Ci sono due canzoni che Celentano, commettendo due evidenti errori, non ha voluto cantare: Nessuno mi può giudicare e L’italiano. In tutti e due i casi è chiaro che il gran rifiuto fu dovuto ai testi, non certo alle musiche: non sentiva quei due testi nelle sue corde. La faccenda non si capisce bene se non si considera Celentano un cantautore (come Tenco, Paoli, De Gregori…) e quindi molto interessato al “messaggio” del testo ancor prima della musica.
Ha detto una volta Claudia Mori: fino alla metà degli anni Novanta, Adriano ha scritto gran parte delle sue canzoni lasciando che altri le firmassero. E’ una cosa che gli ho spesso rimproverato. Non tanto per i diritti d’autore quanto perché si creano delle false verità.
Infatti Celentano è ormai passato alla storia dello spettacolo come un grandissimo interprete, un organizzatore (ha avuto anche una casa discografica, il Clan), un attore e un personaggio televisivo. Insomma come un artista a tutto tondo (prima il molleggiato, poi il re degli ignoranti) ma non come un cantautore o un compositore. Così il paradosso è che Fabrizio De Andrè viene considerato il cantautore italiano più poetico, quando in realtà ha solo scritto testi per le sue canzoni, mai musiche, mentre di Celentano si disconosce la sua vena creativa, che dagli inizi sino agli anni ottanta ha trasfuso in tutti i brani che ha cantato (sia nei testi che nelle musiche). Prendiamo un brano di cui ha scritto parole e musica, come Prisencolinensinainciusol
In de col men seivuan
Prisencolinensinainciusol ol rait
Uis de seim cius nau op de seim
Ol uait men in de colobos dai
Trrr ciak is e maind beghin de col
Bebi stei ye push yo oh
Uis de seim cius nau op de seim
Ol uoit men in de colobos dai
Not s de seim laikiu de promisdin
Iu nau in trabol lovgiai ciu gen
“Era uno slang, non c’era un testo. La potevano cantare tutti”. «Questa canzone è cantata in una lingua nuova che nessuno capirà; avrà un solo significato: amore universale». Col tempo è diventata una delle canzoni più note di Celentano, per la sua particolarità di essere cantata in una lingua inventata, un grammelot incomprensibile (il contrario di quelli di Dario Fo), una sorta di inglese maccheronico in cui si riconosce il frequente ricorso nel testo al verso ol rait, cioè l’inglese all right, tutto bene, che comunque non formano alcuna frase di senso compiuto.
Celentano dichiarò in una intervista di averne scritto il testo nonsense cantando su una melodia in loop, da lui creata, mentre era in sala d’incisione a lavorare sul brano Disc Jockey, poi diventato il lato B del singolo. Appena pubblicata non entrò in classifica in Italia, mentre negli Usa arrivò al 70° posto. Due anni dopo, nel 1974, riproposta come sigla di due trasmissioni tv la canzone è diventata un successo anche da noi e in fondo è un inno alla incomunicabilità.
“Come se non bastasse il brano, basato su una nota sola, un Mi bemolle (esperimento che richiamava ‘Mondo in Mi 7’ e ‘Tre passi avanti’), poggiava su una ritmica energica ed assolutamente anomala nel panorama italiano dell’epoca, sulla quale i fiati ripetevano insistentemente un unico refrain di dieci note: probabilmente un’idea mutuata dall’ascolto di gruppi come Sly & Family Stone o i Tower of Power. (…) era il 1974: i brani che andavano per la maggiore in quel periodo erano ‘Alle porte del sole’ di Gigliola Cinquetti (a lungo n. 1), ‘La collina dei ciliegi’ di Battisti, ‘Anima mia’ dei Cugini di Campagna, ‘Non gioco più’ di Mina, ‘Soleado’ dei Daniel Sentacruz. Persino la presenza dei Rolling Stones era dovuta a un brano melodico (‘Angie’). In questo clima, il martellante 4/4 di ‘Prisen…’ rappresentò un’eccezione fortunata e prolungata, visto che rimase nelle prime dieci posizioni fino al 29 giugno – più di quattro mesi. Discreto anche il comportamento all’estero: il singolo andò al n.1 in Francia, Belgio e Olanda, salì non poco nelle classifiche tedesche e riuscì persino ad entrare nella top 100 americana” (Franco Zanetti, Rockol).
Ecco allora un elenco cronologico delle (mie) canzoni preferite di Celentano con la specificazione degli autori (che tanti non sanno chi siano).
1959 Il tuo bacio è come un rock (Vivarelli, Fulci, Celentano)
1960 Impazzivo per te (Del Prete-Celentano)
1961 24mila baci (Pietro Vivarelli e Lucio Fulci; Celentano ed Ezio Leoni)
1962 Pregherò (Don Backy-Ben King / Jerry Leiber / Mike Stoller)
1962 Stai lontana da me (Mogol –Bacharach, Hilliard)
1962 Sei rimasta sola (Ricky Gianco, Del Prete)
1963 Grazie, prego, scusi ( Miki Del Prete, Mogol –Pino Massara)
1964 Il problema più importante (Luciano Beretta, Miki Del Prete – Rudy Clark)
1965 La festa (Luciano Beretta, Miki Del Prete -Pino Massara)
1965 Ciao ragazzi (Mogol,Del Prete-Celentano, Detto Mariano)
1966 Il ragazzo della via Gluck (Beretta-Del Prete-Celentano)
1966 Mondo in mi settima (Beretta, Del Prete, Mogol, M.Detto, Celentano)
1968 Azzurro (Pallavicini-Conte)
1968 Una carezza in un pugno (Santercole, Nando De Luca)
1970 Chi non lavora non fa l’amore (Beretta, Del Prete, N.De Luca, Celentano)
1971 Sotto le lenzuola (Beretta-Del Prete)
1972 Albero di 30 piani (Celentano)
1974 Prisencolinensinainciusol (Celentano)
1976 Svalutation (Celentano, Santercole, Beretta, Pallavicini)
1978 Soli (Cristiano Minellono, Miki Del Prete, Toto Cutugno)
1997 Che t’aggia dì (Celentano) cantata con Mina
1998 Acqua e sale (Giovanni Donzelli / Vincenzo Leomporro) cantata con Mina
1999 L’emozione non ha voce (Mogol-Gianni Bella)
1999 L’arcobaleno (Mogol-Bella)
2000 Per averti (Mogol-Bella)
2002 Mi fa male (Mogol-Bella)