Sul “Corriere” di ieri, l’Aldissimo Grasso, una volta sbattuto al muro della vergogna la Rainews24 col fez by Paolo Petrecca, che ha coperto le elezioni francesi con una sagra canterina in quel di Pomezia, ha conclusa con “una nota sul Tg3. Perché una replica di «Report»? Perché non sfruttare la grande occasione in cui si trova? Con Tg1, Tg2 e Rainews24 così schierati, al Tg3 si apre una prateria. Basterebbe così poco per sfruttarla”.
A dirigere il Tg3, ultimo avamposto in mano al Partito Democratico in un Rai ormai quasi totalmente melonizzata, dal 2022 c’è Mario Orfeo. Un giornalista che, nel corso degli anni, ha attraversato con successo qualsiasi avventura: da redattore centrale della “Repubblica” di Ezio Mauro, editore De Benedetti, alla direzione de “Il Mattino” e poi de “Il Messaggero” di Caltagirone.
Sveglissimo più di una scimmia e con grandi capacità di essere concavo e convesso, virtù indispensabile per sopravvivere a quel grande bordello politico chiamato Servizio Pubblico (non a caso lo chiamano “Pongo”), Orfeo è riuscito a sedurre qualsiasi leader, da Berlusconi a Renzi, passando per Franceschini.
E’ nominato direttore del Tg2 (2009), poi sbuca al comando del Tg1 (2012), quindi ce lo ritroviamo direttore generale della Rai (2017), dopodiché fa capolino alla guida del Tg3 (2020), l’ubiquo napoletano continua indefesso con la direzione di genere Approfondimenti (2021), ma il suo dinamismo senza limitismo per il potere fa incazzare l’Ad Carlo Fuortes che lo rimuove (2022). Pochi giorni dopo, Fuortes va a casa e Orfeo ritorna alla direzione del TG3. Bingo!
Quando è sbarcata al Nazareno la multigender Elly Schlein ha messo subito in chiaro al plenipotenziario Rai Francesco Boccia che il Tg3 non rappresenta il Pd e di Orfeo non ne vuole sentir parlare: non fa il contropelo alla marea di cazzate del governo Meloni, non rende esplicita l’azione della sinistra, è quanto di più distante dall’epoca gloriosa di Tele-Kabul di Sandro Curzi e fa rimpiangere il notiziario di Bianca Berlinguer. Boccia, tutto preso a salvare i programmi flop della moglie Nunzia De Girolamo, ha fatto spallucce.
Intanto, Tele-Meloni dilaga e Orfeo si attrezza per la bisogna: dopo una incauta sbandata per l’Ad in uscita Roberto Sergio, “Pongo” ha virato verso le braccia dell’Ad in pectore Rai, Giampaolo Rossi.
L’ex “gabbiano” di Rampelli, nella sua ingenuità di neofita di quel covo di serpi di viale Mazzini, a destra non sa dove sbattere la testa: freddi i rapporti con i consiglieri catodici di Giorgia, Gianmarco Chiocci e Bruno Vespa, a quest’ultimo non riesce a comunicare che gli ascolti di “Porta a porta” sono deludenti.
A sinistra resiste solo il Tg3 e, a un certo punto, il tapino ha cominciato a credere a quel diavolo di Orfeo: l’ha così intortato che l’ha convinto che lui ha un filo diretto col Pd di Schlein. Rossi è convinto che quando parla con il direttore del Tg3 parla con Elly. Invece, quando gli va bene, Orfeo telefona a quel farfallone di Dario Franceschini che, da primo sostenitore della svizzera con tre passaporti è passato a tramare contro la segreteria di Elly, rea di non voler fare il pupo ma il puparo. In attesa della nuova Rai secondo Rossi, riuscirà l’indomabile Elly a far fuori il Tarzan del potere Rai e riconquistare l’avamposto del Tg3?