Stamane i giornali riportano una notizia che fa parte di quella che io chiamo “la scuola reale”, dove avvengono queste cose, mentre nella scuola “finta” avvengono miliardi di progetti e convegni che non servono a nulla se non a riempire i giornali.
Frosinone, 13enne violentata durante gita scolastica in Toscana. «Uno abusava di me, gli amici non mi hanno difesa» (Corriere Roma)
Violentata a 13 anni in gita: indagati tre compagni di classe …(Repubblica)
Frosinone, il caso della ragazzina abusata e i troppi rischi. Insegnanti in rivolta: «Basta gite» (Il gazzettino)
La gita scolastica si trasforma in un incubo, ragazzina di 13 anni violentata in albergo (Frosinone Today)
Gli abusi sarebbero durati diversi minuti. I tre adolescenti sono indagati per violenza sessuale. Aperto un fascicolo per “omessa vigilanza” anche nei confronti di due professori
Orrore in gita scolastica. Violentata a 13 anni in hotel: “Abusi da un compagno. E nessuno mi ha difeso”
La ragazzina si confida con la madre e denuncia: adolescente indagato. In stanza erano presenti altri minori, al vaglio eventuali responsabilità dei prof. (Quotidiano nazionale)
Parliamo quindi delle gite scolastiche, i famosi viaggi/visite, che durante la mia professione di dirigente erano al primo posto nell’elenco delle cose che mi terrorizzavano. I viaggi sono un argomento che rientra nella scuola “reale” perche’ presidi e docenti non hanno nessuna informazione sull’argomento, nessuna cultura che illumina e chiarisce le enormi responsabilita’ che gravano sugli adulti circa un concetto molto generico che e’ la sorveglianza sui minorenni.
Se io lascio l’auto in divieto di sosta e poi trovo la multa so di aver fatto una cosa a mio rischio e pericolo. Ne sono consapevole. Nella scuola viceversa i docenti in generale non sanno che la culpa in vigilando sui minorenni e’ una cosa pericolosa e serissima e tutto quello che avviene durante l’ora di lezione ricade sotto la loro responsabilita’. In genere la fanno facile, ma perche’ contano su un dato statistico che e’ il seguente. Su centomila ore di lezione solo durante mille succede qualcosa di rilevante (studenti che si picchiano, che si fanno male, sino ad accoltellamenti o molestie). Essendo i casi pochi rispetto al dato generale, i docenti confidano che a loro non succedera’ mai nulla. Quando invece avviene qualcosa e loro si erano assentati dall’aula, ti fanno: ero andato al bagno. Se sono in gita e avviene qualcosa come a Chianciano per la ragazzina di Frosinone, ti fanno: e’ successo di notte, forse in viaggio non devo dormire io?
La cultura della responsabilita’ scolastica in fatto di vigilanza si riassume in queste due affermazioni inconsistenti (ero andato al bagno; dormivo). E’ possibile cavarsela cosi’ per liberarsi dalla culpa in vigilando? Fare l’accompagnatore nei viaggi e vigilare una classe durante un’ora di lezione curricolare comportano tanti e tali obblighi e doveri che se i docenti (e i loro dirigenti) li conoscessero davvero finirebbe la leggerezza, la noncuranza, l’ignavia, la faciloneria con le quali si esercita la professione docente, la quale non consiste solo nell’insegnare ma nell’insegnare e vigilare. Tutti vogliono solo insegnare perche’ non hanno ancora capito che il lavoro e’ remunerato (seppure male) anche per vigilare. Facendo il preside non ho mai partecipato ad un solo viaggio, al contrario di altri miei colleghi che non ne lasciano uno. L’ho fatto perche’ la presenza del preside di fatto rende i docenti accompagnatori (gia’ ignari dei loro doveri di vigilanza) convinti che tana liberi tutti, che ci sia un unico esclusivo responsabile. Certo, deve esservi un nesso causale tra mancata vigilanza e danno subíto dagli alunni, la responsabilità scatta nei casi in cui la mancanza di sorveglianza sia il risultato di dolo o colpa grave. Ma soltanto chi vive nel paese delle meraviglie non sa cosa può succedere di pericoloso nella notte quando gli studenti si sono ritirati in camera.
Ad impossibilia nemo tenetur, recita una massima latina, ma per invocarla davanti ad un giudice che ti accusa di omessa sorveglianza o di negligenza, devi dimostrare di aver fatto prima tutto il possibile . “Salvo che non provi di non aver potuto impedire il fatto”.
Perche’ cio’ che e’ possibile lo devi fare bene, mentre l’impossibile non puo’ richiedersi ad un umano. Lo spiegano benissimo innumerevoli sentenze che hanno condannato o assolto docenti e dirigenti per le loro responsabilita’ in tema di vigilanza sugli alunni minorenni. Per capirci, un prof non puo’ allontanarsi dall’aula per andare al bagno se non ha chiesto ad un collaboratore scolastico di controllare in sua vece. Non lo fa, oppure, durante un’assemblea di classe, lascia l’aula? Lo fa a suo rischio e pericolo essendo responsabile dei danni che gli allievi compiono in sua assenza o proprio approfittando della sua assenza.
Durante un viaggio come ci si deve comportare per sorvegliare adeguatamente gli alunni in hotel? Ci sono, se uno e’ ben consapevole dei rischi che corre, molte cose da fare che riguardano la prevenzione e poi la sorveglianza vera e propria.
Circa la prevenzione (in siciliano cu si vardau si salvau, chi sta in allerta previene i pericoli), far partecipare ad un viaggio quegli alunni che durante le lezioni a scuola hanno gia’ manifestato comportamenti “pericolosi” o “borderline” e’ puro masochismo. Durante il viaggio poi tra gli studenti occorre selezionare per l’appunto quelli che stanno dentro le due categorie e non perderli mai di vista, di giorno e di notte. Occorre informarli, dialogare con loro, tallonarli per chiedere con le buone (e se occorre anche con le cattive) di comportarsi bene. Insomma, non puo’ fare l’accompagnatore di un viaggio un docente che sia abituato a dormire dalle 22 alle 8 di mattina; che non abbia autorevolezza, energia, carisma, ascendente sugli alunni. Insomma, per farci capire, un preside come puo’ incaricare di fare l’accompagnatore di 15 alunni in un viaggio di piu’ giorni un docente che durante le sue lezioni a scuola non sa tenere la classe?
Nella scuola “reale”, di cui i media non si occupano mai, ci sono due categorie di professori: quelli che sanno tenere la classe e quelli che non vi riescono. Non ci sono vie di mezzo. Questa attitudine non ha niente a che fare con il saper insegnare (che ha vari gradienti), in quanto e’ trasversale e, ripeto, divide il corpo docente in due sole categorie. Gli accompagnatori di visite o viaggi vanno selezionati soltanto nella sezione ” sanno tenere la classe”, che e’ un concetto molto vicino all’autorevolezza e personalita’ dell’insegnante. Sono doti spesso innate, perche’ dipendono dal nostro carattere, dal nostro fascino, dal nostro modo di stare in societa’ e di coltivare i rapporti interpersonali. Quindi gli accompagnatori scelti in tale categoria, durante il viaggio talloneranno gli alunni piu’ pericolosi e rischiosi, si daranno il cambio anche durante la notte, non li perderanno mai di vista, e solo cosi’ nel malaugurato caso che succeda qualcosa di grave potranno dimostrare che hanno fatto tutto il possibile per evitarlo. Nel caso avvenuto in un hotel di Chianciano dal quale siamo partiti per svolgere queste riflessioni concernenti la scuola media di Frosinone, immagino che per le modalita’ raccontate dalla ragazzina il responsabile della violenza (e i suoi due seguaci) avesse gia’ dimostrato nelle aule scolastiche la sua personalita’. Se in gita ti porti un lupo egli si comporterà da lupo. E il pastore non può fare finta di essere sorpreso.