Ieri sera 9 settembre, dopo mezzanotte, dopo un interminabile Renato Zero che ormai ex cathedra impartisce lezioni (di morale?) ai suoi sorcini, su Canale 5 -, Speciale TG5 ha presentato “Pensieri e Parole – Lucio per Sempre“. L’approfondimento del telegiornale diretto da Clemente Mimun, firmato da Susanna Galeazzi, a cura di Claudio Fico, ricorda ” un gigante della musica italiana: Lucio Battisti, scomparso a Milano 25 anni fa, all’età di 55 anni. Amato da artisti come Paul McCartney, David Bowie e Lou Reed, celebrato dall’autorevole New York Times, Battisti ha rivoluzionato il pop italiano cambiando la storia della canzone e regalando alle nuove generazioni un patrimonio artistico straordinario.
Speciale TG5 ricorda l’artista attraverso le voci di amici, colleghi e di chi lo ha conosciuto e vissuto davvero, a cominciare dal grande Mogol, che per lui ha scritto centinaia di successi senza tempo.
Ora ricordate questi due numeri: 15 e 18. Lo scorso 5 marzo, Lucio Battisti avrebbe compiuto 80 anni. È morto nel 1998, a 55 anni. Il sodalizio con Mogol è durato dal 1965 al 1980, 15 anni. Se è morto nel 1998, vuol dire che 18 anni di lavoro li ha fatti senza Mogol. I 5 album bianchi con Panella sono usciti dal 1988 al 1994. Nel 1982 aveva scritto con la moglie Grazia Letizia Veronese “E già”.
Lo special di Canale 5 ha alternato canzoni di Battisti con una intervista a Mogol (“Sostiene Mogol”). Non una sola parola è stata detta sulla produzione di Battisti senza Mogol. L’autrice avrebbe potuto premettere, se lo pensa, “dopo la rottura con Mogol, Battisti non ha prodotto niente di significativo“. Sarebbe stato legittimo e avrebbe almeno dato conto della macroscopica rimozione. Invece no, silenzio, come se Lucio artisticamente fosse morto lasciando Mogol. Immaginiamo, per capirci, una qualsiasi rievocazione di Picasso, del quale si rievocano il periodo blu, poi quello rosa, poi quello africano, e non una sola parola venisse dedicata al periodo cubista. Scusate, ma che rievocazione (e rispetto della sua memoria) sarebbe? Immaginiamo che quest’uomo si sposa una donna e dopo 15 anni si lasciano. Poi si sposa di nuovo con un’altra per 18 anni e tu fai un documentario facendo parlare solo la prima moglie?
Oppure immaginiamo un ricordo di Marcello Mastroianni dove tu citi solo i film fatti con Fellini, oppure viceversa. Ma che giornalismo è? Ripeto, uno può ben avere il diritto di pensare che il vero grande Battisti è quello che ha lavorato con Mogol, ma omettere di ricordare che poi ha scritto 5 album con Panella è la negazione di qualsiasi deontologia professionale. Dilettanti in malafede. Roba da sovietici che sui dissidenti facevano calare il silenzio.
“A tredici anni dipingevo come Raffaello. Ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Pablo Picasso