(Ivan Cavicchi) A iniziare già dal secondo dopoguerra, cioè dal momento in cui entrano in scena i diritti delle persone, il conflitto tra medici e cittadini è sempre più cresciuto insieme a quello parallelo della medicina difensivistica. È cresciuto al punto che ormai non è esagerato dire che siamo quasi a una guerra civile, nel senso che abbiamo a che fare con un genere di conflitto combattuto tra i cittadini di uno stesso Stato divisi in due fazioni: da una parte i medici e dall’altra i cittadini. In due autonomie e libertà contrapposte.
Vi è conflitto sociale quando i malati avanzano delle pretese nei confronti dei medici, e i medici dal canto loro cercano come possono di difendersi dichiarandosi senza colpa, quindi dei benefattori. Ma i più, in genere i medici e chi li rappresenta, soprattutto quelli che rivendicano le leggi per risolvere tale conflitto, sbagliano riducendo il conflitto sociale, cioè questa quasi guerra civile, a una lite giudiziaria alla ricerca di una transazione.
La transazione che si cerca dovrebbe dirimere una controversia caratterizzata da un conflitto che, pur essendo sociale, è comunque ridotto solo a interessi contrapposti: quello del malato e quello del medico. Ai fini della configurabilità della transazione, dicono i giuristi, è importante che vi sia l’elemento della res dubia, cioè l’incertezza oggettiva circa l’oggetto della lite. Elemento che nelle controversie giudiziarie tra medici e cittadini ovviamente non manca mai. Tutta la medicina è res dubia.
L’errore che si continua a fare, e in cui quindi rischia di incorrere anche la recente Commissione D’Ippolito istituita per modificare la legge 24, che a sua volta fu fatta per modificare la legge Balduzzi, resta quello di ridurre la complessità di un conflitto sociale alla linearità di una lite giudiziaria. Fino a quando i medici per primi non capiranno che il conflitto sociale nel quale sono coinvolti non è riducibile a una lite giudiziaria la questione resterà irresolubile.
Il conflitto sociale nel quale i medici loro malgrado sono coinvolti, ma che mostrano di continuare a non capire, definisce i contrasti con i cittadini prima di tutto non – come probabilmente pensa la Commissione D’Ippolito – riguardo solo a valori materiali, quindi agli interessi, ma riguardo soprattutto a valori immateriali come i diritti, lo status sociale, l’autodeterminazione, la vita, la sua quantità e la sua qualità, la libertà.
Oggi, anche se i medici continuano a non capire, siamo quasi a una guerra civile, quindi siamo ben oltre la lite giudiziaria, perché la posta in gioco per i malati e per i cittadini è alta, molto alta. Questa posta in gioco riguarda i loro diritti costituzionali, il loro status di malati, la loro emancipazione da un’idea vecchia e superata di paziente: riguarda il loro essere cittadini. I medici ancora non hanno capito che oggi i loro “pazienti” hanno il diritto di non essere pazienti, per cui non vogliono più fare i pazienti, non vogliono più essere trattati e riparati come delle macchine cartesiane, non vogliono più dipendere dai medici come se fossero i loro benefattori, ma vogliono essere i protagonisti delle cure che li riguardano. Il “prendersi cura” significa, come ci ha spiegato Heidegger, che è il cittadino a prendersi cura di se stesso utilizzando il medico. Questa è la vera ragione per la quale in questa società abbiamo conflitti sociali e non solo liti giudiziarie, ma che i medici e giuristi ancora, dopo mezzo secolo di contenzioso legale, non hanno capito e non vogliono capire.
L’altro errore imperdonabile che si fa, a parte ridurre il conflitto sociale a una lite giudiziaria, è ridurre la lite giudiziaria in pratica a una transazione economica, cioè monetizzare le colpe e le responsabilità dei medici. Errore che anche la Commissione D’Ippolito rischia di commettere insieme a coloro che apertamente parlano di depenalizzazione delle responsabilità mediche. Ma se in ballo vi sono i diritti delle persone e non solo i loro interessi, allora bisogna capire che il conflitto sociale per i cittadini oggi ha un significato di emancipazione, cioè ha un carattere politico che i medici non riescono a comprendere. In sostanza, il conflitto sociale tra medici e cittadini ha la funzione importante di affermare i diritti delle persone. Se si fa una guerra è sempre per qualcosa. Anche questa è una verità che tanto i medici quanto i giuristi sembrano non vedere e non comprendere.
Oggi il conflitto sociale che contrappone medici e cittadini, per quanto risulti soprattutto ai medici piuttosto incomprensibile, ha comunque un ruolo centrale nell’ambito del mutamento sociale, cioè ha un peso rilevante nei confronti di tutta l’organizzazione sociale e nei confronti della nostra convivenza sociale. Per cui non è facilmente eliminabile. Ancora i medici non hanno capito che oggi i tribunali sono diventati, loro malgrado, estensioni dei loro ospedali, dei loro ambulatori, dei loro Pronto soccorso, nei quali i cittadini recuperano gli effetti di una medicina che continua a curare le malattie ma che si dimostra terribilmente incapace di avere relazioni con le persone. Oggi sembra incredibile, ma i tribunali offrono ai malati le relazioni che i medici non sono capaci di offrire. È un paradosso enorme, ma è così. Oggi molti cittadini, per avere relazioni con i medici, per avere delle spiegazioni esaurienti, sono costretti ad andare in tribunale.
(la Nuova Calabria) Sarà Adelchi d’Ippolito, nato a Roma e lametino di adozione, il presidente della Commissione sulla colpa professionale medica. L’organismo, composto da giuristi e specialisti, si riunirà preso al Ministero della Giustizia.
Entro un anno dovrà formulare una proposta di riforma organica con il fine di ridurre il numero di cause giudiziarie su presunti errori medici. Si ipotizza la previsione di multe per la cause ‘temerarie’.
L’Anaao Assomed ha espresso soddisfazione per l’incarico assegnato ad Adelchi d’Ippolito ed è già pronta a un confronto sulla tematica.
Commissione d’Ippolito – Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica (28 marzo 2023) – Scheda di sintesi
aggiornamento: 8 novembre 2023
Presidente – Adelchi d’Ippolito
Costituzione – d.m. 28 marzo 2023
Integrazione – d.m. 4 aprile 2023 – d.m. 14 aprile 2023 – d.m. 20 aprile 2023 e d.m. 4 maggio 2023
Finalità
esplorare l’attuale quadro normativo e giurisprudenziale in cui si inscrive la responsabilità colposa sanitaria per discuterne i limiti e le criticità e proporre un dibattito in materia di possibili prospettive di riforma
proporre un’approfondita riflessione e un accurato studio sul tema della colpa professionale medica ai fini di ogni utile successivo e ponderato intervento, anche normativo
Presidente Adelchi d’Ippolito – Magistrato
Componenti
Matteo Caputo – Professore ordinario di Diritto penale – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (dm. 4 aprile 2023)
Cristina Capranica – Consigliere presso la Corte di Appello di Roma (dm. 20 aprile 2023)
Enrico Elio Del Prato – Professore ordinario di Diritto civile – Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma
Lucio Di Mauro – Segretario nazionale della SIMLA – Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (dm. 4 maggio 2023)
Vittorio Fineschi – Professore ordinario per il settore scientifico disciplinare Medicina Legale presso l’Università Sapienza di Roma
Antonio Fiorella – Professore emerito di diritto penale – Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma
Alessandra Lorenzi – Avvocato del Foro di Treviso (dm. 14 aprile 2023)
Giulio Maira – Adjunct Professor di Neurochirurgia – Università Humanitas di Milano
Francesco Musumeci – Cardiochirurgo – Direttore UOC di Cardiochirurgia e dei Trapianti di Cuore Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini, Roma
Valentina Noce – Segretario particolare del Ministro (dm. 14 aprile 2023)
Antonella Polimeni – Rettrice dell’Università Sapienza di Roma
Giuseppina Rubinetti – Capo segreteria del Ministro (dm. 14 aprile 2023)
Giovanni Scambia – Medico chirurgo – Prof. ordinario Istituto di clinica ostetrica e ginecologica ospedale Gemelli, Roma
Attilio Zimatore – Professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Privato – Dipartimento di Giurisprudenza della Università Luiss Guido Carli, Roma
Componenti di diritto
Il Capo di Gabinetto, il Vicecapo di Gabinetto vicario, il Capo dell’Ufficio Legislativo, il Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia possono partecipare, anche tramite delegati, ai lavori della Commissione con voto deliberativo.
Segreteria scientifica
Francesca Rocchi, ricercatrice in diritto penale – Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Teramo
Segreteria organizzativa
dott.ssa Silvia De Rosa, funzionario giudiziario presso il Gabinetto del Ministro;
sig. Alfredo Federici, funzionario giudiziario presso il Gabinetto del Ministro;
sig.ra Barbara Paradiso, assistente giudiziario presso il Gabinetto del Ministro.