La politica lametina da molto tempo è diventata una cosa buffa ma sono sicuro che ancora non abbiamo toccato la vetta. Parlando con alcuni amici che sono più ottimisti di me ho appreso delle notizie che confermano questa premessa, alla quale posso subito, a scanso di equivoci, aggiungere il mio proposito finale, che è quello di osservare da lontano le sorti di una città ormai incapace di immaginare un futuro.
Voglio dire che quando negli anni novanta si varò l’esperienza di “Alleanza per Lamezia” che fece diventare sindaco Doris Lo Moro, avevamo tutti la convinzione che occorresse mettere in campo per dare una svolta una assoluta novità. Analogamente, dopo l’ennesimo scioglimento, la figura di Gianni Speranza rappresentò una scommessa sicura e quindi, dopo la travagliata esperienza Mascaro, tutti sanno che la sinistra, per tornare ad avere un sindaco, deve mettere in campo energie nuove e deve convincere l’elettorato con una assoluta sorpresa.
Così non sarà, anche perchè candidato a Lamezia nel 2024 sarà ancora il sindaco Mascaro, convinto che possa ripresentarsi dopo le elezioni del 2015 e del 2021. Roba da amministrativisti bravi, ma il buffo si rinviene sempre a sinistra dove gli aspiranti sono già protesi. L’avv. Masi del pd è il primo della lista, e sembra che il suo collega Reale si sia convinto ad appoggiarlo. Poi c’è, riporta una notizia di Lamezia informa (13/6/23),”Cantiere Lamezia“: “Metodo e competenza, queste le parole più ricorrenti nella presentazione del partito di Azione Lamezia in una partecipata riunione presso il Savant Hotel durante la quale il coordinamento cittadino ha illustrato le ragioni profonde dell’impegno politico in Città. Diversi gli interventi da un pubblico molto qualificato, composto da professionisti, imprenditori ma anche cittadini che hanno condiviso e accolto con entusiasmo l’analisi politica, le proposte e il metodo delineati”. In prima fila Annita Vitale, figlia della parlamentare Ida d’Ippolito, Tonino Barberio, Nicola Mastroianni, Emanuela Vitalone e l’ing. Arcieri.
Da notare che nel 2019 Tiziana Bagnato (laCnews) scriveva: “Sarebbero lei (Annita Vitale) e l’ex assessore alle Attività Produttive Gioacchino Tavella i due nomi su cui avrebbe intenzione di puntare il partito democratico alle prossime elezioni comunali”.
Ora, è del tutto comprensibile che qualcuno a sinistra abbia preso atto che il pd di Schlein è diventato il pda5Stelle. Tant’è vero che son tornati dentro il pd lametino quei tre o quattro San Paolo che in questi anni hanno peregrinato con Vendola, poi De Magistris, poi Robertino Speranza (ministro della salute di Giuseppi) votando nel 2018 5Stelle e ora, folgorati sulla via di Damasco-Schlein-Cristallo, convertiti al putinismo pacifista dei Santoro, Travaglio & C. Un nome per tutti, l’avv. Piccioni, le cui foto in posa con tutti questi personaggi ci hanno accompagnato in questi anni, con un brand (Lamezia bene comune) e l’aspirazione del tutto legittima di fare il sindaco. La novità comunque è un’altra.
L’editore del Lametino Guarascio vorrebbe che si presentasse di nuovo la Lo Moro, la quale lavora a Roma e, lasciata la magistratura, si è messa a disposizione per qualsiasi ruolo, comune, regione, Europa. Ma poi, un lettore del Lametino avrà notato che per ben due volte (agosto 22 e agosto 23) l’ex consigliere comunale Crapis ha sferrato un duro attacco al sindaco Mascaro, descrivendo con parole accorate la situazione lametina. Essendo anche lui tornato nel pd con Miletta ed altri (tranne Piccioni) , ci si chiede se, come altri, non stia pensando ad un altro ritorno, quello di Gianni Speranza. Da tutta questa macedonia temo che tireranno fuori le primarie, ovvero la cosa più comica che una sinistra allo sbando abbia saputo partorire con menti raffinatissime: solo così i 5Stelle sono riusciti senza colpo ferire ad impadronirsi del partito di Bibbiano. Ai miei tempi lo si definiva “entrismo“, adesso le primarie aperte a tutti sono l’entrismo del terzo secolo.
Il succo del problema sta in queste parole pronunciate da Paolo Gentiloni alla Festa dell’Unità di Ravenna: «Il Pd deve essere un partito di sinistra di governo. Se manca una delle due condizioni le cose mi ballano un po’». Sembra un’ovvietà ma nell’epoca di Schlein l’ovvio è stato sostituito dal trito e ritrito. Perché a lei manca palesemente una cultura di governo, concepisce la politica come conflitto sociale, lo statalismo come terreno di lotta, il pacifismo che non discerne troppo torti e ragioni, il fascino discreto dell’antiamericanismo, un evidente conservatorismo istituzionale e in sede politica la riproposizione dell’asse con Giuseppe Conte, Fratoianni e magari con brandelli della galassia più estremista. In una parola sola, il Partito democratico così come lo si è conosciuto in questi quindici anni, è stato cancellato. Lamezia sta esattamente dentro questo scenario, basti pensare che gli elettori sono riusciti a eleggere più volte due sindaci di sinistra (Lo Moro e Speranza) che hanno condotto tra loro una tenzone assimilabile al conflitto tra Roma e Alba sotto Tullio Ostilio.
La galassia estremista ha il vezzo continuo di prendersela con “l’uomo solo al comando” quando in realtà non ha mai pensato, per limitarci alla situazione amministrativa lametina, ad una squadra dove ci fossero dentro le competenze necessarie per affrontare i problemi contabili del comune. Voglio dire che proporre un buon sindaco è necessario, ma forse prima sarebbe indispensabile pensare ad un buon segretario comunale, ad un buon assessore al bilancio, ad un city manager in grado di governare una macchina comunale asfittica. Ingegneri, architetti, ragionieri, avvocati, ne trovi quanto ne vuoi a Lamezia (e non solo).
Ma trovare le persone giuste per far tornare i conti, quella è l’impresa forse impossibile. Guardate Cosenza, chi è il primo che ha abbandonato il sindaco Franz Caruso? “Francesco Giordano si è dimesso da assessore al Bilancio del Comune di Cosenza, ad appena pochi giorni dal Consiglio per l’approvazione del bilancio di previsione e con il placet sul riequilibrio di bilancio ancora tutto da verificare. E con una maggioranza andata clamorosamente “sotto” per la nomina del presidente del collegio dei revisori dei conti, andata ad Andrea Manna”. Bilancio, revisori, dissesto, tra Cosenza e Lamezia ci sono tante somiglianze. Anche a Catanzaro il sindaco ultrantilametino Fiorita ha già dovuto rivoluzionare la giunta a riprova di quel che sto dicendo. Ogni partito o movimento tenta di vincere con “l’uomo solo al comando”, cioè puntando su un nome, su un brand, e poi, se vince, cerca qualche tecnico idoneo. Solo che con tutti questi comuni in dissesto, trovare nella società professionalità in grado di metter mano ai bilanci, di recuperare l’evasione fiscale, di controllare le partecipate, è una impresa al limite. Nelle varie città certo che ci sono fior di professionisti validi in grado di governare i problemi, ma tra di loro trovare i “civil servant” disposti a trascurare gli affari privati per curare il bene collettivo è davvero roba da recruiter, da cacciatori di teste.