Utili chiarimenti sul vero significato di “merito” per evitare derive ideologiche

Premesso che da un punto di vista filosofico la questione del merito è assai controversa, poiché, dipendendo i nostri talenti il più delle volte dal caso, nessuno può affermare di averli veramente meritati; premesso altresì che la buona volontà di coloro che cercano di mettere a frutto i propri talenti dovrebbe trovare comunque il giusto apprezzamento; premesso infine che attenzione al merito non significa necessariamente indifferenza rispetto ai bisogni; premesso tutto questo, è ovvio come il merito richieda una trattazione che eviti, sì, di esagerarne la portata sociale, ma anche di osteggiarla o trascurarla del tutto. In fondo resta pur vero che ciascuno di noi preferisce essere curato da un bravo medico piuttosto che da uno meno bravo. Non è quindi irrilevante che a svolgere certe prestazioni siano chiamate persone competenti e che venga garantita a tutti anche la libertà di rivolgersi a Tizio piuttosto che a Caio. Detto in altre parole, quando si parla di merito la questione socialmente rilevante non è tanto se meritiamo o meno i nostri talenti, bensì se, come e perché ci impegniamo per metterli a frutto.

È questo il punto su cui bisognerebbe riflettere e che dovrebbe impegnare la cultura e la politica di una società, senza pretendere di stabilire a priori come e perché ci si dovrebbe impegnare, ma disponendo semplicemente le condizioni affinché ognuno possa farlo come meglio crede. Anche in questo caso si tratta in fondo di riconoscere la pluralità degli individui. I criteri di merito non sono univoci, né possono essere decisi dall’alto. Organizzazioni o istituzioni diverse richiedono ciascuna criteri di merito specifici. Non è detto che chi fa assistenza in una casa per anziani debba essere misurato con lo stesso criterio di chi insegna in una scuola: la dedizione che si deve a un anziano non è la stessa che si deve a un alunno. E tuttavia a entrambi è richiesto un certo tipo di dedizione, un impegno, che sta evidentemente all’organizzazione premiare e riconoscere secondo quelli che sono i suoi specifici obbiettivi, conformemente alle aspettative di coloro che si rivolgono all’organizzazione stessa. Non riconoscere questo impegno come un merito sarebbe un errore, nonostante che il merito, di per sé, a maggior ragione quando i suoi criteri sono calati dall’alto o quando esprime semplicemente un privilegio, non promuove certo una società migliore e più libera.