Dalle politiche del 1992 a quelle del 2022, 10 milioni di italiani hanno smesso di votare raggiungendo la cifra di 16,5 ml di astensionisti alle politiche e 25 ml alle europee. Per intenderci il partito che ha preso piu’ voti ne ha presi 6 ml alle europee e 7,5 ml alle politiche. La follia di un partito come il Pd consiste nel fatto che non intende pescare voti tra tutti questi che non votano piu’ ma solo tra quelli che votano 5 Stelle. E’ quello che succede con il fisco italiano: se il 40% degli italiani assiste e paga le tasse per il 60%, i governi invece di recuperare l’evasione del 60% sanno solo tartassare di piu’ il 40% virtuoso.
Ad un partito ci si deve iscrivere non perche’ ci piace il suo leader ma perche’ si condivide l’idea di societa’ che quel partito propone. I partiti personali italiani (lo sono tutti compreso il Pd che e’ una confederazione di partiti personali) anche alle ultime europee sono stati votati perche’ gli elettori hanno scelto non i convogli ma i passeggeri, Cecilia Strada e Giorgio Gori, Meloni e Vannacci, Tridico e Salis, Lucano e Moratti. Banalmente si tratta di partire da una semplice domanda che e’ questa: perche’ l’Italia si trova in questa condizione? Da 30 anni il tasso di crescita medio dell’economia italiana e’ praticamente il piu’ basso del mondo. Un paese che non cresce piu’, che non produce piu’ ricchezza, come puo’ sostenersi a lungo andare? Quale societa’ italiana vogliamo costruire per i prossimi anni se non partiamo da questo dato terribile?
In Italia non c’e’ piu’ il bipolarismo dei primi anni 2000 che era effettivamente incentrato sul centro (Prodi e Berlusconi in fondo erano due leader di centro). Oggi abbiamo un altro falso bipolarismo interpretato da una post missina cresciuta pane e partito, e un’esponente della sinistra sociale nata contro il partito di cui ha la guida.
Vi ricordate? Noi tra il 2009 e il 2013 abbiamo avuto una doppia recessione, perdemmo 25 punti di produzione industriale, milioni di posti di lavoro. Quella forte botta economica, che a sua volta si innestava su un paese che non cresceva piu’ da meta’ degli anni novanta, fu il primo elemento sul piano economico. L’altro elemento ci fu invece sul piano politico e fu l’avvento del M5S [che questo eterno bipolarismo l’ha rotto con una vaffa, perche’ quel movimento ha come unico progetto il vaffa], infatti ha preso prima il 21,16 (eur 2014) poi il 32,68% dei voti (pol 2018) e ha distrutto il bipolarismo.
La politica in Italia e’ diventata tripolare, ed e’ durata sino ad oggi 2024 quando con le europee siamo tornati al bipolarismo stavolta trainato dagli estremi, ovvero dalle forze antisistema.
I governi Conte 1 e 2 sono durati dal giugno 2018 al febbraio 2021. Secondo i suoi tifosi in quei tre anni hanno sconfitto la poverta’, il Covid, e con il Superbonus, spendendo solo 170 miliardi, hanno rimesso in moto l’economia. Ora e’ chiaro che siccome il Pd ha inteso (con Schlein) recuperare, non gli astensionisti, ma i voti dati ai 5 Stelle, invece di proporre qualcosa di alternativo ai grillini si e’ messo a propugnare una politica dei No ancora piu’ feroce e a voler sembrare ancora piu’ populista dei populisti. E’ la condanna del bi-populismo di destra e sinistra. Dopo essere stato messo alla prova, il M5S, dalle europee del 2019 a quelle del 2024 e’ sceso dal 17 al 10% passando per il 15,43% delle pol. 2022. Quindi questi due eventi (la doppia recessione e l’avvento del M5S) hanno, quando il bipolarismo si e’ ricomposto, dopo una ulteriore crisi della globalizzazione (covid…), riproposto un bipolarismo che e’ oggi trainato dagli estremi.
Riassumeva Roberto Alimonte nel lontano agosto 2019
C’era una volta il bipolarismo. Dalle elezioni del 1994 a quelle del 2008 l’Italia ha vissuto una stagione politica nuova in cui si sono alternate al governo due coalizioni, una di centro-destra e l’altra di centro-sinistra, che sono riuscite a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. Si andava a votare e gli elettori decidevano chi avrebbe governato. Le elezioni erano decisive. Terzi poli ci sono sempre stati ma non sono riusciti a impedire che dalle elezioni, e non dagli accordi di partito, scaturisse il governo del Paese. Poi è arrivato il M5s e tutto è cambiato. I poli sono diventati tre e le elezioni non sono più state decisive. Oggi stiamo assistendo a un tentativo di tornare ad un assetto bipolare della competizione elettorale, grazie all’indebolimento del M5s.
Uno dei due poli esiste già, ed è rappresentato dal centrodestra il quale pur con tutte le sue contraddizioni alle elezioni si presenta unito.
Il polo di centro-sinistra nel 2008 con la coalizione di Veltroni arrivò al 37,9%. Poi è scomparso con l’arrivo del ciclone Cinque Stelle verso cui sono finiti una bella fetta di voti di sinistra. Al momento, a sinistra del polo di centro-destra non esiste un polo di centro-sinistra ma due partiti distanti tra loro, Pd e M5s, che la gestione Schlein ha voluto riavvicinare.
Il M5s non è più, sul piano elettorale, quello del 2013 e del 2018. Ha perso verso la Lega la sua componente di destra. Salvini ha voluto, imitando i Grillo e i Di Battista, convogliare su di sé quei voti che facevano del Movimento un attore trasversale. È così che si spiega anche la sua avanzata al Sud. La fase del M5S come partito-pigliatutti è finita. A livello di elettorati la distanza tra Pd e M5s è diminuita. Resta il lascito di una ostilità maturata nel tempo che resta più antropologica che politica. Ma il bisogno di creare un secondo polo del sistema che possa essere una credibile alternativa di governo, secondo i fautori del maggioritario, e’ necessaria per non restare dentro un assetto tripolare, ma asimmetrico, con un polo di destra dominante e due attori irrilevanti. Al momento i 5 Stelle sono divisi tra Raggi che non vuole alleanze e Conte che fa scomparire la distinzione tra destra e sinistra in una formula che piace a Travaglio, i progressisti. Chi siano lo stabilisce solo Travaglio. Schlein alla rincorsa di questi due non fa che appiattirsi su Landini.
Italia viva e Azione hanno nelle politiche del 2022 coinvolto poco piu’ di 2 milioni di elettori con il 7,8% di voti. Alle europee 2024 SUE ha preso il 3,8, Azione il 3,4. La domanda e’ se per colpa di due narcisi un’area liberal-democratica che potrebbe aspirare alla doppia cifra debba rinunciare a provarci. Il presupposto di tutto resta l’analisi sul bipopulismo che comporta due avversari non uno solo. Quelli che intendono quest’area che guardi solo a sinistra non solo non hanno compreso come si muove e si caratterizza il bipopulismo italiano (dove gli estremi si toccano e vogliono in fondo le stesse cose) ma si rendono subalterni ad un’area riformista che certamente c’e’ nel pd ma e’ silente perche’ ogni esponente contratta singolarmente posti dal segretario di turno. Sia la collocazione internazionale, con gli Usa, la Nato, l’Ucraina, Israele, che la politica interna di una forza liblab sono alternative al “ma anche” del Pd.
Il pd oggi vuol abolire il job act, mette pacifinti come Tarquinio nelle liste, propugna patrimoniali e un continuo “tassi e spendi” come politica fiscale (aumentare continuamente la pressione fiscale per soddisfare le esigenze di una spesa pubblica sempre crescente). Un bipolarismo italiano guidato dagli estremi (con la lotta a sinistra tra 5Stelle e Schlein su chi e’ piu’ populista) se a luglio perdera’ Macron in Francia e a novembre Biden in America, rappresenta davvero uno scenario spaventoso che nessuno delle persone ragionevoli di questo paese possono augurarsi.
Come ha ricordato Luciano Violante in questi giorni “Nella prima Repubblica vigeva il doppio standard: nella società ci si batteva con l’avversario politico, ma in Parlamento si discuteva, si arrivava a una sintesi. Oggi purtroppo lo standard è unico; così lo scontro che si fa nelle piazze viene replicato tal quale in Parlamento”. Prendiamo l’autonomia differenziata. C’è chi ha osservato, rispetto alle critiche soprattutto del Pd e alla minaccia di promuovere un referendum, che la riforma approvata in via definitiva dalla Camera mercoledì mattina trova le sue basi nella modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001 con il chiaro intento di tagliare l’erba sotto i piedi all’altro fronte. Una scelta che si è rivelata un autentico boomerang, ma al Pd non importa, ieri voleva fare concorrenza alla Lega (ricordate? una costola della sinistra) e oggi ai grillini. Dalla riforma del Titolo V del 2001 sino ad oggi, dopo tanti tentativi di riformare in senso maggioritario la repubblica, la sinistra ancora non ha capito che il bipolarismo non si addice all’Italia (per noi l’ideale sarebbe un proporzionale con sbarramento), cosi’ come non ha funzionato un eccesso di competenze trasmesse alle regioni. Oltre a sanita’ e scuola, si pensi a infrastrutture e trasporti. L’autonomia differenziata leghista porta alle estreme conseguenze i guasti del bipolarismo e di quella riforma, come se le nostre regioni fossero gli Stati americani con 50 milioni di abitanti.