L’America ci ha liberati dai nazi fascisti ma ha anche imposto i suoi gusti in tutti i campi. Lo dice uno che politicamente sta con loro mica con Putin e che ha festeggiato quando finalmente e’ stato possibile (con un fenomeno che si chiama globalizzazione) comprare subito sul nostro mercato i prodotti a disposizione degli americani. Ho vissuto infatti tutti i decenni in cui certi beni di consumo arrivavano in Italia dieci o venti anni dopo che erano usciti in America. La Coca Cola che si vendeva da noi negli anni sessanta era una brutta imitazione (simile alla Pepsi) e chi aveva bevuto la Coca americana ti raccontava quanto era buono l’originale che era molto piu’ aspro. Non parliamo poi dei dischi e della musica. Ci sono italiani (uno su tutti il paroliere Mogol) che son diventati ricchi con le cover di canzoni americane, e tutti i nostri cantanti e gruppi (da Little Tony a Bobby Solo, dai Dik dik all’Equipe 84) sono diventati ricchi e famosi copiando canzoni americane e spacciandole per proprie. Tutti i plagi musicali italiani sono stati possibili perche’ il mercato americano della musica e quello italiano avevano tempi diversi ed erano autonomi. Non parliamo poi dei nostri doppiatori cinematografici, una professione nata per doppiare gli attori americani e stranieri, che fra poco scomparira’ grazie all’AI.
Cio’ detto ci sono fenomeni di costume che a me non piacciono affatto e che importiamo per semplice venalita’, per stupidaggine e anche per faciloneria. Dalle feste tipo Halloween alle feste del papa’, della mamma e del cugino…Le luminarie di Natale che gli americani prediligono sono diventate (anzi stanno diventando, ci saranno sviluppi ulteriori) una usanza nostrana con la semplice conseguenza che gli italiani essendo smidollati si scocciano di toglierle una volta finite le feste natalizie e quindi vengono lasciate per l’intero anno come succede ormai di vedere in tutte le nostre localita’ turistiche di mare e di montagna. La festa dei 18 anni e’ ormai diventata una vera e propria festa matrimoniale con centinaia di invitati in pompa magna e location di sogno.
I matrimoni nostrani una volta che si sono americanizzati sono diventate pacchianate come dimostra la trasmissione “Quattro matrimoni” su Sky. Anzi, il jet set americano avendo adottato una procedura che i media italiani hanno ripreso, in Italia i matrimoni Vip sono ormai ben diversi dalle pacchianate dei matrimoni della massa. La procedura prevede (Diletta Leotta docet): addio al nubilato della promessa sposa con amiche vip in localita’ esotica, replicato da promesso sposo; cerimonia matrimoniale per pochi intimi in chiesetta esclusiva; ricevimento di festeggiamento per amici e parenti in location da sogno; replica degli stessi festeggiamenti per tutti i componenti degli entourage di lavoro dello sposo e della sposa. Insomma, un matrimonio ormai per i Vip consta di almeno 4 tappe o puntate (pure una via Crucis sotto un certo aspetto) a dispetto di quegli sfigati che convogliano trecento invitati in un albergo a mangiare dalle 14 alle 3 di notte balli discoteca e tarantelle inclusi.
Infine, a proposito di mangiare, in Italia fra poco perderemo la nostra usanza di far svolgere le cerimonie funebri con molta discrezione e frugalita’. Ci sono gia’ dei segnali in questo senso. Ora in chiesa durante il funerale prendono la parola quelli che intendono ricordare il defunto, perche’ tanti film e serie tv americane hanno fatto effetto. Si finira’ per mangiare a casa del defunto per annegare il dolore come la cultura protestante fa da molto tempo.
E infine quando gli attuali nuovi amici italiani di Putin e di Trump (da Salvini a Meloni) si renderanno conto -basta saper aspettare – su quanto ci costera’ la loro devozione ai due idoli (non ci e’ bastata la devozione mussoliniana per Hitler?), ci ricorderemo che i vecchi amici, Berlusconi per Putin e Briatore per Trump, non sono stati altro che i nostri primi maestri di cerimonia, di tutte queste cerimonie (da me ricordate) che ormai abbiamo fatto nostre, con la convinzione e l’entusiasmo dei neofiti idioti.