Vi confesso che non credo al mito della «Lega buona» di Bossi e della «Lega cattiva» di Salvini. La Lega è sempre stata un partito di destra dura. Certo, i due hanno incarnato diversi tipi di destra. Bossi ce l’aveva con i meridionali, Salvini con gli extracomunitari. Bossi ce l’aveva con lo Stato italiano, Salvini con l’Unione europea. Bossi vagheggiava di staccare il Nord dall’Italia per unirlo all’Europa, Salvini di staccare dall’Europa l’Italia. Entrambi hanno attaccato la magistratura e la Chiesa, quando hanno sostenuto posizioni diverse dalle loro. È vero che, mentre Salvini ha flirtato con Casa Pound e Forza Nuova, Bossi era antifascista e partecipò al corteo del 25 aprile del 1994; questo non gli impedì di governare insieme con il movimento sociale, ben prima della svolta di Fiuggi. È vero che entrambi hanno raccolto voto popolare e operaio: al Nord molti iscritti alla Cgil hanno votato e votano Lega. Ma questo è un fenomeno mondiale: le classi popolari si sentono più tutelate dalla destra, perché la sinistra non ha compreso che sono appunto le classi popolari (ma ormai anche gli ex ceti medi) a pagare il conto dell’immigrazione incontrollata e della globalizzazione. Sul piano umano, poi, quando non devono fare in pubblico la faccia feroce, sia Bossi sia Salvini sono persone empatiche e disponibili al confronto. Ora le due Leghe sono una contro l’altra armata. Vannacci diventa il casus belli; ma è chiaramente un pretesto. I governatori contestano a Salvini l’errore di voler fare concorrenza alla Meloni da destra. Ma Fedriga, ad esempio, in passato ha preso posizioni decisamente a destra di Salvini: ricordo una sua intervista a Libero, in cui cominciava vantandosi di aver fatto un tema a scuola dedicato al personaggio che avrebbe voluto eliminare dalla storia; «mentre gli altri scrivevano di Hitler o di Stalin, io ho indicato Garibaldi», cioè l’uomo cui dobbiamo l’unità nazionale. Diversa è la storia di Zaia, che in Veneto è arrivato quasi all’80% dei voti su posizioni centriste. Vedremo ora quale strada prenderà la Lega dopo le Europee. Di sicuro è un partito in cui i cambi di leadership avvengono in modo traumatico.