(21/9/23, via via aggiornato) Antonella Giuli, giornalista che lavora in Parlamento, e’ sorella del ministro della Cultura Alessandro Giuli ed e’ molto amica di Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia. Le cronache politiche sono ormai piene di questi rimandi all’amicizia vista come origine di nomine, favori, incarichi. Ma l’amicizia e’ ormai tirata in ballo sempre per qualsiasi motivo anche banale. Un mio conoscente volendo la patente elettronica si è rivolto ad un suo amico e così al comune (del sud) in una giornata ha ottenuto lo scopo. Faccio un altro esempio tratto dalla tv. Su Sky nella trasmissione “Calciomercato – L’originale” il presentatore Bonan nell’ultima puntata estiva si e’ accomiatato dicendo cosi’: – Questa e’ una trasmissione fatta da amici, questo e’ il segreto del suo successo -. Ho capito bene? Per avere successo basta oggi circondarsi di amici? In tv tanti programmi come questo, o come quelli della De Filippi oppure “Propaganda live” su La7, consentono di capire bene cosa sia l’amichettismo (foneticamente orribile, secondo Andrea Minuz), questo fenomeno politico e sociologico che ha preso il posto delle consorterie. Il PdA “partito degli amici” e’ il vero unico partito che ha sostituito i partiti ideologici, strutturati o di massa, della Prima repubblica (verso i quali, per amor del Cielo, non nutro alcuna nostalgia). “La chiacchiera tra amici muove interessi, soldi, prodotti, promuove e smista carriere…Ci leggiamo tra amici, recensiamo tra amici, invitiamo, segnaliamo, litighiamo nei talk-show tra amici con alcuni amici costretti a fare il gladiatore con gettone di presenza” ha scritto Andrea Minuz sul Foglio descrivendo il giro del “familismo morale – senza la “a” davanti perché qui c’è la purezza, il giusto, il bene comune, mica meschinerie, grettezze, biechi interessi personali, come noialtri familisti tradizionali. L’esibizionismo dell’amicizia muove il mondo come una gigantesca economia sommersa”. Ci sara’ un motivo, dico io, per il quale la serie di My Brilliant Friend, questo il titolo in inglese del libro “L’amica geniale”, ha venduto oltre 10 milioni di esemplari in 42 Paesi, diversi milioni solo negli Stati Uniti. Il segreto del successo negli Usa è oggetto di dibattito da anni. Sull’amicizia noi italiani siamo esperti ed esportatori.
Per dirlo meglio, come ha sottolineato lo scrittore Fulvio Abbate, pur essendo un sentimento spesso spontaneo, naturale, figlio dell’empatia e dell’altrui gentilezza, l’amichettismo muove sempre dalla difesa apodittica, sovente acefala, dell’altro, dell’amico, dell’amichetto.
Il termine e’ finito anche nella Treccani: “s. m. (iron.) Il comportamento di chi, generalmente da una posizione di potere e di prestigio, favorisce i propri seguaci”. Sempre Minuz osserva che “Amichettismo” ha il suono irritante di “attimino” e “momentino” e la pretenziosità di tutti gli “ismi”. Ma il suffisso –ismo e’ necessario perche’ connota in senso spregiativo ogni movimento, tendenza, indirizzo.
L’amichettismo consiste quindi nel far assurgere l’amico a Valore, e’ la strenua difesa dell’amico, “a prescindere” dal contesto, quindi non è solo di sinistra ma anche di destra. E non si dimentichi mai che i democristiani si chiamavano tutti “amici” per distinguersi dai “compagni”; non è solo del generone romano ma di qualsiasi posto italiano, dal più grande al più piccolo. Se venisse approfondito, studiato come è stato fatto per il “narcisismo”, il “populismo”, il “fascismo eterno”, io credo che capiremmo molto di più della sociologia politica e culturale italiana. Certo, sullo sfondo non si puo’ prescindere da Carl Schmitt (1888 –1985), un giurista e politologo tedesco accusato di esser stato il precursore del nazionasocialismo.
Per ogni campo dell’agire umano secondo Schmitt esistono delle distinzioni: per il piano morale abbiamo la distinzione del buono/cattivo; per il piano economico le categorie produttivo/improduttivo o utile/dannoso; per il piano estetico bello/brutto. Per l’agire politico esiste la distinzione tra Freund (amico) e Feind (nemico).
Il nemico non deve essere necessariamente moralmente cattivo, esteticamente brutto, economicamente dannoso. Egli è semplicemente l’altro, der Fremde (lo straniero), vale a dire qualcosa che è esistenzialmente diverso da noi. La categoria, il criterio amico/nemico, e’ ben presente in organizzazioni come massoneria e cosche, dove l’amicizia e l’onore sono ingredienti fondamentali, e si confonde con l’ideologia, che ha fatto diventare la politica una religione e le decisioni politiche atti di fede. Insomma, c’è un lungo percorso che solo l’amichettismo può spiegare ed illuminare. Come diceva Giovanni Falcone il sentimento dell’onore e quello dell’amicizia non sono valori in sè censurabili, lo sono la loro distorsione. La definizione di Abate è illuminante: L’amichettismo racconta un insieme chiuso di relazioni. Per lo più interessate. Un progetto d’ambizione decisamente professionale, l’affetto appare secondario (…) Il pensiero del singolo, dell’individuo, della persona stessa si ritrova così sostanzialmente negato, cancellato; assente è ogni vera libertà, in definitiva siamo nel dominio del conformismo.
Il calcio italiano è il settore in cui questo fenomeno si manifesta ogni giorno, basti pensare agli allenatori incensati da giornalisti amici oppure denigrati da giornalisti nemici. Ma al di là del nostro sport più popolare, la rappresentante più conosciuta dell’amichettismo nazionale è Maria De Filippi, e non perchè una sua trasmissione l’ha chiamata “Amici” anche se è una scuola di musica. No, lei ha imparato dal marito Maurizio Costanzo (vecchia tessera P2) che gli amici (trasversali) sono indispensabili per avere successo. Mentre l’amicizia sviluppa affetto che nasce dopo una reciproca indispensabile frequentazione, l’amichettismo è l’uso strumentale e perverso dell’amicizia che viene travestita da Valore (come Onesta’, Giustizia, Equita’). Gli amichettisti in genere si fanno riconoscere dal “vasa vasa”, il loro saluto è baciare tutti.
Significa frequentare cani e porci azzerando ogni differenza e definendoli tutti amici. Frequentare fascisti e comunisti, onesti e disonesti, vittime e mafiosi, con la scusa che tutti sono amici. Essere devoti all’amico significa essere buoni e giusti quando invece magari insieme si stanno compiendo le azioni piu’ spregevoli.
Significa spacciare conoscenze e/o semplici sporadiche relazioni di lavoro per relazioni amichevoli. Significa sommare gli amici propri con quelli del marito (o della moglie) e si arriva alla grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa…
Osservate bene: non c’è un solo partecipante o ospite alle trasmissioni della De Filippi che non “appaia” come un suo (vecchio) amico, infatti tutti la chiamano per nome, Maria, e “sembra” che con lei ci sia una frequentazione abituale precedente. Tutti quelli che lei ha lanciato diventano suoi protetti in una grande famiglia che si espande nel mondo dello spettacolo italiano sino ad egemonizzare Sanremo e le trasmissioni tv. Il casting della De Filippi è l’amichettismo che ha rinnovato il pippobaduismo (ricordate il nazional-popolare?) e costretto Mara Venier a fare di “Domenica in” la sua casa dove riceve in ciabatte i suoi amici, ex mariti, fidanzati, amanti, figli di amici, parenti, vicini di casa.
In un mondo in cui l’appartenenza è essenziale per esistere, lo spiegò nel 1976 Vincenzo Cerami nel suo romanzo “Un borghese piccolo piccolo”, e oggi è diventato il mondo delle emoticon, dei cuoricini diffusi a cani e porci senza limite, l’amichettismo esprime il mondo di relazioni chiuse dove l’interesse pratico si mischia con l’empatia, l’amico si sente legato all’amico per ottenere insieme un sovrappiu’, un vantaggio lucroso che può essere politico e/o economico.
La Rai (che pur e’ una azienda che conta quasi 13mila dipendenti) è il luogo per antonomasia dove si esprime l’amichettismo, ora attraverso la gestione di due soli agenti, Presta e Caschetto. Questa coppia (che magari sono amici pure loro, non so) non ha clienti, ma solo amici, così come avviene nel calcio, dove i procuratori fanno e disfano le squadre. Mendes, Raiola, Lucci e compagnia, anche loro non hanno assistiti ma solo amici. Giuseppe Marotta, ora presidente dell’Inter, prima alla Juve come dg, e’ accusato oggi di controllare la Marotta League proprio sulla base delle amicizie che ha coltivato (con giornalisti e potenti) sin da quando nel 1987 comincio’ a Varese la sua carriera di dirigente. In fondo il clientelismo (sistema di rapporti tra persone basato sul favoritismo) è diventato l’amichettismo del terzo secolo, i clientes di ieri oggi vengono chiamati amici. Il favore (ma anche qualsiasi dazione illegittima) se fatto ad un amico è doveroso, sennò che amico sei? Qualsiasi corruzione (do ut des) e’ sempre nascosta dietro un favore che viene fatto ad un amico. In Sicilia e Calabria diversi commercianti pur costretti a pagare il pizzo ad una cosca, una volta scoperti preferivano dichiarare che il pizzo in fondo erano solo prestiti fatti ad un amico. Una sorta di paghetta data al figlio, e molti ci credevano davvero che i loro estortori in fondo fossero amici che ti “assicuravano” protezione dai malintenzionati, cosi’ come uno si assicura contro il furto.
Le terribili conseguenze dell’amichettismo appaiono in tutta evidenza quando succede che personaggi noti si scopre siano legati con dittatori e/o criminali. Un nome celebre è stato Frank Sinatra. Fu spesso accusato di essere coinvolto con la mafia, che lo avrebbe aiutato a fare carriera. J. Edgar Hoover, leggendario direttore dell’FBI, sospettò Sinatra per anni, al punto che il fascicolo su di lui arrivò a 2.403 pagine. “E che ne sapevo io? Per me era un amico, lo conosco da una vita…”. Basta che lo chiami amico e puoi frequentare qualunque poco di buono che vuoi. E’ rimasto famoso il compianto allenatore serbo Mihajlovic il quale in una intervista al Corriere della Sera rivendicò la sua amicizia per Željko Ražnatović, altrimenti noto come la “tigre Arkan”. Ražnatović è stato protagonista macabro delle violenze del regime di Milosevic, autore e regista di una lunga serie di violenze e per questo incriminato dall’ONU per crimini contro l’umanità.
Mihajlovic disse: “Lo rifarei [il necrologio, ndr], perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego”.
Una persona perbene invece di selezionare accuratamente i suoi amici, di frequentare soltanto persone affidabili e senza macchia, si mischia con delinquenti, mafiosi e lestofanti credendo che quando sara’ chiamato a giustificare queste sue cattive frequentazioni possa cavarsela agevolmente cadendo dal pero: “E che ne sapevo io? Per me era solo un amico, lo conoscevo da bambino”. Cosi’, quel che e’ avvenuto con le ideologie fascista e comunista, che in pratica hanno prodotto non la liberazione dell’umanita’ che predicavano ma il suo assoggettamento a dittatori di ogni specie, con l’amichettismo (Romanzo criminale sulla banda della Magliana e’ un compendio) ognuno persegue i propri porci comodi e sembra farlo in maniera ingenua e senza bisogno che qualche teorico scriva i sette manoscritti dei Grundisse: non siamo una associazione criminale a delinquere, ma solo amici che stanno bene assieme con le famiglie.
NB= Amicus Plato, sed magis amica veritas (Platone mi è amico, ma più amica mi è la verità) è una locuzione latina. Nell’anonima Vita Aristotelis Marciana una formula simile è attribuita a Platone, il quale, riferendosi al suo maestro Socrate, avrebbe affermato: amicus Socrates, sed magis amica veritas.