(FS) Una semplice cronistoria tratta dalla stampa dimostra come il canalone ex Sir che sversa al mare chissa’ che cosa e’ attenzionato da Procura, Arpacal e Carabinieri almeno dal 2010 e ogni anno sembra una scoperta nuova.
20 Luglio 2010, Area Ex-Sir, tra incuria e silenzi, di Virna Ciriaco
Lamezia Terme – Viaggio nella più grande area industriale del Mezzogiorno, così come molti amano definirla, e ritorno. Quello che stiamo per raccontarvi non è la storia dell’Ex Sir di Rovelli & Co, ma ha piuttosto il tanfo di una discesa agli inferi nell’attualità dei nostri giorni…..I diversi interrogativi... A questo punto della nostra escursione fra i rifiuti, viene spontaneo porsi e porre alcune domande. Cosa ci fa una discarica vicino a un depuratore, vicino a un fiume che poco più in là sfocia nel mare e su un suolo di proprietà del Nucleo Industriale? Chi ha autorizzato, se qualcuno lo ha fatto, quello che potrebbe dimostrarsi un vero e proprio reato ambientale? Ci saranno delle indagini? Noi ci auguriamo di sì e che siano rapide. Per la tranquillità dei cittadini di Lamezia e del comprensorio che si tuffano in quel mare e che nell’area industriale hanno cullato l’idea di uno sviluppo possibile, non di una pattumiera di rifiuti industriali mimetizzati in collinette artificiali.
23/7/2018, Lamezia, pesci morti nel canalone dell’area industriale, Cosenza 2.0 “La Procura di Lamezia Terme ha aperto un’indagine per capire cosa ci sia dietro la moria di centinaia di pesci in uno dei canaloni dell’area industriale ex Sir che sfocia poi a mare. Da giorni le foto dei pesci rimbalzano sui social. Ora l’apertura di un fascicolo con la delega ad effettuare i rilievi del caso…”
27/1/21, Lamezia, il sogno tradito dell’area industriale. L’emblema del pontile sbriciolato, Gazzetta del sud, Sergio Pelaia,
Tutto arriva dal mare e tutto, alla fine, ci torna. Dal Tirreno sarebbero dovute arrivare le navi con i prodotti destinati all’impianto chimico della Società italiana resine (Sir). E nel Tirreno è crollato il sogno industriale avviato nel 1971 con il “pacchetto Colombo” e fallito pochi anni dopo senza che lo stabilimento Sir entrasse in funzione. Nelle stesse acque in cui si è sbriciolato, nel 2012, il pontile a cui quelle navi mai arrivate avrebbero dovuto attraccare, negli ultimi anni sarebbero confluite sostanze inquinanti che, stando a quanto emerge dall’inchiesta “Waste water”, sarebbero state sversate nei canaloni da una grossa azienda che produce biodiesel dagli scarti della macellazione degli animali e da prodotti e sottoprodotti di origine vegetale.
16/2/21, Lamezia, il pontile da 200 miliardi di lire dove nessuna nave ha mai attraccato (La Cnews Tiziana Bagnato)
Il crollo e le indagini per inquinamento
Sull’arenile lo scheletro del pontile resistette per anni all’usura del tempo e del sale. Piccoli crolli si susseguirono fino a che nel 2012 non ne avvenne uno più corposo che fece da spartiacque. La struttura venne sequestrata dalla Procura e ne venne vietato l’accesso. Diventato nel tempo meta di curiosi, fotografi e pescatori, fu solo un miracolo che non ci fossero state vittime.
Ma non solo. Il cedimento diventa l’occasione per effettuare delle analisi nelle acque in cui la banchina è calata e i risultati fanno accapponare la pelle: alte percentuali di diossina, forte inquinamento. Per anni Stato, Provincia e Comune si rimbalzano le competenze sull’urgente bonifica alla quale provvedere e che alla fine non farà nessuno.
Il presente
Le associazioni ambientaliste di tanto in tanto alzano la voce su quella zona industriale, che nel frattempo è diventata una delle più grandi del Mezzogiorno, e il fatto che sia a ridosso di un’area protetta da vincolo paesaggistico. Dall’altro lato c’è chi, invece, addossa proprio al vincolo lo sviluppo monco della zona e vuole eliminarlo.
21 Luglio 2023, Lamezia, indagini e controlli di Carabinieri e Arpacal su depuratori e canalone area industriale – Il lametino
24/7/24 Sequestrato un tratto di 389 mt del canalone industriale, il Lametino – Continuano i controlli dei carabinieri in materia ambientale, nel corso di servizi dell’operazione “Deep”. In particolare, a Lamezia Terme, i Carabinieri della Stazione Scalo e del Nucleo Forestale, sussistendo i presupposti di cui all’art. 321 c.p.p, hanno proceduto al sequestro preventivo di un tratto di circa 380 metri lineari del canalone industriale, pavimentato in cemento, che dalla zona di San Pietro Lametino, dove insiste l’impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant’Eufemia. L’intervento dei Carabinieri scaturisce dalle risultanze dei campionamenti e delle analisi di laboratorio effettuati da ARPACAL, a valle dello sbocco della condotta del depuratore civile di Lamezia Terme, dove sono stati riscontrati valori significativi del batterio Escherichia Coli, nonché di azoto ammoniacale, con possibili profili di inquinamento ambientale.
24/7/24 Il “canalone” che inquina il lametino e la missiva di Pallaria. Il caso sollevato dal Corriere della Calabria. L’attenzione della magistratura e la lettera del sindaco di Curinga ad Occhiuto