( maggio 2019) Avete mai fatto un orario scolastico? “No! Provare, no! Fare o non fare! Non c’e’ provare!” dice il maestro Jedi Yoda nel film Star Wars. Se lo avete fatto (e non vi siete limitati a provare a farlo) sapete gia’ che e’ una fatica d’Ercole. L’orario scolastico e’ di competenza del dirigente scolastico, ma occorre capire l’anomalia di quei luoghi di lavoro che chiamiamo scuole. In ogni luogo di lavoro, fabbrica, ufficio, industria, negozio, c’e’ l’orario di lavoro, spesso riassunto in una tabella esposta al pubblico e il dipendente lo osserva. Nelle scuole no. L’insegnante pretende di ottenere il suo orario di lavoro dei sogni che in genere, in media, e’ impossibile da avere perche’ tutti aborrono le prime e le ultime ore di lezione, e tutti vogliono avere come giorno libero il sabato.
E’ evidente che questi desideri possono essere soddisfatti soltanto in parte e a questo provvede il compilatore dell’orario che in genere e’ un docente che il dirigente sceglie per affidargli l’ingrato compito.
La figura del compilatore va approfondita in quanto e’ nelle scuole una figura simbolica che spiega, come riescono a fare certi film o certi romanzi, meglio di tanti trattati sociologici i fondamenti costitutivi della societa’ italiana. Ma illustra anche la struttura del potere in Italia dove alcune figure intermedie, non apicali, riescono a ottenere potere e rispetto dal gruppo dei pari grazie ad una sorta di ” impiccio” che si assumono in cambio.
Il docente che ha il compito di compilare l’orario dei suoi colleghi oggi, rispetto ai miei tempi, svolge il suo lavoro avvalendosi dei software in commercio per cui la noia e’ quella di inserire i dati dei docenti con relativo monte ore settimanale, e fissare i vincoli (ovvero le conditio sine qua non). Tipo: non piu’ di due ore al giorno continue di lezione; un solo giorno libero a settimana; preferenza per le prime o le ultime ore; religione mai nelle prime ore; non concentrare in pochi giorni gli orari delle materie dure (es. lun, mart. e merc. latino o ragioneria)…ecc..
Quando negli anni settanta feci la mia prima supplenza da docente in un istituto professionale catanzarese l’addetto all’orario mi apparve come un fantasma o un personaggio distopico. C’era ma non si vedeva. Allora l’orario si faceva a mano, con matita e gomma. Non c’erano pc e software, per cui l’addetto sapevo che c’era ma non ebbi mai il piacere di vederlo o parlargli. Pero’ lui, pur avendo le sue classi (insegnava matematica), in classe non andava mai perche’ per l’intero anno si diceva (cosi’ riferivano i bidelli) impegnato (e nessuno sapeva dove) a formulare l’orario che sino a giugno fu sempre e solo provvisorio. Cambiava in pratica ogni settimana e nessuno (tantomeno io che ero l’ultima ruota del carro) capi’ mai in quel 1974 perche’ cambiasse. Per uno naif ed esordiente come me la presenza di questa araba fenice dalla quale dipendeva l’orario con i quali potevo prendere i bus da Lamezia o da Catanzaro mi apparve subito come il ruolo chiave della scuola. Riuscii a parlare diverse volte con il preside, anzi fu lui che mi accolse il primo giorno, ma per l’anno intero ho potuto solo immaginare come era fatto questo collega che non ebbi mai l’occasione di incontrare (neppure ai collegi si appalesava). Questo per dire che sono cresciuto con questa figura mitologica in testa che poi si e’ evoluta in altre esperienze fatte da supplente e poi da docente di ruolo, nel senso che in altre scuole vidi il compilatore e talvolta ci parlai pure, ma nel mio immaginario e’ sempre rimasto il piu’ furbo di una scuola. Anche quando da matita e gomma si e’ passati al pc, anche quando da docente passai a gestire la cosa come preside, il compilatore nella mia testa ha continuato ad avere, oltre alle doti positive che ciascuno indubbiamente ha (anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora esatta), alcune qualita’ che sono la furbizia e poi le altre che hanno a che vedere con un fenomeno denominato l’amichettismo italiano, che ha poco a che fare con la categoria del vecchio clientelismo politico.
Il compilatore di un orario scolastico per costruire il suo potere deve essere innanzitutto un furbo (che per me significa riuscire ad essere concavo e convesso), soprattutto oggi che si tratta innanzitutto di saper scegliere quale sia sul mercato il software piu’ adatto per compilare in modo automatico l’orario (dove e’ evidente che una scuola con 120 docenti ha esigenze diverse da quelle con 50) per poi operare le modifiche necessarie una volta che il software e’ riuscito a coprire tutte le ore di lezione con tutti i docenti. Se ti lascia scoperte alcune ore vuol dire che i vincoli assegnatigli sono troppi, e quindi devi eliminarne uno o piu’. Si procede per tentativi e quando l’orario e’ completo lo devi rendere didattico, ovvero togliere qualche buco di troppo ad un docente, rendere piu’ normale un orario perfetto di un altro, agire sulle materie dure (ragioneria, matematica, lettere, latino e greco) perche’ non siano tutte concentrate in pochi giorni. Con l’AI e’ chiaro che tali inconvenienti si eviteranno perche’ la macchina oggi facendo l’orario ha il solo scopo di completarlo non importa come, mentre quando apprendera’ a pensare come l’umano cerchera’ anche di evitare agli alunni di una classe giorni molto gravosi e altri molto meno. Deve essere furbo anche per una seconda ragione che riassumo cosi’: se conosce i suoi simili, gli italiani, sa che essi sono per natura resilienti e si adattano a tutto (col tempo hanno considerato, chesso’, la mafia una cosa bella o il fascismo, che voleva il popolo guerriero, meglio della democrazia). Figuriamoci se dopo un po’ non si adattano finanche ad un orario scolastico che appena sfornato non gli piace mai.
Se ho affermato finora che il compilatore deve essere un furbo e non uno sprovveduto, intendiamoci bene, e’ solo il personale risultato della mia esperienza sul campo (in un istituto superiore, nello specifico). Un esempio chiarira’ il concetto. Una volta si fece avanti un docente dicendomi che quell’anno l’orario voleva farlo lui. Prego, provaci pure. Mentre aspettavo che mi portasse l’orario delle classi dissi al vecchio compilatore: tu fai l’orario di nascosto, aspetta e vedrai. Dopo qualche settimana il nuovo compilatore mi porto’ un orario per 10 docenti, dicendomi che per problemi personali non poteva continuare a fare l’intero orario per tutti i 120 docenti.
Come dice Woody Allen “il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è impossibile”. Lo ringraziai e appena avuto nelle mani i suoi dieci orari glieli strappai in faccia dicendogli “tanto con questi non ci facciamo niente perche’ dobbiamo ricominciare tutto daccapo“. Che cosa aveva fatto l’aspirante compilatore? Aveva formulato per se’, l’amica e otto amici, l’orario dei desideri, ma quando poi aveva cercato di andare avanti aggiungendo gli altri si era accorto che i vincoli gia’ apposti non gli consentivano di proseguire. Il software non rispondeva piu’ alle sue sollecitazioni. Da questo esempio si capisce che il compilatore deve essere furbo ma non scemo perche’ i software sono un grande ausilio tecnico ma non puoi esagerare con i vincoli (gli ordini) che gli dai.
L’orario e’ un mosaico dove tutte le tessere vanno al loro posto solo se la macchina ha la percentuale di flessibilita‘ necessaria e non viene annullata da troppe rigidita‘. Con l’orario automatico puo’ succedere infatti che dati X vincoli la macchina compila l’orario ma lascia una sola casella vuota. Benissimo, pensa uno sprovveduto, adesso almeno e’ piu’ semplice trovare noi la soluzione. Ma in realta’ da un castello di carte non puoi sottrarre una sola carta, vien giu’ tutto, la soluzione non c’e’ e devi solo rifare tutto daccapo. Certo, ho anche visto l’espediente di alcune scuole superiori per superare l’inghippo, per esempio nell’orario ufficiale non venivano inseriti i docenti di educazione fisica che cosi’ servivano da tappabuchi per le esigenze quotidiane. Nella scuola reale succede di tutto di piu’, e anche la matematica e’ diventata solo una opinione. L’addetto alla compilazione dunque deve essere un furbo perche’ sa che non puo’, matematicamente parlando, accontentare i desideri di tutti i suoi amici ma solo far accettare alla maggior parte dei suoi colleghi i compromessi necessari per completare l’orario.
In Italia, e’ noto, la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici, anche il “dottor Sottile” Davigo se ne e’ accorto sulla sua pelle una volta che si e’ pensionato, ma in una scuola 100 orari dei sogni non ci possono essere e il compilatore e’ furbo e sa gestire il suo Potere se invece di 100 orari dei sogni formula 5 orari dei sogni (per gli amici strettissimi), 5 orari terribili (5 che si lamentano si sopportano), 45 orari cosi’ e cosi’ e altri 45 non didattici. Alla fine ci saranno percio’ per gli studenti giornate terribili piene di materie dure (poco male, assenze di massa in quei giorni), altri giorni leggeri e altri dove conviene entrare alla seconda ora o uscire prima. La scuola reale in Italia non funziona per questi orari impossibili, visto che per ragioni sindacali hanno aumentato a dismisura il numero delle materie, e di conseguenza a scuola si deve andare (tranne che nei licei, chissa’ perche’?) dalle 8 alle 14, e alcune scuole non vogliono la settimana corta (infatti il giorno libero uguale per tutti, ai docenti non piace). Trovatemi nel mondo una scuola dove ci sia un solo intervallo di 10 minuti al giorno e dove gli studenti siano costretti a stare seduti in classe sei ore al giorno. Non esiste, ecco tutto.
Dunque il compilatore dell’orario scolastico, riassumendo, si assume un impiccio e in cambio ottiene varie liberta’. Per esempio a settembre non partecipa alle riunioni mattutine con la scusa che deve fare l’orario (se il preside glielo permette, e’ chiaro, l’orario deve farlo a casa di pomeriggio non durante le ore di servizio. Senno’ viene pagato due volte). Poi per se’ si fa, e’ evidente, l’orario dei sogni. Infine, ottiene, come gia’ detto, il rispetto dei colleghi, i quali se non avesse tale potere magari non se lo filerebbero per niente. Cosa intendo dire? Ancora in Italia siamo pieni di pm che con intercettazioni a strascico intendono scoprire il clientelismo dei politici e di quelli che non amano la concorrenza, pero’ il principale vizio degli italiani e’ l’amichettismo. Siccome non e’ un reato ne’ un peccato da confessare al prete ma tutto il Potere gira su questa ruota, ci pare tutto normale, anzi pure giusto. Un semplice e anonimo compilatore di un orario scolastico in fondo ha capito tutto questo, cosa sia l’amichettismo e come volgerlo a suo favore.
Sull’argomento v. su questo blog “Cos’e’ l’amichettismo e perche’ e’ la nostra rovina” (sett. 2023)