Il format, come lo chiama Guia Soncini, s’intitola: Questi sì che sono fascisti, mica come quelli di prima. Nessuno è stato più prepotente di questi qua, più fascista di questi qua, più ignorante di questi qua.
Nella prima repubblica erano assai meglio. Non erano ignoranti come questi qua, prepotenti come questi qua, fascisti come questi qua.
Il fatto inquietante (l’unico aggettivo che riesco a trovare) e’ che il format non e’ stato inventato oggi ma e’ l’unico format che la sinistra riflessiva (figuriamoci quella che riflessiva non e’) conosca. Se ci pensate bene è la stessa cosa che dicevamo di quelli di prima, quindi qual è l’«al lupo» cui dobbiamo dare retta, quello attendibile, quello preoccupante? Quand’è che dobbiamo credere che adesso sì: siamo in pericolo – noi, la democrazia, qualcosa, qualcuno – e adesso sì che è la volta diversa da tutte le altre?
Avendo piu’ di 70 anni posso testimoniare che per tutta la mia vita politica ho ascoltato continui allarmi “al lupo, al lupo”. Ricordo, nell’ordine, Tambroni e Scelba, Segni e il generale De Lorenzo, poi Fanfani, Andreotti, Craxi, Berlusconi, e ora questi qui. L’unica cosa che e’ cambiata nella mia vita politica e’ un aggettivo che il tempo si è portato via come tutte le idiozie, “militante“. Per tutti i terribili anni settanta la differenza politica tra i moderati come me e i gruppettari consisteva nell’antifascismo, che secondo i gruppettari doveva essere “militante”, altrimenti non era.
L’aggettivo significava inizialmente che dovevi esser disposto a menar le mani con i fascisti, ma poi siccome la violenza e’ un incendio che una volta appiccato non si sa come e dove si sviluppa, dalle mani si passo’ ai coltelli, poi alle pistole e infine alle stragi. Avendo conosciuto a Firenze in pieno ’69 gli amici di Sofri e Lotta continua posso testimoniare che i primi, secondo me, a capire dove l’antifascismo militante avrebbe portato furono loro mentre quelli di Potere operaio (Piperno per intenderci) notoriamente presuntuosi erano convinti di poter teleguidare finanche i brigatisti. Tutto fini’ nella tragedia delle BR che prendendosela con poliziotti, magistrati, dirigenti industriali e alla fine Guido Rossa posero fine alla stagione del “militante” e fecero capire a tutti che i veri antifascisti di questo povero paese sono stati Matteotti e Gramsci. Aggiungo che l’antifascismo militante continua sotto altre forme ancora oggi per esempio nelle contro-manifestazioni e contestazioni che, puntualmente, provano a impedire fisicamente le manifestazioni altrui, che siano cortei o altri eventi sgraditi, quali presentazioni di libri, convegni, dibattitti: i 18 mesi del governo Meloni ne hanno visto un campionario impressionante.
Ma rapidamente veniamo ai nostri giorni e al format dal quale siamo partiti ” nessuno e’ stato piu’ fascista di questi qua“. L’editto bulgaro di Berlusconi cosa sia va rammentato agli smemorati eterni che sono gli italiani. Il 18 aprile 2002, durante una conferenza stampa in occasione di una visita ufficiale a Sofia, capitale della Bulgaria, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlò dell’uso secondo lui «criminoso» della televisione pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi. Berlusconi si riferiva alle critiche che i giornalisti e il comico gli avevano riservato durante le loro trasmissioni. Berlusconi, che era rientrato in carica da meno di un anno, disse che sarebbe stato «un preciso dovere della nuova dirigenza» RAI non permettere più il ripetersi di simili situazioni. L’intervento di Berlusconi venne definito l’editto bulgaro per via del carattere piuttosto perentorio delle parole dell’allora presidente del Consiglio. Il format dunque prevede che l’editto bulgaro, con cui per anni l’abbiamo menata come ferita alla democrazia che faceva impallidire le leggi razziali, ora sia un simpatico ricordo familiare, a confronto di questi qua (sublime nome collettivo che Filippo Ceccarelli ha trovato per gli scappati di casa che governano questo secolo).
Qui si apre tutto il discorso sulla Rai che una sinistra decente avrebbe dovuto volere indipendente dai partiti come la Bbc inglese e invece la Rai e’ stata parlamentarizzata, la Dc s’e’ preso l’1, i socialisti il 2, i comunisti il 3. La malagestione della Rai attuale è molto più malagestione della malagestione di quando si facevano girotondi e altre amenità? «Questo era chiaro fin dall’inizio di questo governo: che non si trattava soltanto di sostituire dei posti, ma di sostituire una cultura». (Corrado Augias e Annalisa Cuzzocrea).
Quando il tema è la Rai servizio pubblico, dunque, la divisione non è tra destra e sinistra. È tra chi non ne sa niente (o finge d’aver dimenticato); e chi sa e ricorda.
Tra chi come Annalisa Cuzzocrea esclama :«eh ma questi sono fascisti»; «sì, lo so che son trent’anni che diciamo che son fascisti, ma questi son fascisti davvero». E chi la Rai la conosce bene. Come Enrico Mentana: “Chiunque sia mai stato al potere in questo paese ha occupato la Rai”. O Stefano Balassone : E’ la norma. Perché il punto è che la Rai, da quando esiste, non è mai stata una impresa indipendente.
In “C’eravamo tanto odiati”, Andrea Minuz spiega bene che l’antiberlusconismo è (stato?) un «disturbo caratteriale del ceto medio riflessivo» e un «collante sociale», e chi c’era sa che è vero, ma la questione è: cosa l’ha rimpiazzato, a Berlusconi morto da undici mesi che paiono undici secoli? Bene, il nostro nuovo collante sociale, il tic collettivo che ci fa sentire dalla parte giusta è proprio il dire «questi sono peggio» .
Berlusconi è la nostra madeleine? La nostra formazione? Il parametro contro cui confrontare tutto ciò che di brutto accade? La nostalgia canaglia di una gioventù di manifestazioni contro un parlamento di intellettuali per poi ritrovarci con questi qua?
La risposta al perché quello che ci sembrava il peggio adesso ci sembra il meglio sta nell’inarrestabile declino delle élite, o in quel fotogramma delle bufale, che Filippo Ceccarelli compra da uno spacciatore casertano che, per garantirgliene la bontà, lo rassicura: «Queste mozzarelle le mangia pure Berlusconi!»? Il declino delle élite, il declino dei latticini.
Da quando, ci ricorda Guia Soncini, ci hanno donato dei telefoni con le telecamere e abbiamo preso a guardare in faccia noi stessi tutto il giorno, è finita così: che eleggiamo una classe dirigente che ci somigli, poi la guardiamo indignati e diciamo che non ci somiglia per niente, e addirittura erano meglio quelli che da giovani ci sembravano i peggiori.