrontare tutti i dubbi nella compilazione del Piano Educativo Individualizzato e conoscere i diritti degli studenti e dei genitori da un punto di vista normativo e pratico. Tutti i dubbi nella compilazione. Qui ne elenca 250, ma forse sono molti di più. Il Decreto Interministeriale 182 del 29 dicembre 2020 ha introdotto il nuovo modello di PEI, e dunque il nuovo PEI è entrato in vigore dal 2021. In seguito, la Sentenza del TAR Lazio n. 9795 del 19 luglio 2021 ha annullato il decreto interministeriale n. 182, però il Consiglio di Stato, Sezione VII, con Sentenza n. 3196 del 15 marzo 2022, accogliendo il ricorso del Ministero dell’istruzione, gli ha ridato validità. Questa complicata vicenda giuridica e giudiziaria dimostra come nella scuola prima si tratta di capire quale diritto positivo sia vigente e poi tentare di adeguarsi. Pur in presenza di scuole autonome e della cd libertà di insegnamento che è la coperta di Linus di ogni insegnante, la scuola degli adempimenti formali ha sempre il sopravvento e domina incontrastata. Per tale ragione la burocrazia come un camino sempre acceso viene alimentata con nuove norme che si aggiungono alle precedenti, in un intreccio perverso tra circolari ministeriali, giurisprudenza, direttive dei dirigenti scolastici. Anche l’inclusione ha i suoi prezzi da pagare e le sue montagne da scalare. Il fine giustifica i mezzi? Con tutto il tempo che il PEI prende, per la sua comprensione e la compilazione di carte, l’insegnante avrebbe potuto formarsi per studiare il suo caso specifico. Essendo i casi degli allievi molto diversi tra loro. Ma in Italia con le carte s’aggiusta tutto.