Le scuole in questi mesi entrano in competizione tra loro per conquistarsi le iscrizioni alla prima classe. In genere sono ossessionate da due idee: 1) Dobbiamo far sapere a tutti cosa facciamo; 2) Se bocciamo troppo non si iscrive nessuno.
Sul primo punto ecco allora la pubblicità che fanno le scuole: manifestazioni tipo “Scuole aperte ai genitori” e articoli sui giornali di tutti i convegni possibili e immaginabili su qualsiasi argomento. Insomma, avanti con la propaganda che prende il nome di orientamento, e siccome siamo nel 2017, con le fake news. Piuttosto che pubblicizzare le qualità proprie si preferisce parlar male degli altri. E’ come se la Fiat invece di presentare i propri modelli, preferisse denigrare la WV.
Pensiamo ad una cosa adesso, se i ristoranti importanti impostassero la loro pubblicità come fanno le scuole: allora ciascuno informerebbe sul proprio menu, sull’elenco delle pietanze. Per semplice curiosità, andate sul sito di un qualsiasi ristorante stellato, per esempio l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, dove leggerete subito uno slogan “Una festa per i sensi”. E poi il racconto: “Cos’è il lusso se non il sentirsi accolti, accompagnati e riveriti come dei re? Una squadra affiatata e tanto tempo e cura a disposizione del cliente. Una cucina che eccelle nella ricerca e nel rispetto della materia prima, nella creatività, nel controllo delle tecniche di cottura. Un servizio estremamente attento ma non invasivo” . 4 righe per spiegare chi sono, non quello che fanno.
Poi c’è la seconda idea che nell’animo degli addetti ai lavori scava come una talpa, più una scuola è facile e promuove tutti, maggiori saranno le iscrizioni. Il secondo di due assunti che solo la scuola immutabile non capisce quanto siano diventati assurdi dopo i cambiamenti avvenuti in Italia in quasi settantanni. Una scuola che non boccia nessuno è infatti una scuola alla portata di tutti, e tutti, ricchi, poveri, buoni e cattivi, stupidi ed intelligenti, possono frequentarla. Ma una scuola così siamo sicuri che piaccia a tutti, che aumenti la sua attrattività, il suo appeal?
Fino agli anni sessanta le scuole italiane si differenziavano sulla base della casta, i figli della borghesia andavano al liceo, che era scuola difficile. Ma oggi l’interclassismo (e il consumismo) hanno cambiato le utenze delle scuole così come qualsiasi altra propensione al consumo. Facciamo due esempi, uno concernente gli oggetti, l’altro i servizi. Prendiamo le scarpe, le migliori sono forse quelle che costano meno, alla portata di tutti? No, è il contrario, le migliori sono quelle esclusive, le più costose. Ma allora se le comprano solo i ricchi? No, perchè ciascuno di noi compra una marca di scarpe semplicemente perché vuole assomigliare a quelli che le indossano. Intende far parte di un gruppo, a costo di far debiti. La stessa cosa succede con i servizi (le università italiane migliori sono quelle esclusive e costose, Luiss, Iulm, Bocconi) e con le scuole pubbliche, primaria o secondaria che siano. Da cosa dipende in ogni città la dimensione di una scuola, la sua attrattività? Direi dalla sua buona reputazione “sociale”, che non è legata alle promozioni facili o alle attività che fa, tutt’altro.
Ogni genitore sceglie la scuola dove iscrivere il figlio non sulla base della vicinanza, della promozione garantita o dei convegni sull’artrosi cervicale o sul libro dello Storico; non sulla base del mercato del lavoro che nessuno può prevedere in maniera plausibile; non sulla base delle attitudini del figlio, che non sono affatto considerate; non sulla base della familiarità con docenti e presidi. Il fatto è che non si sceglie una scuola, ma si scelgono le persone che tu vuoi che tuo figlio frequenti. Queste persone sono docenti, alunni, Ata. Si sceglie l’ambiente sociale-relazionale in cui inserire il proprio figlio.
L’ambiente è un insieme di relazioni interpersonali, una comunità di persone. Tutte insieme ogni giorno si ritrovano nello stesso luogo dove si respira un clima, proprio come in una città: c’è aria pulita o lo smog oppure fa troppo caldo o troppo freddo. Attenzione, il clima migliore non è mai dato in via definitiva, può essere guastato da qualcuno, studente, docente, preside, che crea perturbazioni, fa tuonare piovere o provocare tornadi. Per fare esempi semplici, una scuola viene scelta sulla base del numero di immigrati che la frequentano, delle aspirazioni sociali e culturali dei genitori, dei gruppi amicali o d’interesse.
Ogni scuola, come un qualsiasi brand (Fiat, Tod’s, Coca Cola..), evoca qualcosa che riguarda chi la frequenta. Come ci sono quelli che usano l’iPhone, così ci sono quelli che frequentano il Mamiani o il Virgilio. Per capirci, c’è gente che non comprerebbe mai una Fiat per non essere accomunato ai “possessori di auto Fiat”.
Una volta feci gli esami di Stato in un liceo classico molto frequentato. Una ragazza in una classe stonava, mi colpì per la sua modestia, sia dei risultati scolastici che dell’abbigliamento. All’orale ebbi modo di parlare con il padre che la osservava compìto e ad un certo punto mi disse: lo so che la figlia mia non era adatta al liceo classico ma lei non deve essere seconda a nessuno. Nella nostra epoca ciascuno di noi intende farsi assimilare. Non è ambizione, vogliamo sentirci dire “tu sei dei nostri”.
MEMORANDUM In Italia gli alunni iscritti al liceo classico sono 155.026, al liceo scientifico 393.110, al liceo linguistico 219.680, all’istituto tecnico economico 98.976, al professionale alberghiero 91.036