Il Superbonus ha realmente disastrato i conti pubblici e quando mancano anche gli spiccioli alla fine si va a far entrare in vigore una tassa come la sugar tax, che non ha ragione, né di gettito né di disincentivo al consumo”.
Carlo Stagnaro – direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, che ha contribuito a fondare – è molto critico sul Superbonus. “È una misura completamente assurda, una sorta di all you can eat fiscale di cui gli italiani hanno approfittato a man bassa, come era inevitabile”.
Creando una moneta fiscale parallela a quella ordinaria…
“Esattamente. Solo che quella moneta non è più nemmeno in mano a chi l’ha generata, ma è passata alle banche e alle imprese e ora l’idea di ristrutturare il debito, che altro non è il fatto di spalmare su 10 anni quello che era su 5, chiaramente non piace perché cambia le carte in tavola”.
Come se ne potrebbe uscire?
“Difficile dirlo, ma un minimo di tasso di interesse a favore di chi ha acquistato il debito potrebbe essere riconosciuto; si tratta di un piccolo indennizzo a chi subisce un così significativo allungamento dei tempi di incasso”.
Nessuno si è accorto di quello che stava accadendo?
“La responsabilità politica è di tutti, sia maggioranza che opposizione perché nessuno si è mai realmente opposto a una misura assurda. Ma la cosa che più colpisce è che la Ragioneria dello Stato, al momento dell’approvazione del Superbonus, non abbia sollevato alcun dubbio. Ora ci troviamo con una misura che è costata 100 miliardi più del previsto. Mi pare ci sia una precisa responsabilità tecnica in questo errore di valutazione e di calcolo”.
Una voragine simile fa sì che il Governo debba cercare soldi ovunque e allora spunta anche la sugar tax. Come la vede?
“Male. Perché dal punto di vista del gettito stiamo parlando di somme piccolissime, ma la situazione è talmente disperata che occorre trovarle ovunque, anche da una tassa che ha davvero poco senso”.
Scoraggiare il consumo di zucchero avrebbe senso…
“Si, ma se proprio questo era l’obiettivo della norma, allora andava costruita in maniera diversa e doveva colpire pesantemente il settore, non con pochi centesimi al litro. Qui succede che il gettito è minimo, ma pesa comunque su un comparto produttivo in cui la concorrenza è forte e anche i centesimi fanno la differenza; e sono somme che, alla fine, ricadranno in parti simili sulle imprese e sui consumatori sui quali i produttori in parte le scaricheranno”.