Una persona abituata a seguire la politica solo attraverso i video caricati sui social – si tratta ormai di un numero considerevole di connazionali – avrà pensato che ieri in Parlamento, durante la discussione sulla ratifica del Mes, il più duro oppositore del governo sia stato Giuseppe Conte. Bisognava vederlo Conte, mentre interveniva in Aula e cominciava a urlare paonazzo contro il governo, accusandolo di essere prono ai voleri della Ue e di altre più forti nazioni, e incalzava, sfidava, e ogni sua parola del intendeva dire: ci sono qui io a cantarvele! C’è qualcuno che non ve la fa passare liscia!
Poi è arrivato il momento di votare: e Conte ha votato insieme a Lega e Fratelli d’Italia. Di più, ha salvato il governo. Perché, vista l’astensione di Forza Italia, se le forze di opposizione avessero votate compatte per l’innocua ratifica del Mes, il governo sarebbe andato sotto e Meloni avrebbe forse dovuto fare almeno un saltino al Quirinale.
Non si saprebbe da dove cominciare nell’elencare quanto spericolata e truffaldina sia l’operazione Mes di Conte, altro che pandori.
C’è che l’ex presidente era nell’aula della Camera quello che più di tutti ha contribuito a fare arrivare il nuovo Mes alla ratifica del Parlamento: è stato il suo governo, il Conte due, a firmare la modifica del trattato, e lo ha fatto nel momento in cui era ancora in pieni poteri (e non dimissionario come ha sostenuto, mentendo in aula, un’altra leader affezionata alle post-verità, Giorgia Meloni).
C’è che nella politica social è difficile separare forma e contenuto e i decibel utilizzati da Conte per rivolgersi a Meloni nascondevano un particolare ormai secondario, il senso politico dell’intervento. Come ha poi dimostrato il voto finale, Conte stava strillando ma di fatto dicendo: cara Giorgia, il tuo no al Mes, quello sì che era giusto, abbi coraggio, non tradire la causa! Conte ha fatto come un signore che al bar si avvicini minaccioso a un altro avventore, come per prenderlo a testate, gli pianti un dito sotto il naso e poi esploda in un belluino: quanto potremmo andare d’accordo io e lei!
Che cos’è in fondo il populismo? Una simulazione di lotta, una posa, una coreografia di opposizione.
C’è, infine, che nel salvare il governo da un inciampo rovinoso, Conte ha dimostrato una volta di più che il risultato a cui è più affezionato resta la cura dei suoi interessi di bottega. Qui il parallelo con le risse di strada è il più classico dei “tenetemi sennò l’ammazzo”, frase che si pronuncia solitamente quando si è ragionevolmente certi di essere tenuti. Ma nel caso di Conte non ce n’era bisogno: poteva andare ad ammazzare il governo, ma si è tenuto da solo. Si sta bene all’opposizione mentre si rimprovera alla destra di non essere abbastanza sovranista e alla sinistra di non essere abbastanza sinistra. Invece a Conte si può rimproverare tutto, ma non di non avere le idee confuse su cosa gli torni più utile.