In genere, ma di certo sarò strano io, mi disturba molto quando ascolto da anni uno spot pubblicitario di un supermercato che utilizza come sottofondo la musica di una celebre canzone di Rino Gaetano. Da lassù Rino sarà contento? L’ascolto ripetuto crea un riflesso condizionato: quando senti quella musica la colleghi alla marca, si distacca dal suo autore e diventa un semplice jingle.
Ora, il problema è: se io ho scritto una canzone, l’ho cantata e l’ho anche prodotta con una mia etichetta, devono chiedere a me il permesso di utilizzare quella canzone per uno spot? Oppure quella canzone non mi appartiene più perchè è diventata di proprietà della casa discografica che ha realizzato il disco? Insomma, vale il contenuto o il contenitore?
Nel caso poi di un autore scomparso, è chiaro che saranno gli eredi a decidere liberamente e, qualora vogliano far cassa, potranno consentire che una canzone sia inserita in un film, in uno spot pubblicitario, in una qualsiasi campagna, benefica, politica, culturale.
A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa di Lucio Battisti – oggi 9 settembre 2023 saranno 25 anni – gli eredi hanno ottenuto una vittoria in appello contro la Sony Music.
Nel 2017 infatti la Sony Music ha intentato una nuova causa contro Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti, con la stessa accusa mossa da Mogol anni prima. Agli eredi hanno chiesto il pagamento di 8,5 milioni per risarcire il danno scaturito dall’essersi opposti a qualsiasi forma di sfruttamento economico delle opere musicali di Lucio Battisti, impedendo così alla Sony Music di commercializzare le registrazioni fonografiche delle canzoni sulle principali piattaforme digitali, Spotify su tutte, e di aver ostacolato l’utilizzazione delle opere musicali per sincronizzazioni (impedendo così alla Sony Music di utilizzare le registrazioni fonografiche delle canzoni in spot commerciali di noti marchi).
La Corte d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado che aveva già respinto le domande della Sony Music, ha rigettato l’appello e condannato l’etichetta discografica al pagamento delle spese processuali. Questa decisione della Corte milanese è importante, come ha spiegato l’avvocato degli eredi Simone Veneziano, legale degli eredi per varie ragioni. In primo luogo, perché un giudice chiarisce, per la prima volta, che i contratti discografici stipulati da Lucio Battisti oltre cinquanta anni fa con la Sony Music non consentono, senza adesso il consenso (degli eredi) di Lucio Battisti (o dei suoi editori musicali), di utilizzare online le registrazioni fonografiche che incorporano le interpretazioni a suo tempo eseguite da Lucio Battisti, né di utilizzare le medesime registrazioni fonografiche per la pubblicità di prodotti commerciali”.
In secondo luogo, qualora la tesi di Sony Music fosse stata accolta, si sarebbe affermato il principio eversivo secondo il quale a comandare sulle opere musicali non sarebbero più gli autori (o gli editori musicali), ma le case discografiche. “Chiunque invece sa perfettamente che chi voglia utilizzare, ad esempio in uno spot pubblicitario, una qualsiasi canzone deve farne richiesta, separatamente, sia al titolare della registrazione fonografica, sia all’autore (o all’editore musicale); e sa, ancor meglio, che ciascuno di tali soggetti è assolutamente libero di decidere se, a chi e per quale corrispettivo concedere la licenza”.
In buona sostanza, gli eredi Battisti, rispettando la volontà di Lucio, non vogliono che le sue canzoni o la sua voce o la sua musica finiscano in memorial, rassegne, concorsi, in spot pubblicitari. E’ una forma di rispetto per quelle creazioni e per chi le ha ideate. In questo modo essi rinunciano ad una commercializzazione sfrenata. Fermano il tempo a quando viveva Lucio. Invece Bob Dylan e altri grandi autori adesso cosa stanno facendo? Sony Music ha acquistato l’intero catalogo delle registrazioni di Bob Dylan compresi i diritti su tutti i suoi album e “su multiple future incisioni”, ha annunciato la società di entertainment in un comunicato. Gli estremi finanziari dell’accordo raggiunto lo scorso luglio non sono stati resi noti, ma la vendita dovrebbe portare Dylan alla pari o oltre il record raggiunto da Bruce Springsteen che l’anno scorso ha ceduto sempre alla Sony il suo intero catalogo, testi e incisioni compresi, per mezzo miliardo di dollari.
Ecco, proprio la Sony che adesso ha chiesto i soldi agli eredi Battisti, i soldi li ha dati a Dylan e Springsteen. Se Lucio fosse vissuto fino ad oggi magari si convinceva pure lui a vendere, ma quando era in vita non ha venduto il suo repertorio a nessuno, lo ha trasmesso ai suoi eredi, che ora stanno dimostrando di non essere dei mercanti venali.