Il piu’ grande centravanti che io ricordi del Catanzaro non e’ stato Mammi’ ma Gianni Bui (Serramazzoni, 1940). Avevo diciassette anni quando lo vidi in serie B. Era una specie di Dzeko, nel senso che qualsiasi pallone lanciato in avanti come si usava allora, lui lo addomesticava, (lo metteva a terra) e poi lo smistava. Di testa le prendeva tutte, come ora in serie A succede al veronese Duric, ma aveva due piedi molto ben educati, ecco perche’ sapeva fare tutto, tranne il dribbling o le giravolte in cui eccelleva solo Van Basten tra i centravanti alti. Nel campionato 66/67 nel Catanzaro segnò 15 goal. Il Catanzaro arrivò terzo, l’allenatore era Di Bella, il presidente Ceravolo. La sua spalla era un centrocampista ambidestro di piedi buoni, Alvaro Gasparini (Bastiglia,1938), che era capace di raggiungerlo dalla tre quarti, con cross e lanci millimetrici; l’altra punta era Vitali, una buona mezzala podista era Maccacaro, poi ricordo il roccioso Tonani e i centrocampisti Orlandi, Farina e Sardei.
Un altro fortissimo che giocò nel Catanzaro nei miei ricordi fu Pierluigi Busatta (Marostica, 1947) un mediano di piede destro che negli anni dal 1968/72 fece 122 partite (e 9 reti), poi passo’ al Verona per 6 stagioni, di cui 5 in serie A. Gli allenatori furono Lupi, Ballacci e Seghedoni. Di quest’ultimo mi e’ rimasto impresso uno schema particolare. 9 uomini del Catanzaro li vedevi tutti sul lato destro del campo e ad un certo punto la palla veniva data sulla sinistra (o viceversa) a Busatta che era rimasto da solo sull’altra fascia. Lui aveva il compito di risalire il campo approfittando dello spazio vuoto che aveva davanti. Busatta era un incursore, alla Tardelli o Berti, nel senso che partiva da dietro e in progressione come un coltello tagliava la difesa avversaria avvalendosi di tecnica e velocita’. Allora, come oggi, solo gli estrosi dotati di dribbling (sulle fasce) o gli incursori avevano il compito di scardinare le difese, non c’erano ragnatele di passaggi ma solo calcio verticale e tanti lanci lunghi (quelli che Suarez e Corso e Rivera sapevano fare alla perfezione).
Gianni Di Marzio fu allenatore del Catanzaro nel periodo 1974/77. Il primo anno in serie B ottenne il 4° posto. Nell’estate del 1974 il Catanzaro faceva il ritiro nel solito hotel Bellavista di Platania e la sera per passare il tempo si spostava alla Giurranda di Acquavona. Io e i mei amici per il secondo anno partecipavamo al torneo di calcio a 5 che si svolgeva sul campo di tennis in cemento. Il calcio a 5 era una novita’ assoluta allora e l’anno prima al torneo inaugurale avevamo partecipato con la curiosita’ di vedere come ce la saremmo cavata, dal momento che noi giocavamo sempre, in un meraviglioso campetto in terra davanti alla chiesa di S. Eufemia, 7 contro 7.
La nostra avventura fini’ nel girone eliminatorio perche’ il calcio giocato si rivelo’ di grande impeto agonistico, senza che gli arbitri, quasi tutti di Platania, sapessero regolare e moderare la furia cieca di alcuni partecipanti (virriosi in gergo) pure loro di Platania. Ce la legammo al dito e dicemmo loro ” ci vediamo la prossima estate”. L’anno dopo ci presentammo con la stessa squadra (squadra che perde non si cambia) ma rafforzata da un nostro giovane amico, che aveva 8 anni meno di noi, molto molto bravo quanto a tecnica. Si chiamava Danilo Pileggi e così in ogni nostra partita il pubblico accorreva numeroso per essere deliziato da lui con veroniche, pallonetti, tiri, dribbling.
Noi pensavamo a difendere e poi davamo la palla a lui che faceva i goal. Alla finale, dove arrivammo imbattuti, assistette anche la squadra del Catanzaro (il pubblico era in alto) e sulla balaustra di lato c’era finanche l’allenatore Gianni di Marzio. Questi, non si sa perche’, fu infastidito dal gioco molto virtuosistico di Danilo, il quale a sua volta, vedendo che lo guardavano giocatori di serie B, diede sfoggio a tutto il suo repertorio. Di Marzio ad un certo punto comincio’ a far sentire la sua voce, forse voleva che passasse di piu’ la palla, non lo so, ma insomma, ogni volta che Danilo aveva il pallone, sentivamo la voce di Di Marzio. Dopo suoi svariati interventi, io e i mei amici, gente grande, e pure laureata, intervenimmo e dal campo gridammo a Di Marzio di fare silenzio e di lasciarlo giocare. Se hai da dire qualcosa dilla a noi che siamo adulti e vaccinati (nel 74 avevo 24 anni e Di Marzio 34) e smettila di sfottere un ragazzo sedicenne. Vincemmo il torneo e spiegammo ai platanesi che la nostra rivincita l’avevamo avuta con Pileggi in campo, per cui non ci avrebbero piu’ visti in gara negli anni successivi. Anche perche’ a noi il calcio a 5 fa un po’ schifo, se dobbiamo dirla tutta.
L’anno successivo, il 1975, Danilo Pileggi (18/1/1958) sarebbe partito per Alessandria dove avrebbe cominciato la sua carriera. Nel 1977 ando’ al Torino e il 12 marzo 1978 al suo debutto contro il Bologna segno’ il suo primo goal in serie A. Alla faccia di Di Marzio.