Si accerta poco, e si riscuote ancora meno, soprattutto nel Mezzogiorno. I divari tra quello che si potrebbe riscuotere, e quello che poi di fatto i Comuni riescono a incassare tra Imu, Tari e addizionale Irpef, si legge nell’ultima “Relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti, è di 158 euro per abitante nel 2021 e di 159 nel 2022, una dimensione che supera i 9 miliardi annui. Ma per il Lazio, la Campania, la Calabria e la Sicilia il divario netto è sempre superiore a 200 euro pro capite.
Va ancora peggio per il capitolo tariffe, che include l’acqua, per i Comuni con le gestioni “in economia” (concentrate soprattutto nel Mezzogiorno), e poi le rette degli asili nido e delle mense scolastiche, gli affitti degli immobili comunali, i proventi dell’occupazione di suolo pubblico: a fronte di percentuali medie di riscossione che coprono sì e no il 65% dell’accertato, ci sono zone dove non si supera il 35-45%.
In particolare, le quote di riscossione per i Comuni calabresi si attestano, nel biennio 2021/2022, intorno al 31-35%, per quelli campani intorno al 40-47%, per quelli laziali intorno al 50-57%.
Dati che, ricorda la Corte dei Conti, sono coerenti con quelli della Nadef, che stima, per il 2021, il tax gap dell’Imu in un ammontare di circa 5,1 miliardi di euro, il 21,4% del gettito teorico, ma con fortissime differenze che vanno dal 40% della Calabria al 10,9% in Emilia-Romagna.
Una situazione che già adesso non viene compensata se non in parte dai trasferimenti statali, e che è destinata a precipitare con l’autonomia differenziata, quando ogni ente dovrà contare quasi esclusivamente sulle proprie risorse. Anche perché chi riscuote meno è obbligato a “congelare” parte della spesa, in previsione del fatto che non riuscirà a incassarla.
Al momento, spiega Andrea Ferri, responsabile della Finanza locale presso l’Anci, «nel Fondo crediti di dubbia esigibilità ci sono sei miliardi di euro». Una somma che però, nei fatti, non corrisponde in pieno alla mancata riscossione: «Soprattutto nel Mezzogiorno, anche per le difficoltà dovute al personale scarso, gli accertamenti procedono con lentezza, e spesso la riscossione si sposta all’anno successivo».
Ecco perché l’Anci ha chiesto «una riduzione dell’obbligo di accantonamento temporaneo di almeno il 20%, che libererebbe risorse di cui i Comuni potrebbero disporre per migliorare la gestione delle proprie entrate».
[…] nel Mezzogiorno, dove la base imponibile è minore, e quindi gli introiti da riscuotere sono ancora più bassi, l’Agenzia delle Entrate punta poco sul recupero dell’evasione di piccolo taglio, lamentano i Comuni. Gli ultimi dati mostrano un aumento del 10,6% del recupero dei crediti, con una forte rimonta del Sud, e un picco del 63,2% per la Sicilia. […