Il mondo e’ un grande mercato dove i prezzi e il valore delle merci si formano attraverso un complicato meccanismo di decisioni collettive al quale ciascuno di noi partecipa senza rendersene conto e rappresentando da solo una parte cosi’ minuscola da non poter determinare nulla. La domanda crea l’offerta e se tanti perfetti sconosciuti sono disposti a mettersi in fila per comprare un biglietto per un film di Checco Zalone, il comico pugliese acquista valore, fama, ricchezza.
Dopo che il fenomeno (il botteghino) si e’ realizzato arriveranno tutti quelli che cercheranno di spiegarne la genesi, e quindi si faranno tante ipotesi per dimostrare che quel successo e’ dovuto al produttore Pietro Valsecchi o ad un amico di infanzia, agli amici che lo hanno incoraggiato o alla donna che lo ha amato. Quel che e’ certo e’ il fatto che uno solo non determina nulla, il successo di Zalone non dipende da me che lo apprezzo e lo compro ma da tanti come me. Siamo cosi’ tanti che non abbiamo potuto metterci d’accordo prima per sostenerlo e applaudirlo. Ma la situazione, da un altro punto di vista, quello di Zalone, dimostra che lui si e’ venduto, come se fosse una saponetta, un vestito, un bene qualsiasi. Magari si e’ laureato in legge (ed e’ vero) ma poi ha capito che il lavoro di avvocato o di giudice non gli interessava e ha cercato di far ridere gli amici suonando e cantando. Col tempo ha capito che aveva successo e ha continuato sino a fare film e teatro. Zalone ha trovato la sua strada per lavorare e guadagnare vendendosi, come facciamo tutti. Non e’ solo la prostituta che vende il suo corpo per sopravvivere, o il facchino che vende la sua forza per spostare pacchi, tutti vendiamo le nostre abilita’ o capacita’, le quali possono essere comuni o speciali e determinano il prezzo al quale possiamo collocarle sul mercato. Maradona sapeva giocare con un pallone e ha ottenuto guadagni altissimi per esibirsi, maggiori o uguali a quelli di un ragazzo tifoso che lo ammirava a Napoli e si chiamava Paolo Sorrentino. Questi ha fatto il regista e raccontando di Maradona e del suo amore per lui e’ riuscito a far comprare il suo prodotto (un film, anzi vari film) da tanta gente che pertanto lo ha arricchito decretandone il successo.
Tutti siamo dei venduti, il nostro lavoro viene pagato in rapporto alla forza che acquisiamo sul mercato (da soli o in quanto categoria) e pertanto sul mercato stanno i singoli ma anche le categorie che raggruppano i singoli. E’ evidente che i notai pesino di piu’ degli insegnanti e questi ultimi pesano di meno dei balneari o dei tassisti. Il nostro lavoro viene remunerato sulla base di un meccanismo che il singolo non riesce a controllare e forse neppure a capire ma in fondo la legge della domanda e dell’offerta una spiegazione plausibile la offre. Se quelli che sanno giocare al calcio o dipingere Guernica sono pochi, guadagneranno di piu’, quelli che sanno mettere un bollo su una lettera sono tantissimi e guadagneranno poco. Ma solo per il fatto che trovare un nuovo Maradona e’ difficilissimo mentre trovare uno disposto ad apporre bolli per una miseria e’ facilissimo.
Questa parte del discorso e’ facilissima da capire e magari sono d’accordo anche i marxisti e i liberali insieme. Ma c’e’ un’altra parte “metaforica” del discorso che vorrei provare a fare. Ogni uomo si vende sul mercato del lavoro ma anche nel senso che decide, qualsiasi lavoro faccia, di “come” farlo il suo lavoro.
Prendiamo il calciatore della Juve Fagioli. E’ stato squalificato per aver scommesso, attivita’ vietata agli atleti. Ha perduto, il poverino, 3 milioni per aver coltivato tale vizio e pertanto possiamo ben dire che ha venduto l’anima al diavolo, si e’ fatto fare prigioniero dai controllori delle scommesse che lo hanno spolpato e privato della liberta’. Questo e’ dunque il caso di un soggetto benestante che lavora e guadagna bene ma che, per ragioni imperscrutabili, si vende la liberta’, viene ridotto in schiavitu’ e alla fine paga questa condizione in cui si e’ messo da solo. Poi gli psicanalisti troveranno tutte le spiegazioni del caso per dimostrare quanto l’inconscio e l’infanzia (una mamma che non lo ha allattato al seno o la maestra che lo sgridava) abbiano provocato il bisogno compulsivo di giocare. Voglio dire che sempre da soli uno compra un biglietto per vedere Zalone, uno va in un negozio per comprare carne o pane, e sempre da soli uno comincia a scommettere o a rapinare una banca o a farsi uno spinello o di cocaina. Un semplice impiegato che mette timbri puo’ continuare a farlo per una vita intera oppure ad un certo punto si vende ad un signore che aveva bisogno di mettere proprio quel timbro su un certificato falso.
Per una lira
Io vendo tutti i sogni miei
Per una lira
Ci metto sopra pure lei
È un affare sai
Basta ricordare
Di non amare
Di non amare
Nel 1969 Lucio Battisti cantava cio’ che Mogol aveva scritto, e chissa’ quanti di noi hanno venduto sogni, aspirazioni, idee, progetti, per poche misere lire, convinti di star facendo la cosa giusta. Per noia, per una scarica di adrenalina (che e’ quello che cercano i ludopatici), per ambizione, per vanita’, per imbecillita’.
Quante volte, pur senza commettere alcun reato, facendo il nostro lavoro o camminando per strada, ci siamo venduti, per pigrizia, paura, menefreghismo, quieto vivere, noncuranza, distrazione. Ecco perche’ ognuno di noi compra e vende beni di ogni specie, ma anche si vende o si fa comprare diventando, noi umani, oggetti che altri umani possiedono e utilizzano. Ci viene donata, quando il caso ci fa nascere in paesi democratici, la liberta’, ma spesso e volentieri ne facciamo a meno.
L’unico motivo per il quale ho smesso di fumare e’ stato quello di non consentire piu’ ad un oggetto di privarmi della liberta’. Beniamino Placido, grande intellettuale e critico televisivo, fumava ogni giorno una sola sigaretta dicendo che cosi’ si sentiva libero, di fumare quando lo decidesse lui e non la sigaretta stessa.